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Ebola. Dimesso l’infermiere sardo: “Grazie allo Spallanzani, un'eccellenza. Mi hanno fatto sentire come un amico da salvare ad ogni costo”


Stefano Marongiu, l’infermiere sassarese di Emergency colpito dal virus Ebola in Sierra Leone, dopo 28 giorni di ricovero allo Spallanzani di Roma, è stato  dimesso questa mattina. Una guarigione frutto della professionalità e dell’efficienza della sanità italiana e della solidarietà della rete di sanità mondiale. Lorenzin: “Un’altra dimostrazione di eccellenza da parte della sanità italiana nella cura di questa malattia”.

10 GIU - “Se oggi sto bene, e sto veramente bene, il merito è di questa macchina perfetta che si è attivata per me. Adesso conosco tante cose che non sapevo, e il coinvolgimento internazionale per salvarmi è commovente. Come infermiere mi sono spesso sentito dire grazie, ma oggi sono io a dirlo: grazie ai tanti uomini e donne che hanno reso possibile la mia guarigione, un esempio di Italia coesa, che ha lavorato come un’equipe e alla comunità internazionale”.
 
È visibilmente commosso Stefano Marongiu, l’infermiere sardo di Emergency colpito dal virus Ebola in Sierra Leone. Ha vinto la grande battaglia della sua vita: dopo 28 giorni di ricovero all’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, è stato dimesso questa mattina. Sta bene e lo testimonia parlando ai giornalisti nel corso di un’affollata conferenza stampa. Intorno a lui l’equipe di medici e infermieri che lo hanno assistito in questo difficile percorso verso la guarigione.
 
Una guarigione frutto della professionalità e di una grande efficienza tutta italiana, accompagnata da una stretta collaborazione internazionale. Per questo, Stefano ha voluto ringraziare l’unità di crisi in Sardegna che ha gestito la prima emergenza, il ministero della Difesa e l’Aeronautica Militare, l’Aifa e il ministero della Salute. Soprattutto ha rivolto un ringraziamento speciale allo staff dello Spallanzani che: “Si è dimostrato ancora una volta un’eccellenza. Mi hanno fatto sentire non solo un paziente, ma un amico da salvare ad ogni costo”.

E ancora, Marongiu non poteva non ricordare il lavoro svolto da Emergency che ha fornito una formazione specifica sulle misure di sicurezza per non mettere nessuno in pericolo. “Un grazie va ad Emergency – ha sottolineato – che mi ha dato gli strumenti e la preparazione per capire quello che si era manifestato in me. Nessuno è mai stato messo in pericolo. Ho potuto seguire un protocollo di autoisolamento che mi ha consentito di non mettere a repentagli la salute di nessuno”.
 
Marongiu ha poi affermato che anche lui, come Fabrizio Pulvirenti, donerà il proprio sangue all'Istituto Spallanzani per contribuire alla ricerca scientifica: “Mi sembra doveroso mettermi a disposizione della struttura e della ricerca scientifica che deve andare avanti, essere sostenuta e implementata a livello nazionale e internazionale”.


Insomma, la battaglia contro ebola è stata vinta. E la sanità italiana ha vinto, come ha affremato con decisione il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: “Sono molto felice della guarigione di questo secondo paziente italiano affetto da Ebola – ha dichiarato in una nota – felice soprattutto per lui e per la sua famiglia, ma anche per un’altra dimostrazione di eccellenza da parte della sanità italiana nella cura di questa malattia”.
 
“C’è stata un’eccezionale collaborazione internazionale – ha aggiunto – grazie alla quale abbiamo avuto accesso immediato ai farmaci per il trattamento. La circostanza che i farmaci siano arrivati allo Spallanzani prima che dalla Sardegna arrivasse il paziente credo sia una grande dimostrazione di solidarietà e dell’efficienza della rete di sanità mondiale costruita in questi anni. Anche attraverso l’emergenza Ebola abbiamo compreso che il problema della sanità è un problema che non ha confini; rende evidente a tutti che non possiamo ignorare ciò che accade intorno a noi. Ringrazio di cuore – ha concluso –i medici, gli infermieri e il personale tutto dell’ospedale Spallanzani, l’Aeronautica Militare, tutte le istituzioni che a vario titolo hanno collaborato per il felice epilogo di questa storia”.
 
“Non è la prima volta che festeggiamo una guarigione – ha rimarcato nel corso della conferenza stampa Giuseppe Chinè, capo di gabinetto del ministro della Salute – se la prima volta qualcuno ha pensato che eravamo stati fortunati, questa volta si può affermare che siamo stati bravi. Grazie alla professionalità tutta dello Spallanzani. Ci hanno permesso di avere i farmaci utilizzati per la guarigione. Grazie ad Aifa per la celerità con cui ha emesso i permessi regolatori per ricevere i farmaci. E i risultati li vediamo perché Stefano è qui con noi. E un grazie agli operatori di Emergency per il loro coraggio”.
 

Tirando le somme, lo Spallanzani ha messo a segno due goal: prima di Stefano Marongiu, il medico Fabrizio Pulvirenti aveva sconfitto il virus proprio nella struttura romana. Ai pazienti sono stati applicati protocolli clinici in parte differenti. “Ogni caso di infezione è diverso – ha spiegato il direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito – i farmaci sono stati miracolosi. Gli anticorpi monoclonali hanno fatto la differenza”.
 
“C’è stata una complessità e varietà di manifestazioni cliniche in Marongiu – ha aggiunto il coordinatore della task force medica dello Spallanzani, Nicola Petrosillo – questo a dimostrazione che tutti i pazienti affetti da ebola sono diversi e che la malattia può evolvere in modo imprevedibile anche quando il paziente sembra essere fuori dalla fase critica. I due pazienti italiani sono stati comunque trattati con le migliori terapie possibili”.
 
Ippolito ha elencato le differenti tipologie di farmaci impiegati: “Per Pulvirenti abbiamo utilizzato il farmaco Favipiravir ottenuto dal Giappone, plasma da convalescente giunto da Germania e Spagna, il farmaco Zmab ed un altro medicinale prodotto in Italia, il Melanocortin. Per il secondo paziente abbiamo utilizzato i due farmaci Favipiravir e Nill 77, quest’ultimo di produzione cinese”.

10 giugno 2015
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