I vertici Aifa e la lezione di Talleyrand
di Fabrizio Gianfrate
È comprensibile la volontà del Governo, benché Pani e i suoi predecessori “tecnici” abbiano fatto secondo me benissimo, di avere maggiore controllo diretto sul farmaceutico date le sue naturali criticità e sfide di sostenibilità attuali e soprattutto future. Tuttavia i Governi cambiano ma i problemi restano gli stessi
02 DIC -
“Ma chi sei, Cacini?” si dice a Roma di chi vuole occuparsi di ogni cosa. Era un comico d’avanspettacolo del ventennio molto pretenzioso e perciò inevitabilmente sbeffeggiato dal felliniano pubblico “pop” dell’Ambra Jovinelli. Lo stesso archetipo antropologico del veneto “faso tuto mì”, del “factotum” rossiniano, del “fantuttone” antitesi del “fannullone”.
Quel modo di dire mi è irriverentemente sovvenuto sulla nomina del Presidente di Aifa a Direttore Generale. Non per la persona, per carità, d’indiscutibile spessore professionale e soprattutto personale qual è il Prof. Melazzini, quanto sul metodo e sulle derivanti possibili implicazioni. Tre punti di analisi: aderenza al ruolo, relazioni funzionali, profilo politico.
Aderenza al ruolo. I due ruoli sono assai diversi e richiedono competenze ben distinte. Telegraficamente: il primo è l’Amministratore con funzioni prevalentemente di indirizzo, supervisione e mediazione, in un’Agenzia governativa con nel CdA anche Regioni e vari Ministeri.
Il secondo è il manager per il funzionamento ottimale della “macchina”: P&L, obiettivi, organizzazione, gestione, risorse, personale, ecc. Se sei scelto perché sei il migliore per il primo, improbabile tu abbia caratteristiche e competenze top anche per essere il migliore nel secondo.
Relazioni funzionali. Che succede allora se in una organizzazione un Presidente diventa DG? Da comandante a nostromo, da Papa Belardo a Segretario di Stato Voiello, da Kirk a Sulu? La prenderà male come il Medardo Visconte dimezzato di Calvino a cui rimane solo la metà cattiva? Sarà ingombrante come un Riccardo III deposto? O passivo come il “Re decaduto” di Pascal?
E il nuovo, di Presidente, che si troverà come principale collaboratore il suo predecessore? Rischi di conflitto di ego e guerriglia quotidiana? O galleggiante “Re Travicello” di Fedro? O arcadica interscambiabilità dei ruoli? Come Gassman e Randone quando si scambiavano Otello e Jago? Mai fischiati tanto in vita loro. Perché a ognuno deve andare il proprio di ruolo. “Offelee fa el tò mestee”, dicono oltre la subaugusta e dalle parti del nuovo DG. E soprattutto che “governance” ci sarà? Cambierà? Che “check and balances” di garanzia?
Profilo politico. Dunque il Prof. Melazzini, ex pluri-assessore della Lombardia di Formigoni, PdL poi NCD, vicino a CL, medico di formazione, qualche esperienza manageriale, sempre sotto lo stesso “ombrello” della sanità lombarda, è il primo Dg “politico” dell’Aifa. Si potrebbe pensare a una moraviana “perdita dell’innocenza”, ma in realtà ci si allinea a tutte le altre “Authority” analoghe.
La Lorenzin della legge “fuori la politica dalla scelta dei DG sanitari” nomina il compagno di partito, FI poi insieme in NCD, e ideologicamente ben marcato. È la politica odierna della “Post-verità”.
Ma il DG Aifa è ruolo “tecnico” per antonomasia, “Grand Commis d’Etait”, come li battezzò nobilmente Napoleone pensando a quel Talleyrand che servì il suo impero, prima la monarchia, poi la rivoluzione francese nelle sue opposte componenti, poi di nuovo la monarchia post rivoluzionaria, infine Metternich al Congresso di Vienna a spartirsi le spoglie del suddetto Bonaparte. Era il miglior “tecnico” del suo tempo.
È opportuno un DG “politico” per una “Authority” che decide di industrie e attori della filiera per un mercato di almeno 30 miliardi, nell’Italia del primato delle relazioni e dell’appartenenza? Si indurranno comportamenti distorsivi? Bias anche solo psicologici? Imprenditori, manager, o altri stakeholder si scopriranno da sempre ideologicamente vicini? O appena rivelatisi tali (la via di Damasco…)?
Il concorrente scontento ne farà uso recriminatorio? E le carriere interne? E lo Spoil System se il Governo o il Ministro cambiano? Spiega il manuale di management dell’edicola che il DG andrebbe posto al riparo da condizionamenti esogeni inficianti la sua indipendente attività di gestione.
Sono elementi di potenziale “moral hazard”, ci sia o meno l’”habeas corpus”, la reale sostanza. Perché “la calunnia è un venticello”, canta Basilio nel già sopra citato “Barbiere”, il danno viene già dal solo sospetto sulla “moglie di Cesare”. Il conflitto d’interessi la cui sola lontana potenzialità teorica già inquina anche il più specchiato dei comportamenti, così rendendo ancora più difficile un ruolo già arduo.
Il neo DG terrà la barra dritta. Ma contro quel “venticello” temo dovrà spendere energie. E certo non lo aiuterà il provenire dai vertici della sanità dei Formigoni, Lucchina, Daccò o Maugeri, non tanto perché figure apicali sotto processo per corruzione e associazione a delinquere, quanto perché segno estremo e distorto di un sistema che al di là di ogni presunto illecito, nel suo ordinario funzionamento è (era) basato sulla comune appartenenza e forte condivisione ideologica. Con aspetti certo nobilitanti e positivamente rafforzativi, come quelli più strettamente confessionali, e altri meno nobili, talvolta prevalenti, come quelli che quel giornalista cattivo riassume nella maliziosa definizione di “Comunione e Fatturazione”
È comprensibile la volontà del Governo, benché Pani e i suoi predecessori “tecnici” abbiano fatto secondo me benissimo, di avere maggiore controllo diretto sul farmaceutico date le sue naturali criticità e sfide di sostenibilità attuali e soprattutto future. Tuttavia i Governi cambiano ma i problemi restano gli stessi. E se gli strumenti per risolverli sono “di parte”, compreso il DG Aifa, in questa logica ciò che oggi è utile domani forse non lo è più. O è sostituito per “spoil system” con inevitabile danno all’indispensabile continuità.
E allora torno a Talleyrand, che restò decenni al vertice servendo al meglio il suo Paese, con opposti e variegati poteri e regimi. Lo fece a lungo e in modo eccellente. Senza mai cambiare casacca. Non avendola mai avuta.
Prof. Fabrizio Gianfrate
Economia Sanitaria
02 dicembre 2016
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