Piombino. L’infermiera arrestata si difende: “Io un capro espriatorio”. Ma le intercettazioni la incastrano: “Mi fregano, mi mandano in galera”
"Non sono una killer ma un capro espiatorio per morti inspiegabili", ha detto dal carcere Fausta Bonino al suo avvocato. Ma delle intercettazioni disposte a suo carico la donna apparirebbe molto coinvolta per quei casi di decessi sospetti che si interruppero proprio nel momento in cui venne trasferita.
01 APR - Tredici decessi tra i pazienti dell’ospedale di Piombino attribuibili alla somministrazione, da parte di un’infermiera, di vere e proprio ‘bombe’ di Eparina, un farmaco anticoagulante che aveva causato una rapida, diffusa ed inarrestabile emorragia con conseguente morte. Questa l’accusa che ieri ha portato all’arresto di
Fausta Bonino, un’infermiera professionale di 55 anni. La donna, originaria di Savona ma residente a Piombino da molti anni,
è stata arrestata mentre tornava da Parigi, da una breve vacanza. I carabinieri l'hanno fermata all'aeroporto di Pisa, per un'indagine che, come chiarito dagli stessi militari del Nas, non è ancora conclusa.
Secondo le ricostruzioni, fra il 13 gennaio 2014 e l’11 marzo 2015 c’erano già stati 10 decessi nel reparto. Una media molto più alta del consueto. Ma a far scattare l’allarme sono state le morti di
Mario Coppola e
Franca Morganti. A seguito di quei decessi i responsabili dell’Usl mandarono ad analizzare campioni di sangue e, solo a quel punto, risultò evidente la concentrazione altissima del farmaco anticoagulante. Scattarono così le segnalazioni. Ma le precauzioni adottate si rivelarono inefficaci visto che le morti sospette continuano a ripetersi a luglio come ancora a settembre. E, dai test effettuati a seguito dei decessi, si continuavano ad avere sempre gli stessi risultati: i decessi erano tutti attribuibili alla somministrazione di dosi massicce di eparina.
Nessuno sospetta della donna, al punto che ieri lo stesso primario del reparto Michele Casalis, nel corso della conferenza stampa aveva parlato dell'infermiera come di una persona "con trent'anni di esperienza, maniacale nell'attenzione al paziente, diligente e sensibile”; ma per gli investigatori che iniziano ad incrociare i dati in loro possesso, tutto diventa chiaro: l’unico comune denominatore di tutte quelle morte sospette è proprio la presenza di Fausta Bonino.
"Non sono una killer ma un capro espiatorio per morti inspiegabili", ha detto in carcere la donna al suo avvocato. Dichiarazioni che sembrano però cozzare da quanto trapela dalle intercettazioni a suo carico: “Mi fregano, mi mandano in galera”. Queste le parole che, secondo quanto riportato da
La Nazione, l’infermiera avrebbe pronunciato ad alcuni interlocutori. Parole che vengono riportate nell'ordinanza con cui è stato disposto il suo arresto.
Ma non finisce qui. A far ricadere i sospetti degli inquirenti sulla donna è anche un altro tassello. A ottobre, poco dopo l'ultima morte sospetta, l'infermiera viene trasferita. A quel punto non si registrano più morti del genere. Lo rilevano i carabinieri che presentano anche questa come prova che incastrerebbe l'infermiera.
La donna viene descritta dal comandante dei Nas, Erasmo Fondanta, come una persona “dalla doppia personalità”. “E' una persona – spiega il militare - che ha delle condotte che poi pensa di non aver avuto. Il soggetto sembra non avere la piena cognizione di quello che ha fatto". Un'ambilvalenza che, rilevano gli investigatori, emerge anche dalle intercettazioni, nelle quali la donna nega all'inizio di aver provocato la morte dei pazienti ma poi si reputa incerta in merito.
01 aprile 2016
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