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Sostenibilità Ssn. Le audizioni alla Camera di Agenas e Ania


Invecchiamento della popolazione e innovazione tecnologica, andamento della spesa, spending review e piani di rientro. Questi alcuni dei punti toccati da Bissoni nel corso dell’audizione alla Camera sulla sostenibilità del sistema. Di necessità di un sistema integrativo di supporto al Ssn ha invece parlato il dg Ania, Focarelli.

10 SET - Sono tornate a riunirsi oggi dopo la pausa estiva le Commissioni riunite Bilancio e Affari Sociali per continuare l’indagine conoscitiva sulla sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica. La due Commissioni hanno audito, tra gli altri i rappresentanti di Agenas e dell’Ania.
 
Un intervento quello del presidente dell’Agenas, Giovanni Bissoni, che ha toccato vari punti: invecchiamento della popolazione e innovazione tecnologica, andamento della spesa sanitaria, effetti della spending review e piani di rientro. Mentre l’intervento del direttore generale dell'Ania, Dario Focarelli, ha fatto capire come un sistema integrativo di supporto al Ssn sia a questo punto indispensabile.
 
Gli elementi che caratterizzano la spesa sanitaria secondo Bissoni sono:“la crescita dell’invecchiamento della popolazione e l’innovazione tecnologica” fattori “che possono influenzare e influenzano la spesa sanitaria”. Per Bissoni “Non c’è dubbio che una persona anziana tende a consumare più servizi sanitari rispetto ad una persona giovane ma è anche vero però che se il Ssn sa introdurre significative innovazioni l’impatto può essere contenuto”. Mentre un servizio sanitario “vecchia maniera, ospedalocentrico, è il meno adatto ad assistere una popolazione anziana”.
 
“Un servizio sanitario che rinuncia all’innovazione – ha detto alle Commissioni riunite Bissoni – è destinato per sua natura a diventare residuale”. Però “l’innovazione tecnologica troppo spesso i sistemi sanitari tendono a subirla. Mentre va governata in quanto può essere un’opportunità anche di efficientamento del sistema”.
 
Sempre sul versante spesa, ma fronte ticket, Bissonoi ha poi sottolineato come “positivo l’aver rinunciato ai due miliardi di ticket a partire dal prossimo primo gennaio”. E questo “non solo perché il ticket è una forma di compartecipazione antipatica per il cittadino, ma perché un livello di compartecipazione nell’ambito del Ssn se non è ben calibrato rischia di produrre effetti contrastanti”.
E qui il presidente dell’Agenas ha ricordato che “per il cittadino a causa dell’incremento del ticket, una serie di prestazioni è diventato più conveniente assumerle verso il mercato privato”. Determinando quindi una fuoriuscita che “non sempre ha prodotto risparmi per il pubblico perché ci sono alcune prestazioni che hanno costi fissi a prescindere da quello che è la quantità di servizi erogati: ad esempio la laboratoristica è tra quelle che ha avuto una forte fuoriuscita dal sistema”. In questo sistema ha detto Bissoni, “pensare di aggiungere due miliardi ulteriori diventerebbe complicato non solo dal punto di vista sociale ma anche della resa economica”.
 
Il ragionamento di Bissoni si è poi spostato sugli effetti sul sistema sanitario della spending review. Sicuramente c’è stato “un effetto contenimento” su alcuni fattori di spesa, ma sui beni e servizi, ha ricordato il responsabile dell’Agenzia, ha funzionato molto meno: “la mia considerazione è che la manovra sui beni e servizi non ha colto sostanzialmente un bisogno che c’è”. Bissoni pur essendo convinto che “Quando si ragiona di prestazioni assistenziali il mercato non funziona”, ci sono però una serie di spese all’interno del SSn di beni e servizi che devono essere praticate in una logica di mercato. L’Agenas da questo punto di vista ha ricordato il suo presidente ha “avviato un lavoro, ha rifatto l’elenco dei beni per evitare che all’interno della stessa voce si mescolino tra di loro prodotti diversi, ha insomma compiuto un primo passo ma il passo per costruire il sistema di mercato è ancora da avviare”.
 
Ultimo punto affrontato da Bissoni sono stati i piani di rientro” Ad esclusione del Piemonte – ha detto – che è in piano di rientro per questioni fondamentalmente finanziarie, tutte le altre regioni mettono assieme problemi di bilancio con problemi di livelli essenziali di assistenza. L’Italia è il paese che in Europa ha maggiori differenze tra un’area e l’altra. Questo è il principale problema del Ssn”.
 
Invece i “piani di rientro che dovevano essere lo strumento per recuperare questo differenziale, si sono dimostrati utili ai fini di mettere sotto controllo la spesa e darle copertura. Hanno però messo in campo poche azioni di riordino soprattutto un riordino finalizzato alla riqualificazione del sistema”. C’è quindi bisogno – ha concluso Bissoni “di cambiare la natura dei piani di rientro che non possono non mettere in campo una riorganizzazione dei servizi”.
 
È assolutamente necessario un sistema integrativo. A dirlo il direttore generale dell'Ania, Dario Focarelli (vedi intervento integrale) anche lui audito oggi dalle Commissioni riunite Bilancio e Affari Sociali della Camera.
“Il sistema sanitario nazionale – ha spiegato Focarelli – ha un costo più o meno allineato alla media Ocse, mentre il livello qualitativo è superiore alla media. Non ci sono quindi altissimi livelli di spreco, ma in prospettiva c’è un 'gravissimo problema di sostenibilità finanziaria cui si somma un crescente problema di accesso alle prestazioni. Per questo un sistema integrativo è assolutamente necessario per garantire l’equità e l’universalità dell'accesso alla sanità pubblica”.
 
Per quanto riguarda i costi, ha sottolineato Focarelli, “tutte le previsioni indicano un fortissimo aumento del finanziamento alla sanità pubblica. Secondo la Ragioneria generale dello Stato nel 2060 ci sarà un aumento di almeno 2 o 3 punti di Pil e di 1,5-2 punti per le non autosufficienze. La stime Ocse collocano questi dati nella parte bassa della forchetta, con la parte alta che arriva a otto punti in più”.
 
“Al problema di sostenibilità finanziaria, ha ricordato il Dg Ania, si aggiunge il crescente fenomeno del mancato accesso alle prestazioni. Sempre secondo l'Ocse nel 2010 il 10-12% delle persone a più basso reddito ha denunciato un mancato accesso, che sale al 20% per le cure dentali, i livelli più alti nel confronto con i grandi Paesi”.
 
Questo - ha sottolineato Focarelli - prima della forte stretta; dopo, tutte le informazioni indicano che il razionamento è aumentato: una ricerca Censis stima che nel 2012 il fenomeno ha riguardato nove milioni di famiglie. Di qui la necessità di pensare 'in maniera organica a un ridisegno di alcune caratteristiche del Ssn che con modalità che per noi nelle linee generali ha una soluzione abbastanza semplice: un pilastro di sanità che si affianchi al pubblico”.

10 settembre 2013
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