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Cerm: la Stato-Regioni sta evitando il confronto sugli snodi decisivi


17 DIC - L’accordo siglato ieri tra Governo e Regioni “non fa fare passi avanti al federalismo” e “va visto come un assestamento alla Legge di Stabilità che, inglobate le correzioni, adesso ha un impatto meno drastico su Regioni e Enti Locali”. Questa l’opinione di Fabio Pammolli e Nicola Salerno, secondi i quali “sul federalismo e sugli standard Governo e Regioni hanno semplicemente evitato di arrivare ad un confronto approfondito”.

Di seguito il testo integrale della short note che gli esperti del Cerm hanno inviato a Quotidiano Sanità:

Le Regioni hanno dato il via libera al decreto su fiscalità federalista e standardizzazione dei costi/fabbisogni sanitari. Il testo dell’accordo si sviluppa lungo sette punti, che vanno dallo stanziamento di maggiori risorse per il finanziamento del trasporto pubblico locale, agli adempimenti in merito al Fondo Sociale Europeo, al contrasto del fenomeno dei falsi invalidi e dell’evasione fiscale, alla garanzia di copertura della Cigs, alla rimozione del taglio delle risorse per i lavoratori precari del Ssn, ad una serie di criteri da soddisfare per il rispetto del Patto di Stabilità Interno (limite alle spese correnti al netto della spesa sanitaria, blocco dell’indebitamento per gli investimenti, blocco delle assunzioni e dei contratti di servizio).
I due punti che presumibilmente hanno sbloccato la trattativa riguardano i maggiori stanziamenti a favore delle Regioni: i 75 milioni di Euro nel 2011 per il trasporto pubblico locale, aggiuntivi rispetto ai 425 milioni stanziati con la Legge di Stabilità; e lo sblocco, sempre il 2011, di 420 milioni di Euro di trasferimenti per le Regioni in regola con gli adempimenti per l’utilizzo del Fondo Sociale Europeo (secondo l’intesa Stato-Regioni dell’8 Aprile 2009). Questi due punti dovrebbero essere rivisti a Giugno prossimo, per siglare un nuovo accordo per il successivo biennio. Dal 2012 dovrebbe poi avviarsi al fiscalizzazione dei trasferimenti per il trasporto pubblico locale su ferro.
Definire questo un accordo sulla fiscalità federalista e sugli standard è improprio. Le Regioni sembrano dare il loro assenso su un documento dai contenuti profondamente strutturali, a fronte di un compromesso che riguarda aspetti di breve periodo, come le risorse del 2011, al massimo per il 2012, e le modifiche alla Legge di Stabilità.
Un assenso, tra l’altro, che giunge solo pochi giorni dopo che la Conferenza delle Regioni ha reso nota la sua controproposta alla via di standardizzazione di costi/fabbisogni sanitari decisa dal Governo e contenuta nella seconda parte del decreto. La posizione delle Regioni - diffusamente commentata dal CeRM nella Sn n. 10-2010 - mostrava punti di sostanziale disaccordo con l’impostazione del decreto. E, nella misura in cui il disegno della fiscalità (il lato delle entrate) non può prescindere dal disegno delle competenze di spesa (il lato delle uscite), il disaccordo sugli standard sanitari, su un capitolo che conta per il 75-80% del bilancio regionale, si estende anche alla riforma del Fisco. Dove sono finite le richieste di modifiche al decreto avanzate dalla Conferenza delle Regioni? I punti dell’accordo del 16 Dicembre le ignorano.
L’accordo non fa fare passi avanti al federalismo. Va visto come un assestamento alla Legge di Stabilità che, inglobate le correzioni, adesso ha un impatto meno drastico su Regioni e Enti Locali.
Sul federalismo e sugli standard Governo e Regioni hanno semplicemente evitato di arrivare ad un confronto approfondito. Restano aperti tutti gli snodi di prima, dalla messa a punto delle regole operative con cui far funzionare la standardizzazione, alla capitalizzazione del fondo di perequazione infrastrutturale, al disegno della transizione. Per scelte consapevoli, è prima necessario sviluppare scenari con quantificazioni e valutazioni di impatto. C’è tanto lavoro ancora da fare.
 

17 dicembre 2010
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