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Migranti. Nell’ultimo mese oltre 600 morti in mare. MSF: “I Governi europei riattivino immediatamente i soccorsi”


Oltre 600 persone, tra cui neonati e bambini, sono annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale e questo è avvenuto nelle ultime 4 settimane. E le navi umanitarie bloccate dall’Italia e dall’Europa non sono potute intervenire. L’appello di MSF e SOS Mediterranee: “Le persone in difficoltà nelle acque internazionali devono essere condotte in un porto sicuro, come previsto dal diritto internazionale e marittimo”.  

12 LUG - Nelle ultime settimane oltre 600 persone, tra cui neonati e bambini, sono annegate o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale. “Queste tragedie, che rappresentano la metà delle morti in mare nel 2018, sono avvenute mentre non c’erano più navi di soccorso delle organizzazioni non governative (ONG) attive nel Mediterraneo”.
 
Lo scrive oggi Medici Senza Frontiere sottolineando che “un mese fa le autorità italiane hanno impedito alla nave Aquarius, gestita in collaborazione da SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere, di sbarcare 630 persone soccorse in mare. Altre navi umanitarie hanno subito blocchi e ostacoli da parte degli Stati europei”.
 
“Le decisioni politiche dell’Europa nelle ultime settimane hanno avuto conseguenze letali. È stata presa la decisione a sangue freddo di lasciare annegare uomini, donne e bambini nel Mediterraneo. È vergognoso e inaccettabile”, ha dichiarato Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per MSF.
 
“Invece di ostacolare deliberatamente un’assistenza medica e umanitaria salvavita a persone in pericolo, i Governi europei devono attivare un sistema dedicato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale”, ha aggiunto l’esponente di Msf.
 
“Le navi umanitarie impegnate in acque internazionali tra Malta, Italia e Libia sono state accusate dai politici europei di essere un fattore di attrazione – scrive ancora Msf - ma i recenti eventi in mare dimostrano che le persone disperate continuano a fuggire dalla Libia indipendentemente dalla presenza di navi di soccorso. Violenza, povertà e conflitti continuano a spingere le persone a rischiare la propria vita e quella dei propri bambini”.
 
Per Msf, “i Governi europei sono pienamente consapevoli degli allarmanti livelli di violenza e sfruttamento subiti da rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia, ma sono determinati a impedire alle persone di raggiungere l’Europa, a qualunque costo. Una componente chiave della strategia per chiudere il Mediterraneo è di equipaggiare, formare e supportare la Guardia Costiera libica per intercettare le persone in mare e riportarle in Libia, dal momento che navi non libiche non possono riportare legalmente le persone in Libia perché il paese non è riconosciuto come posto sicuro. Ma le persone soccorse nelle acque internazionali del Mediterraneo non devono essere riportate in Libia, devono essere condotte in un porto sicuro, come previsto dal diritto internazionale e marittimo”. 
 
“Quest’anno – ricorda ancora Msf - la Guardia Costiera libica supportata dall’Unione Europea ha intercettato finora circa 10.000 persone, portandole in centri di detenzione in Libia senza considerare le conseguenze per la vita e la salute di quelle persone. Delegare alla Guardia Costiera libica tutta la responsabilità della ricerca e soccorso nel Mediterraneo porterà soltanto nuove morti”.
 
“Si avvicina il periodo del picco di partenze e salvare vite deve essere la priorità più urgente. Trafficanti senza scrupoli, che non hanno considerazione per la vita umana, continuano a mettere in pericolo le persone usando barconi precari e inadatti alla traversata. Deve esserci un sistema adeguatamente equipaggiato e pienamente operativo per salvare vite umane nel Mediterraneo. Fino a quando questo sistema non sarà attivo, le navi di soccorso umanitarie hanno un ruolo vitale per fornire assistenza alle persone in mare e prevenire morti inutili. Le ONG dovrebbero poter utilizzare i porti sicuri più vicini per le operazioni di soccorso, compresi sbarchi e rifornimenti”, scrive ancora l’organizzazione umanitaria.
 
“La decisione politica di chiudere i porti allo sbarco delle persone soccorse in mare, e la totale confusione creata nel Mediterraneo centrale, ha aumentato la mortalità sulla rotta migratoria più letale al mondo” ha detto Sophie Beau, vice presidente di SOS Mediterranee. “L’Europa ha la responsabilità di queste morti sulla propria coscienza. I Governi europei devono reagire immediatamente e garantire che il diritto internazionale marittimo e umanitario, che prescrive l’obbligo del soccorso in mare, sia pienamente rispettato.”

12 luglio 2018
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