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Aifa. Al PD non è piaciuto il “metodo” Lorenzin. E le Regioni chiedono di coordinare la nomina con quella del presidente


20 OTT - Lorenzin ha scelto Mario Melazzini per sostituire il dimissionario Luca Pani, che in ogni caso avrebbe lasciato la direzione generale dell'Aifa il prossimo 16 novembre. La ratifica della designazione ministeriale da parte della Stato Regioni, che in questa nomina è chiamata per legge ad esprimersi pur se in maniera non vincolante per il ministro, sarebbe dovuta avvenire oggi ma, a sorpresa, è stata rinviata ad altra seduta. 
 
Le motivazioni dello slittamento non sembrano però essere dettate da preclusioni nei confronti di Melazzini, quanto piuttosto dalla volontà di riuscire a chiudere in breve tempo, e possibilmente in contemporanea, la partita delle nomine dei vertici Aifa, riguardanti non solo il ruolo di DG ma anche quello della presidenza che resterebbe vacante essendo Melazzini l’attuale presidente.
 
Per quest'ultimo incarico, secondo quanto si apprende dalle Regioni, che in questo caso hanno però parere vincolante sul nome indicato dal ministro della Salute, si sta cercando un profilo politico-tecnico di garanzia che permetta, a stretto giro, di far riprendere i lavori sulla governance farmaceutica evitando lunghe interruzioni.
 
Ma se quindi sembrano da escludersi perplessità di merito da parte delle Regioni sembra che la scelta di Lorenzin e soprattutto le modalità con le quali è stata effettuata, oltre ad aver fatto alzare gli scudi al M5S che ieri ha parlato di mancanza di trasparenza e lottizzazione, stiano creando forte imbarazzo nel Pd.
 
A quanto si apprende, infatti, molti esponenti di spicco dei Dem, che da tempo chiedevano alla ministra di indire un bando pubblico europeo per il nuovo DG dell'Aifa, in modo da procedere in maniera coerente con la nuova procedura di nomina dei direttori generali delle Asl e nel rispetto di un criterio di trasparenza, ieri hanno storto il naso.
 
In questi casi la forma è sostanza, si fa notare nel Pd, e la scelta di Lorenzin sembra esser stata tutt'altro che concertata all'interno del Governo. Non a caso stamattina, nei corridoi del Parlamento, si parlava di un Luca Lotti, il sottosegretario alla Presidenza vicinissimo al premier Renzi, furioso per quanto accaduto. 
 
Una vicenda, questa, che, si dice sempre in ambienti parlamentari del Pd, anche alla luce delle recenti e reiterate polemiche legate alla campagna ministeriale del Fertility Day, con tanto di dura presa di posizione pubblica da parte del presidente del Consiglio nei confronti di Lorenzin, potrebbe avere degli strascichi.
 
Giovanni Rodriquez

20 ottobre 2016
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