12 milioni di italiani rinunciano alle cure? Lorenzin: “Sulla sanità in Italia si danno i numeri”
“Sono una esagerazione, se fossero davvero così tanti sarebbero praticamente tutti, togliendo le fasce più giovani e che non richiedono di assistenza particolare. A noi questi dati non tornano, li vogliamo vedere e verificare e semmai farci su uno studio operativo. Bisogna cominciare a parlare delle cose su dati oggettivi, non si può continuare a parlare di dati che non ci sono”. Così la ministra ha fatto il punto sui dati forniti dal Censis in un intervista a La7.
20 GIU - Beatrice Lorenzin conferma: sulla salute in Italia si danno i numeri. Nel vero senso della parola secondo il ministro che ha sollecitato l’acquisizione dei dati in cui mostrano oltre 12 milioni di Italiano che rinunciano alle cure, ma non solo. “Sono una esagerazione – ha detto Lorenzin intervistata a La7 – se fossero davvero così tanti sarebbero praticamente tutti, togliendo le fasce più giovani e che non richiedono di assistenza particolare. A noi questi dati non tornano, li vogliamo vedere e verificare e semmai farci su uno studio operativo. Bisogna cominciare a parlare delle cose su dati oggettivi, non si può continuare a parlare di dati che non ci sono”.
I nuovi poveri ci sono, ha ammesso il ministro e sono spesso donne e bambini, ma ha ricordato anche che in realtà tutte le Regioni hanno la possibilità di assistere i più poveri e fragili e se le condizioni economiche di un individuo non gli consentono di pagare i ticket (in revisione ha ricordato il ministro) vuole dire che questa persona potrebbe essere esente, ma non accede ai suoi diritti perché nessuno glieli spiega, perché in alcune Regioni l’organizzazione non funziona.
Le best practice ci sono, ha ricordato il ministro, soprattutto per evitare le liste di attesa: in Emilia Romagna ad esempio – ha ricordato - hanno sospeso l’intramoenia finché non saranno riassorbite.
“Con l’Istituto per le migrazioni – ha detto il ministro – diamo assistenza già a oltre 100mila persone l’anno che ormai spesso non sono solo migranti, sono persona a disagio a cui vengono offerte prestazioni di massimo livello. E dopo l’estate intendo adottare linee guida che stiamo preparando sulle persone povere. Abbiamo persone che non hanno la capacità di esercitare i propri diritti: le Asl in questo non possono essere un muro, devono aiutarli aa accedere a cose a cui oggi già hanno diritto. E credo sia davvero un problema dell’organizzazione delle singole Regioni che va risolto per non esplodere in un vero e proprio problema sociale”.
“Abbiamo bisogno di arrivare ai cittadini – ha concluso il ministro – dobbiamo metterci nelle condizioni di essere pronti a quello che saranno i prossimi anni, con la popolazione che invecchia e va aiutata, va organizzata, va supportata, altrimenti possiamo fare linee di indirizzo o quanto altro e non funziona. Dobbiamo imparare ora a farcene carico, questa è la vera sfida del welfare. Spesso le persone hanno più bisogno di essere indirizzate che altro”.