Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, lo aveva promesso già ad inizio marzo, pochi giorni dopo la pubblicazione del nuovo decreto Pnrr in Gazzetta Ufficiale. Con un emendamento del governo depositato ieri in commissione Bilancio alla Camera, è stato infatti riscritto l'intero articolo 43 ed eliminato ogni riferimento all'adesione dell'Italia alla rete green pass dell'Oms per far fronte a eventuali emergenze sanitarie, nonché per agevolare il rilascio e la verifica di certificazioni sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla rete globale di certificazione sanitaria digitale.
A poco è dunque servito anche il recente richiamo del direttore dell'Ufficio regionale dell'Oms per l'Europa, Hans Kluge, che proprio su questo aveva messo in guardia l'Italia invitando a riflettere bene prima di prendere una decisione di questo tipo. Nonostante ciò, la nuova formulazione presentata dal governo si limita a dire che, al fine di assicurare l'aggiornamento del fascicolo sanitario elettronico, un decreto del ministero della Salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare, previo parere del Garante per la protezione dei dati personali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, dovrà "individuare le modalità tecnologiche idonee a garantire il rilascio e la verifica delle certificazioni sanitarie digitali, in conformità alle specifiche tecniche europee e internazionali".
Per assicurare l'individuazione e lo sviluppo di modalità tecnologiche idonee alla gestione di certificazioni sanitarie digitali viene autorizzata la spesa di euro 3.850.000 per l'anno 2024. Mentre a decorrere dall'anno 2025 viene autorizzata la spesa di euro 1.850.000 annui.
Giovanni Rodriquez