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Lampedusa: la sanità ha fronteggiato l’emergenza


Circa 40mila arrivi dall’inizio dell’anno, ma il sistema di primo intervento ha retto. Più difficile garantire standard sanitari efficienti nei Cie, avvertono le associazioni che si occupano di assistenza ai migranti. E l’assessore Russo annuncia la volontà di creare in Sicilia una Casa internazionale della Salute.

20 GIU - Il convegno Salute e Migranti, svoltosi a Taormina il 17 e 18 giugno, si chiude con un impegno molto concreto: la creazione di una Casa internazionale della Salute che sia punto di riferimento per i migranti, ma anche luogo di formazione e di ricerca su questo particolare aspetto della sanità.
“Il progetto di una Casa internazionale della Salute – ha detto alla chiusura del Convegno l’assessore alla sanità siciliana Massimo Russo - è la risposta della Regione siciliana ad una nuova e crescente domanda assistenziale, nel rispetto del principio del diritto  alla salute di tutti, prendendo atto che i migranti non devono essere assistiti solo in condizioni di emergenza, ma, soprattutto se regolari, nella migliore prassi quotidiana del nostro Servizio Sanitario Regionale”.
Già fissati i tempi per dar vita al progetto: un tavolo tecnico per luglio che prepari un nuovo incontro a settembre con tutte le associazioni coinvolte nell’iniziativa dell’Omceo di Messina, ovvero l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp), l’Associazione dei medici stranieri in Italia (Amsi) e la Società scientifica di Medicina delle Migrazioni (Simm). Già all’inizio del prossimo anno, quindi, la Casa internazionale della Salute potrebbe diventare una realtà operativa, guardata con interesse anche dalle rappresentanze estere che hanno partecipato al Convegno di Taormina, dall’Egitto, al Marocco, alla Lega Araba. Come ha infatti sottolineato Giacomo Caudo, presidente Omceo Messina, su questo progetto “l'impegno è fortissimo anche perché condiviso con i rappresentanti del mondo mediterraneo e dei medici stranieri presenti in Italia”.
 
 
La sanità a Lampedusa
Nel dibattito a Taormina è emersa una valutazione sostanzialmente positiva della risposta sanitaria messa in campo a Lampedusa. La struttura sanitaria esistente sull’isola, rafforzata in modo significativo nei mesi dell’emergenza grazie all’impegno dell’assessorato alla sanità siciliano, ha messo a punto un “protocollo” capace di garantire ai circa 40mila migranti giunti sull’isola una prima assistenza efficace. Responsabile del presidio è Pietro Bartolo, medico dell’isola, che nell’intervista che pubblichiamo spiega come ha lavorato: triage affidato alle strutture di volontariato attive a Lampedusa (Croce Rossa, Medici senza Frontiere, Inmp), “squadre” di medici, infermieri e specialisti sempre attive 24 ore su 24, elicotteri per i trasferimenti urgenti, vaccinazione di tutti i bambini.
 
I migranti sono veicolo di infezioni? No, spesso si ammalano qui
Si sente dire spesso che i migranti portano da noi malattie infettive pericolose. Proprio l’analisi dei dati rilevati a Lampedusa, però, smentisce questo pregiudizio. Come ha spiegato Tullio Prestileo, responsabile scientifico Inmp Sicilia, sugli oltre 40mila arrivi registrati sull’isola dall’inizio dell’anno il 75% risultava essere completamente sano, il 23% scontava danni fisici dovuti al viaggio (traumi, cattiva alimentazione, freddo), il 2% aveva patologie di vario tipo (cardiovascolari, metaboliche, ecc.) e infine sono stati individuati 2 soli casi di Hiv e 5 di tubercolosi.
Piuttosto, come ha detto anche il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco, i migranti “si ammalano quando arrivano da noi”. In particolare le associazioni di volontariato presenti al convegno hanno sottolineato le cattive condizioni igieniche dei Ciem e, di conseguenza, i gravi rischi prodotti dal decreto approvato nei giorni scorsi che consente di trattenere in questi Centri i cittadini extracomunitari per 18 mesi.
Piuttosto, molti relatori hanno rilevato come le malattie “esotiche” riscontrate in Italia negli ultimi anni (malaria, chikunguya ecc.) siano spesso veicolate da viaggiatori italiani, che sottovalutano la profilassi necessaria quando ci si reca in alcuni Paesi stranieri. In particolare, il presidente dell’Omceo di Palermo Salvatore Amato, ha chiesto una maggiore attenzione da parte della sanità pubblica nei confronti della leishmaniosi, spesso contratta attraverso gli animali domestici.
È necessario che il mondo medico italiano abbia maggiore attenzione e maggiori informazioni riguardo a queste malattie, poiché spesso la diagnosi arriva con grande ritardo, rendendo quindi assai più difficoltose le cure.
E.A.
 


20 giugno 2011
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