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Sanità digitale. Più informazione e formazione per governare le tecnologie e sviluppare le competenze senza farsi travolgere

di E.M.

Medici di medicina generale, ospedalieri, specialisti ambulatoriali, pediatri e odontoiatri, nel corso della seconda edizione dell’evento Tech2Doc promosso da Fondazione Enpam, hanno tracciato le traiettorie della pratica professionale in un mondo sempre più dominato dalle tecnologie

14 NOV -

Come cavalcare l’onda delle innovazioni tecnologiche in sanità senza farsi travolgere?
Rafforzando le competenze professionali attraverso l’informazione e la formazione. Senza dimenticare che se le tecnologie digitali sono un facilitatore del processo di presa in carico del paziente - in grado quindi di agevolare l’accessibilità alle prestazioni, l’efficienza nel lavoro, la qualità nell’assistenza e quindi migliorare il rapporto medico paziente - il golden standard deve rimanere l’umanizzazione delle cure. In ogni caso il governo delle tecnologie deve rimanere sempre e comunque in capo ai professionisti.

Questo il messaggio che arriva dal confronto organizzato nel corso della seconda edizione di Tech2Doc, un progetto promosso da Fondazione Enpam per supportare medici e odontoiatri nella transizione verso la digitalizzazione della medicina e i cambiamenti in atto nel mondo della sanità e della salute. Medici di medicina generale, ospedalieri, specialisti ambulatoriali, pediatri e odontoiatri hanno tracciato le traiettorie della pratica professionale in futuro che è già presente e va governato.

“La salute digitale sta modificando in maniera determinate la pratica clinica, dalla diagnostica al monitoraggio fino al rapporto con il paziente e tra i professionisti stessi. Tutto questo richiede la necessità di agire tempestivamente per identificare i fabbisogni formativi, di conoscenza e competenza che il medico deve possedere per governare il processo di innovazione e vivere appieno i benefici” ha spiegato Luca Cinquepalmi direttore Futuro e Innovazione di Fondazione Enpam e deus ex machina della piattaforma Tech2Doc. Nata un anno fa, oggi vanta 41mila utenti con 141mila visualizzazioni sulle tematiche più disparate, dalle news sul tema della salute digitale recensite a livello internazionale, ai video informativi sulle differenti declinazioni nella digital health, dalla telemedicina all’intelligenza digitale, fino alle soluzioni digitali attualmente in campo. Ma la sfida è ora quella di agevolare il cambiamento: “Dobbiamo cercare di indentificare il profilo di competenze dei vari professionisti – ha spiegato Cinquepalmi – per questo abbiamo lanciato una campagna di indagini estese per capire quali sono i gap culturali esistenti, le esigenze di aggiornamento e di approfondimento dei professionisti e individuare, appunto, quelle competenze necessarie a costruire l’identikit del medico del futuro”.

Insomma, la parola d’ordine è non farsi trovare impreparati e avere sempre più strumenti per governare le grandi opportunità che la digitalizzazione offre. E i medici del Ssn si stanno attrezzando, ognuno nel proprio ambito per diventare quei professionisti rassicuranti, disponibili e digitali, come invocato dai pazienti.

“È finita la fase del medico di famiglia che lavora da solo, ora si sta costruendo una rete di saperi e competenze con studi medici dotati di tecnologia di primo livello che offrono la possibilità di eseguire, anche con l’ausilio di personale appositamente formato, monitoraggi e diagnosi rapide – ha spiegato Massimo Magi Segretario Regionale, Fimmg Marche e Presidente, Nusa Servizi di Fimmg – con studi collegati in rete con gli ospedali, in grado di dare risposte immediate, decongestionare le liste di attesa ed evitare accessi impropri al Ps. Dobbiamo però costruire un’alleanza digitale per rafforzare il rapporto medico paziente anche perché lo studio diventa sempre più alla portata di clic”.

