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Osteopati. L’appello del Roi: “Il Mur definisca il percorso formativo"


“È l’ultimo passo per fare uscire la categoria dalla precarietà” ha detto la presidente Sciomachen al 7° Congresso nazionale della categoria. Per 4 italiani su 5 è prioritario concludere l’iter di regolamentazione dell’osteopatia e l’82% ritiene che i trattamenti osteopatici debbano rientrare nei Lea. Speranza: “Osteopatia un supporto significativo il nostro Ssn”

27 GIU -

Gli osteopati italiani attendono l’ultimo passaggio formale del percorso di regolamentazione della professione e lanciano un appello al Mur affinché sia definito al più presto l’ordinamento didattico e il tema delle relative equipollenze.

È quanto emerso nel corso del 7° Congresso nazionale del Roi, Registro Osteopati d’Italia che si è svolto a Napoli. Un congresso nel corso del quale sono stati i risultati di un sondaggio nazionale condotto dall’istituto Quorum/Youtrend secondo il quale quasi 8 italiani su 10 considerano prioritario che si concluda l’iter di regolamentazione dell’osteopatia previsto dalla Legge 3/2018 e il percorso di formazione obbligatorio in osteopatia certificato dallo Stato. L’82% ritiene che i trattamenti osteopatici debbano rientrare all’interno dei Lea.

“Il numero degli osteopati in Italia è in continuo aumento e parallelamente cresce sempre di più la qualità del nostro lavoro – ha dichiarato Paola Sciomachen, Presidente del ROI - con il Congresso di Napoli abbiamo voluto valorizzare lo sviluppo compiuto dalla professione negli ultimi trent’anni, un percorso che si indirizza con sempre maggiore interesse verso la ricerca scientifica e l’aggiornamento professionale. Chiediamo alla Ministra Messa che il Mur proceda velocemente alla definizione dell’ordinamento didattico in osteopatia per poter affrontare il tema delle equipollenze e concludere il percorso entro la fine del 2022, come stabilito per decreto: è un’esigenza della categoria uscire dalla precarietà, ma anche un atto dovuto verso tutti quei cittadini che da anni si rivolgono con fiducia agli osteopati”.


Dal Ministro della Salute Roberto Speranza in un messaggio inviato al Congresso è arrivato un sostegno: “In occasione di questo Congresso rivolgo il mio saluto e ringraziamento al ROI, Registro Osteopati d’Italia, storico punto di riferimento del settore e importante interlocutore nel percorso che ha portato all’istituzione della professione sanitaria dell’osteopatia. Questo traguardo rappresenta un passo importante per tanti osteopati e per quei cittadini che a loro si rivolgono. Con il suo ruolo nell’ambito della prevenzione e dell’assistenza, l’osteopatia costituisce un supporto significativo al nostro Ssn e la sua valorizzazione si inserisce perfettamente all’interno del processo di rafforzamento della sanità pubblica che abbiamo chiamato ‘Più salute - Prossimità, innovazione, uguaglianza’. Dobbiamo portare il Ssn più vicino ad ogni persona: è questa la priorità del nostro presente”.

“La professione sanitaria di osteopata, inserita tra quelle dell’area della prevenzione, arricchirà di competenze, non solo tecniche, la nostra Federazione multiprofessionale – ha dichiarato Teresa Calandra nel corso di una tavola rotonda al congresso – saremo auditi dai componenti del Tavolo interministeriale che determinerà l’ordinamento didattico, elemento fondamentale a favore delle persone assistite, poiché un buon corso di laurea formerà e abiliterà professionisti di valore. Partire bene è importante, quindi la fattiva collaborazione, anche con il ROI, è senz’altro un buon auspicio, non solo per il presente, ma anche per il futuro”.

“Da anni mi batto per il riconoscimento professionale degli osteopati. Ho presentato a mia firma diversi provvedimenti legislativi a loro supporto, contribuendo alla stesura del Decreto Lorenzin che ha definito per la prima volta gli osteopati come figure sanitarie – ha detto la Senatrice Paola Binetti – manca ancora un passo fondamentale per riconoscere la loro piena dignità professionale. Al momento gli osteopati esercitano esclusivamente nelle strutture sanitarie private, non sono inglobati nel sistema sanitario pubblico. È urgente che una professione così cruciale per i pazienti sia riconosciuta anche dalle Asl. In questo modo tutti i pazienti avrebbero la possibilità di accedere alle loro prestazioni anche all’interno degli ospedali e dei presidi sanitari pubblici, ponendo fino alla privatizzazione della professione che comporta costi ingenti per le persone fragili che necessitano di cure specifiche”.

“L’identificazione del percorso formativo universitario della figura professionale dell’osteopata è un passaggio fondamentale per l’attuazione del Decreto di istituzione, ma rappresenta anche la base necessaria per garantire allo studente le conoscenze e competenze indispensabili per svolgere al meglio la futura professione e al cittadino poi quindi i più alti standard di qualità e sicurezza della prestazione sanitaria” ha dichiarato Daniele Gianfrilli, consigliere del CUN.


Il congresso del Roi è stata anche l’occasione per presentare i dati di un sondaggio nazionale condotto dall’istituto Quorum/Youtrend. La ricerca rivela che quasi 8 italiani su 10 considerano prioritario che si concluda l’iter di regolamentazione dell’osteopatia previsto dalla Legge 3/2018 e il percorso di formazione obbligatorio in osteopatia certificato dallo Stato. L’82% ritiene che i trattamenti osteopatici debbano rientrare all’interno dei Lea, Due intervistati su tre valutano positivamente l’osteopatia. Il 45% di chi esprime un giudizio favorevole ritiene che l’osteopatia permetta di ridurre l’utilizzo di farmaci nelle problematiche ricorrenti come dolori muscolari e che sia una professione sanitaria utile nella gestione delle patologie corniche.


 

 



27 giugno 2022
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