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Farmaci. Melazzini (Aifa) al Senato: “Innovativo ciò che è sostenibile”. E poi requiem sul payback: “Strumento superato”

di G.B.

Così il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco in audizione in Commissione Igiene e Sanità nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul Ssn. “Arriveranno molecole sempre più innovative, per esempio per sostenere terapie personalizzate che in alcuni casi possono riguardare anche solo 4-5 pazienti all’anno in Italia, ma il futuro è questo. E dobbiamo capire se il nostro sistema sarà in grado di sostenere sfide del genere”.

07 GIU - “Occorre innanzitutto affrontare il tema della cronicità e della sostenibilità del sistema, soprattutto in relazione al concetto di innovazione”. Così Mario Melazzini, presidente dell’Aifa, ha esordito nella sua prima audizione in Commissione Igiene e Sanità al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul Ssn. “Si registrano – ha osservato – enormi difficoltà a reperire risorse incrementali da investire verso la crescente domanda di assistenza da parte dei malati cronici”. All’interno di questo contesto “la visione dell’Aifa si fonda su tre pilastri: appartenenza, responsabilità e trasparenza, ricordando sempre che la mission dell’Agenzia include anche la responsabilità sociale tramite i controlli pre e post marketing”.

Nel futuro prossimo, ha fatto notare, “arriveranno molecole sempre più innovative, per esempio per sostenere terapie personalizzate che in alcuni casi possono riguardare anche solo 4-5 pazienti all’anno in Italia, ma il futuro è questo. E dobbiamo capire se il nostro sistema sarà in grado di sostenere sfide del genere”. Per quanto concerne i farmaci innovativi, “è necessario curare con oculatezza i meccanismi di programmazione. Occorre considerare, per esempio in relazione ai prodotti contro l’Epatite C, sia i risparmi diretti dovuti alla possibilità di evitare operazioni, che quelli indiretti generati dal minor numero di giornate lavorative perse”.

L’innovazione però “soprattutto in ambito farmaceutico evoca paradossi, perché produce maggiori costi che includono anche quelli per la ricerca. Basti pensare che una nuova molecola impiega, in media, circa 13 anni per sbarcare sul mercato, senza alcuna garanzia di restarci”. In Italia comunque “disponiamo di strumenti per tracciare il consumo del farmaco che ci sono invidiati in tutta Europa”. Un ruolo fondamentale spetta poi “all’Health tecnology assessment che, se utilizzato in modo omogeneo, consente ai decisori di trovare migliori soluzioni”.

Nel nostro Paese una risorsa decisiva è costituita dai registri nati a fine 2007 “soprattutto per monitorare l’appropriatezza e che coinvolgono diverse aree terapeutiche e differenti stakeholders. Rappresentano un metodo nuovo che ha introdotto un profondo cambiamento culturale, incrementando la corretta presa in carico del paziente”. Anche gli equivalenti e i biosimilari rivestono un ruolo importante in chiave di efficientamento e di razionalizzazione delle risorse”. A livello sistemico “occorre ragionare in un’ottica di omogeneità del sistema farmaco, evitando che ci siano discrasie tra le varie Regioni”, auspicando “una soluzione europea rispetto ai nuovi farmaci” e tenendo sempre presente che “è innovativo ciò che è sostenibile”.

Melazzini ha quindi risposto alle domande provenienti dai parlamentari intervenuti. Luigi D’Ambrosio Lettieri (CoR) ha sollevato il tema del payback, particolarmente caldo poiché è in corso in queste settimane a Palazzo Chigi l’apposito tavolo sulla farmaceutica. “Si tratta di uno strumento un po’ superato rispetto alla realtà del momento – ha ragionato – C’è infatti il problema dei tetti: per la prima volta, nel 2015, è stata superata la soglia anche nella spesa territoriale, mentre persiste l’annoso problema relativo all’ospedaliera. Si sta quindi lavorando per chiudere il discorso del payback, anche in considerazione del fatto che tendenzialmente i tribunali amministrativi danno ragione alle aziende. Uno strumento utilizzabile, già adottato da Aifa, è quello del pagamento per risultato che evoca anche un maggiore senso di responsabilità”. 

Nerina Dirindin (PD) ha chiesto chiarimenti rispetto alla scadenza, a brevissimo, del contratto per l’acquisto dei farmaci per l’Epatite C. “L’accordo in effetti scadrà a metà giugno – ha risposto Melazzini – E’ comunque in corso un confronto con l’azienda interessata. Ma fino a quando non si chiuderà questa negoziazione, resterà in vigore il contratto precedente, quindi non esiste la possibilità che dal 16 giugno verranno chiusi i rubinetti. In questo ambito Aifa è dotata di una strategia molto precisa. Il tema evoca però anche la capacità dei centri di farsi carico dei pazienti affetti da Epatite sulla base dei criteri che sono stati previsti. Si tratta comunque di un meccanismo in continua evoluzione e sono molteplici i fattori che potranno intercorrere tra loro”.
 
E infine la stessa presidente De Biasi che ha chiesto se vi siano ragioni ostative che precludono la negoziazione dei farmaci innovativi in una dimensione europea, ciò che, a suo giudizio, consentirebbe un maggiore livello di armonizzazione e più possibilità di garantire l'accesso dei pazienti alle nuove cure in maniera omogenea.
 
"Nessun ostacolo di natura tecinica al riguardo", ha risposto Melazzini, fermo restando che la questione ha "carattere politico" e in tale sede andrebbe quindi eventualemnte affrontata.

 
G.B. 

07 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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