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Mandelli (FI): “Abbassare limite regionale per società di capitali per avere più farmacie indipendenti"


02 MAG - "La prima questione su cui vorrei fare una riflessione riguarda la partecipazione obbligatoria di soci professionisti. Questa è infatti una delle misure contenute nel disegno di legge concorrenza, che sarebbe volta ad aumentare la concorrenza nelle farmacie e sicuramente avrà un grande impatto. Credo sia un errore non prevedere una partecipazione obbligatoria dei soci professionisti e appare singolare che per altre società - cito quelle degli avvocati, per avere un esempio tangibile - esista la necessità di avere un equilibrio, con un terzo composto dal capitale e due terzi composti da professionisti. Per quanto riguarda le farmacie questa previsione, questa coerenza, questa equità normativa non è prevista, ma, come più volte è stato ricordato in questa Assemblea, il disegno di legge prevede che ciascuna società che voglia interessarsi di questo settore così importante possa avere non più del 20 per cento di farmacie per ogni Regione. Non ci si riferisce alla quota del 20 per cento di capitale in una società, ma alla proprietà del 20 per cento delle farmacie per ogni Regione". Così il vicepresidente della commissione Bilancio del Senato, Andrea Mandelli (FI), è intervenuto nel dibattito in Aula sul ddl concorrenza.
 
"Questo è chiaramente un fatto asimmetrico: visto che tante volte ci ripetiamo, per trovare una giustificazione ad un nostro atteggiamento, che ce lo chiede l'Europa, va ricordato che l'Europa sostiene invece che la rappresentanza dei professionisti garantisce proprio la qualità del servizio. Prevedere che il 20 per cento delle aziende farmaceutiche totali sia di proprietà delle società di capitale, escludendo la partecipazione societaria obbligatoria dei farmacisti, a mio avviso non crea possibilità per il futuro della nostra salute, così come l'abbiamo prevista sino ad ora. Quando una società non troverà più conveniente avere un punto vendita aperto - mi riferisco alle farmacie piccole, che danno un grande servizio alla popolazione - si troverà a fare un conto economico e non ci sarà più il titolare o la società di titolari, come avrei preferito, che possano stringere i denti - per orgoglio, per dignità, ma anche perché è l'unico lavoro che hanno - e proseguire all'interno di un percorso faticoso e obbligatorio. La società di capitali farà invece i suoi conti e, sulla base del risultato economico, prenderà una decisione chiara e precisa: sicuramente questo non è un fatto positivo", sottolinea Mandelli.

"Tutti i dati - e mi riferisco in particolare a quelli di uno degli istituti di ricerca più importanti nel settore sanitario - individuano la possibilità che 5.000 farmacie in Italia rappresentino l'80 per cento del mercato, in volume e in valore. Con 5.000 farmacie in Italia si fa il mercato. Combinando le due previsione è chiaro che, pur avendo la proprietà di poche farmacie - ovvero il 20 per cento in ogni Regione - si potrebbe avere la totalità del mercato che conta, che fa il numero e - permettetemi la freddezza - il business - prosegue il senatore -. Sarebbe stato più opportuno abbassare questo limite, per lasciare maggiore possibilità di avere farmacie indipendenti, che potessero sopperire al conto economico con l'orgoglio della professione".
 
"Questo è secondo me un tema delicato su cui ragionare, anche perché, come è apparso sui giornali in questi giorni, il mercato delle farmacie si sta dimostrando molto facile. Da un lato alcune recenti inchieste della magistratura dimostrano che esso è molto permeabile dai gruppi non onesti, della malavita, che hanno cercato di fare business in settori comodi. Mi riferisco ad un'inchiesta in corso di svolgimento a Milano, il cui titolare è il magistrato Boccassini: si tratta dunque di un fatto che non sto raccontando qui oggi per la prima vota. C'è anche una fragilità economica, perché - udite udite - la contingenza sta spingendo sempre di più le farmacie a fallire. Si tratta di una realtà molto diffusa: non è difficile reperire i fallimenti delle farmacie riportati nei bollettini dei tribunali. Dunque un mercato già fragile, con questa previsione potrebbe diventare fragilissimo, a vantaggio di alcune realtà importanti. Se proprio è inevitabile far entrare i capitali, così come previsto dal disegno di legge in esame, sarebbe stato meglio prevedere il controllo di qualcuno.
Non voglio essere retrivo o tacciato di guardare nello specchietto retrovisore il futuro del Paese, ma forse la previsione di un controllo deontologico di queste realtà (i capitali che entrano in farmacia) sarebbe stata l'unica maniera per cercare - lo dico forse un po' ingenuamente - di dare un minimo di logica a questi interventi. Nonostante lo abbiamo richiesto, gli ordini professionali saranno esclusi dal controllo di quelle società che potranno, quindi, comprare e gestire come vorranno queste realtà: metteranno sicuramente (come è obbligo di legge) un direttore farmacista, ma sapete benissimo, purtroppo, quanto sono difficili e stringenti le logiche del capitale, rispetto a chi deve portare a casa la pagnotta per la sua famiglia. Avere, quindi, la possibilità di un controllo, almeno deontologico, dell'attività di queste realtà che stanno per prendere il nostro mercato sarebbe stato, a mio avviso, molto importante".
 
"L'articolo 58 - aggiunge - contiene un'altra anomalia: diversamente da quanto previsto a favore dell'Enpam per l'ingresso nelle società dei medici, le società che entreranno nel capitale delle farmacie non dovranno contribuire alla cassa dei farmacisti. Avremo, quindi, una grave asimmetria perché, a fronte dell'ingresso di questi capitali, non ci sarà più l'obbligo per i titolari di farmacia di pagare la cassa di previdenza; avremo l'ingresso di capitali che non contribuiranno alla cassa, mettendo in difficoltà l'equilibrio dell'ente, che è un fatto non positivo. Sapete benissimo, infatti, che le casse sono, sì, private, ma i buchi sono sempre difficili da gestire. Sarebbe stato opportuno prevedere, in analogia con quanto previsto per l'Enpam e per altre casse, che i capitali versino una quota a queste casse di previdenza".
 
"Da ultimo, un invito. Forza Italia sarebbe favorevole che il provvedimento rientrasse in Commissione. Assicuro per il Gruppo di Forza Italia la possibilità di avere un percorso veloce, che non sia ostruzionistico e che vada davvero a cercare di correggere le incongruenze, perché, dopo un anno che questo provvedimento ha visto la luce (i lavori sono stati conclusi a luglio-agosto dell'anno scorso), penso sia doveroso dare al Paese qualcosa di più moderno, attivo e coerente anche alla luce del dibattito. Il mio invito al relatore e al Governo è, quindi, di far rientrare, per il tempo più breve possibile (per quanto riguarda Forza Italia sarà veramente il tempo minimo possibile e mi assumo la responsabilità di quanto dico a nome del Gruppo) per dare i correttivi che sono necessari. Il Paese ha bisogno di qualche liberalizzazione, ma non di liberalizzazioni frettolose, che porteranno più danni che benefici", conclude Mandelli.

02 maggio 2017
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