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Il progetto Viola della Simg contro la violenze domestica 


27 NOV - Subire violenze, essere insultata, umiliata, controllata, terrorizzata, minacciata, stuprata, presa a schiaffi, a pugni, a calci, sbattuta contro un muro o contro un vetro, strangolata, fa indubbiamente male alla salute.
Negli ultimi 30 anni la violenza nella popolazione generale è drasticamente aumentata e oggi sappiamo che la violenza su una donna, quasi sempre compiuta da uomini che conosce bene, come il marito o il fidanzato, è frequente, e che le sue conseguenze possono essere devastanti.
Nel 2012 sono state circa 15000 le donne che hanno chiesto aiuto ai centri antiviolenza aderenti al Dire (Donne in Rete contro la Violenza), perché vittime di abuso da parte di uomini.
Non ci sono differenze fra queste donne: la violenza può colpire tutte, tanto le casalinghe quanto le donne in carriera; può colpire donne in età e di ogni condizione sociale.
 
Ma qual è la realtà? Secondo le ricerche internazionali, nei paesi industrializzati tra il 20 e il 30% delle donne ha subito nel corso della vita maltrattamenti fisici o sessuali da un partner o da un ex partner. Le violenze psicologiche sono ben più frequenti.
 
Per combattere la violenza domestica è quindi necessario anche un cambiamento personale degli operatori, professionale delle strutture sanitarie coinvolte.
La Simg (Società Italiana di Medicina generale) intende contribuire ad affrontare il problema di salute collegato alla violenza domestica con una campagna di sensibilizzazione dei medici di medicina generale su questo tema.
 
Ecco quindi il progetto Vìola: è il nome di una donna ma è anche un fiore che è simbolo dell’amore e secondo le leggende francesi dentro i petali delle viole del pensiero è possibile scorgere il volto della persona amata.
Vìola è anche un verbo…un imperativo per cui il sottotitolo del progetto diventa….il muro del silenzio, insieme al tuo medico di famiglia
 
Gli obiettivi
Sensibilizzare i medici di medicina generale affinché prendano in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno per intercettarne i segnali;
Registrare il problema nella cartella informatizzata: ciò permetterà di ottenere i dati di incidenza del fenomeno;
Accogliere ed aiutare la donna fornendole le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde, centri antiviolenza etc);
Sensibilizzare le assistite che frequentano l'ambulatorio attraverso l’esposizione nella sala d’aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all’aiuto;
Sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema.
 
Fino ad oggi la “patologia della violenza” è stata relegata al Pronto Soccorso, alla Medicina di Urgenza, alla Ginecologia, all’Ortopedia, alla Gastroenterologia, alla Cardiologia, alla Psichiatria ed alla Psicologia. La Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie attraverso i suoi medici di medicina generale si propone di far parte della squadra. Il primo passo è questo manifesto che, esposto nelle sale d’aspetto dei nostri studi medici, colpisca l’attenzione di tutti: le donne violate, i loro aguzzini e le persone che non vogliono vedere.

27 novembre 2014
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