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FVM: “Le aggressioni sono solo la punta dell’iceberg”


12 MAR -

“Il fenomeno delle aggressioni agli operatori del servizio sanitario nazionale è solo la punta dell’iceberg del malcontento generale verso una sanità che non sa dare risposte appropriate in tempo utile. E’ necessario che si renda accessibile la presa in carico di una popolazione che è la più anziana del pianeta e questo richiede mezzi, personale, risorse e organizzazione. Se i cittadini sono esasperati dal vedersi negate le cure ed il diritto alla salute garantito dalla Costituzione abbandonano ogni relazione con lo stato e con la politica che dovrebbe rappresentare le istanze e trovare soluzioni. Questa sirena di allarme deve essere ascoltata, i decisori politici ai diversi livelli istituzionali sono responsabili del dissesto generale che comincia dalla carenza e disorganizzazione dei medici di famiglia sino ai livelli di alta specializzazione del SSN che sta consegnando professionisti di grande esperienza al privato. Gli operatori del Servizio sanitario nazionale continueranno ad essere esposti alle aggressioni e saranno sempre più indotti a andare a lavorare altrove, con meno rischi e più remunerazione”.

È quanto dichiara il Presidente FVM Aldo Grasselli in occasione della III Giornata Nazionale contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.

“E’ ora di una radicale trasformazione del Servizio sanitario nazionale, dal territorio all’ospedale, tutti devono fare la loro parte, altrimenti la salute non curata costerà cara non solo ai cittadini ma anche all’economia del paese” conclude Grasselli.

Angela Vacca, componente dell’ Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie per FVM ha sottolineato: “La relazione ONSEPS 2023, che fornisce i dati delle aggressioni al personale sanitario e socio sanitario, dà uno spaccato che solo in parte rispecchia la realtà dei fatti e per questo si dovrà ulteriormente lavorare per porre in evidenza il grave problema che riguarda i veterinari pubblici. Ciò è dovuto ad un sistema di rilevamento insufficiente da parte delle aziende e delle regioni, ma anche dalla sottostima dei fatti da parte di molti sanitari. Anche la rilevazione dei dati da parte degli Ordini professionali ha visto scarsa adesione da parte dei veterinari pubblici, mentre c’é stata maggiore risposta da parte dei liberi professionisti. La modifica ancora in corso della Raccomandazione 8, impegna le aziende a non sottostimare i dati denunciati da tutti i sanitari compresi i veterinari del Dipartimento di prevenzione e a valutare anche i livelli organizzativi che possono migliorare il rapporto tra utenti e professionisti. La legge 113/20 che pure prevede la procedibilità d’ufficio, l’aumento delle pene e ammende pecuniarie, non è certo sufficiente a prevenire il fenomeno. E’ necessario lavorare molto in prevenzione, implementando e migliorando il sistema organizzativo del SSN, avviare corsi di formazione sulla comprensione dei conflitti ai fini di una loro riduzione, ma soprattutto effettuare una attenta analisi dei rischi nei diversi contesti lavorativi al fine di individuare le migliori strategie applicabili”.



12 marzo 2024
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