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Chiesi Farmaceutici compie 75 anni


Fondata nel 1935, l’azienda parmense si appresta a festeggiare il 75mo anno di attività con l’apertura di una nuova consociata in Belgio e, prossimamente, con il lancio del nuovo farmaco (Nymusa) per l’apnea respiratoria nei prematuri.

21 GIU - Settantacinque anni ma senza alcuna voglia di invecchiare, anzi. Mantenendo il tradizionale orientamento alla ricerca e all’innovazione, Chiesi intende svilupparsi sia nei mercati tradizionali di Europa e Nord America, sia nelle aree a più rapida crescita, quali l’Est Europa, l’estremo Oriente e il Sud America. Obiettivo: proseguire il percorso di sviluppo continuo e sostenibile che nel 2009 l’ha portata a fatturare 872 milioni di euro (+16,5% sul 2008), il 65,4% dei quali realizzato all’estero. Anche per il 2010, il Gruppo prevede una crescita a due cifre.

Oggi il Gruppo Chiesi, con oltre 3.500 dipendenti nel mondo, produce e distribuisce farmaci di successo in 65 Paesi ed è presente in 5 Continenti con 23 filiali dirette, 4 Centri di Ricerca e 3 siti produttivi. Patologie respiratore, medicina specialistica e malattie cardiovascolari rappresentano le sue tradizionali aree di competenza, per le quali propone numerosi strumenti terapeutici di riconosciuta efficacia.

“Il 75° anniversario di Chiesi ci rende consapevoli che i traguardi finora raggiunti sono stati possibili grazie alla passione e all’impegno di molte persone, che hanno contribuito a far crescere l’azienda”, ha dichiarato Alberto Chiesi, presidente e amministratore delegato della società. “Questa occasione, tuttavia, non intende essere un momento auto-celebrativo, perché siamo fortemente orientati a proseguire la crescita continua e sostenibile che ha caratterizzato il nostro sviluppo e, in particolare, gli ultimi cinque anni. Nel 2009, ad esempio, le vendite totali hanno raggiunto 872 milioni di euro, con una crescita del 16,5% rispetto all’anno precedente, e il 65,4% del fatturato realizzato sui mercati esteri”.

Il costante impegno in Ricerca e Sviluppo, in particolare, ha consentito a Chiesi di guadagnare credibilità e autorevolezza in campo medico-scientifico internazionale. Lo dimostrano i 480 milioni di euro investiti in ricerca negli ultimi 5 anni, i 1.273 brevetti attivi al 31 dicembre 2009 a livello mondiale, di cui 123 ottenuti lo scorso anno, cui si aggiungono le 17 nuove domande depositate. Secondo una recente classifica elaborata dalla Commissione Europea (European Commission - 2009 EU Industrial R&D Investment Scoreboard), inoltre, Chiesi figura al 1° posto tra gli investitori italiani in Ricerca e Sviluppo del comparto farmaceutico, all’8° nella graduatoria dei maggiori gruppi nazionali di ogni settore e al 13° tra le multinazionali farmaceutiche in Europa.

“Siamo convinti che l’innovazione – ha spiegato Paolo Chiesi, vice presidente e direttore Ricerca & Sviluppo dell’azienda – sia la migliore risorsa per misurarsi in un settore sempre più competitivo, come quello farmaceutico. Contrariamente alla tendenza globale, i nostri investimenti in R&D aumentano stabilmente di anno in anno: nel 2009 hanno raggiunto i 132,6 milioni di euro, pari al 15,2% del fatturato (+22% sul 2008). Sul fronte dei risultati, abbiamo sviluppato tre nuove entità chimiche per il trattamento delle malattie respiratorie e arricchito la nostra offerta in ambito neonatologico con Nymusa, approvato centralmente nei 27 Paesi dell’UE per l’apnea respiratoria nei prematuri. Stiamo inoltre continuando lo sviluppo regolatorio di alcuni tra i nostri maggiori farmaci per nuove indicazioni, nuove popolazioni di pazienti e nuove forme farmaceutiche”.

Il Gruppo Chiesi intrattiene inoltre collaborazioni scientifiche su specifici progetti con numerosi Istituti accademici e Centri di ricerca, in Europa e negli Stati Uniti. Un esempio di questa sinergia è la partnership instaurata con l’Università di Parma.
“La collaborazione tra accademia e impresa favorisce lo scambio delle esperienze e l’arricchimento del sapere, promuovendo l’aggregazione di una massa critica di competenze e le occasioni di confronto necessarie a stimolare la capacità innovativa dei ricercatori”, ha commentato Dario Olivieri, Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Parma. “Nel campo della ricerca clinica, in particolare, è indispensabile che avvenga un continuo confronto critico a livello internazionale, per verificare che protocolli di diagnosi e trattamento vengano condivisi e adottati. Dall’approfondimento delle conoscenze e dalla verifica dei comportamenti adottati emergono indicazioni preziose per il paziente”.
 

21 giugno 2010
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