Ma la salute digitale ha molte sfaccettature e presidiare questo settore complesso è una responsabilità che va condivisa, ha aggiunto Nicola Calabrese Vice Segretario nazionale della Fimmg: “Il tema della digitalizzazione e delle competenze va affrontato in maniera sinergica e noi abbiamo già iniziato – ha detto – la pandemia ha rafforzato questo percorso con la metà dei Mmg che ha offerto consulti da remoto. Ma sicuramente c’è ancora molto su cui lavorare. Nel nostro Acn il numero di articoli che trattano di strumenti tecnologici è limitato e quando parliamo di diagnostica di primo livello abbiamo problemi di interconnessione tra i sistemi informatici che vanno risolti. Ma di certo l’innovazione, Ia terapie digitali e l’uso appropriato delle app mediche devono entrare nel bagaglio di competenze della medicina generale”.

Se i medici di famiglia di misurano sempre di più con le tecnologie, queste sono già entrate già da tempo nelle corsie ospedaliere, ha evidenziato Guido Quici consigliere Enpam e presidente nazionale Cimo-Fesmed, tuttavia anche negli ospedali, occorre cambiare il paradigma: “Dobbiamo entrare nel merito di tutti gli strumenti legati alla digitalizzazione nei diversi ambiti, ad esempio saper utilizzare i big data se si lavora in epidemiologia o la robotica se si opera nelle chirurgie, ma dobbiamo anche fare in modo di cavalcare le innovazioni puntando sulle competenze”.

Ma le criticità non mancano. “Se è facile comprare un biglietto del treno – ha aggiunto – al contrario prenotare una visita in ospedale diventa difficile, perché molte aziende non sono ancora organizzate, non hanno la cartella clinica informatizzata e la rete digitale è ancora incompleta. Però abbiamo tempo per organizzarci e valorizzare le competenze. Come? Facendo informazione e formazione in un’ottica sempre più ampia che travalica anche le proprie specificità”. Insomma bisogna fare rete e uscire dalla logica dei silos.

Del fatto che l’integrazione sia un elemento imprescindibile nella presa in carico del paziente ne è convinto anche Pierino Di Silverio segretario nazionale Anaao Assomed, che riconosce l’importanza delle tecnologie nell’efficacia del percorso di cura e anche nella capacità di produrre risparmio. Ma, avverte, l’elemento da non dimenticare mai è l’umanizzazione delle cure. “Il golden standard per il medico è dialogo con il paziente – ha sottolineato – il medico deve imparare a comunicare e ad utilizzare le nuove tecnologie anche per creare una partecipazione con i pazienti. Una comunicazione che può avvenire anche attraverso i sistemi informatici, pensiamo all’importanza della cartella clinica condivisa, strategica per agevolare la continuità assistenziale”. Ecco perchè, ha aggiunto “dobbiamo favorire tra i medici la presa di coscienza dell’importanza dell’Hta” tenendo però sempre ben presente che “sicuramente la digitalizzazione aiuta, ma l’umanizzazione delle cure non va persa di vista”.

Un elemento imprescindibile per i professionisti della sanità è governare le tecnologie per adattarle ai propri bisogni e competenze. “Spesso siamo succubi delle tecnologie che ci vengono imposte senza aver mai concordato quanto ci serve veramente” ha invece sostenuto Antonio Magi Consigliere Enpam e Segretario Generale Sumai. Ciò premesso, ha aggiunto, bisogna trovare un sistema condiviso per gestirle e soprattutto normarle: “Servono sistemi informatici comuni, una cartella clinica che possa essere letta e condivisa da tutti professionisti. Dobbiamo pretendere di avere un software unico per tutti che ci consenta di dialogare: la digitalizzazione oggi è una busta piena di dischetti che non riusciamo ad aprire. Tutto questo va però normato attraverso contratti e accordi collettivi o in caso contrario rischiamo di non raggiungere gli obiettivi. Ma per Magi anche il paziente va formato: “Quanti sono i pazienti cronici, magari anziani e più bisognosi in grado di saper utilizzare gli strumenti informatici, le tecnologie? Questa è la domanda che dobbiamo porci”.

“L’innovazione è una cosa e la tecnologia è uno strumento per fare innovazione” ha sottolineato Alberto Eugenio Tozzi Responsabile Area di Ricerca Malattie Multifattoriali e Complesse e Presidente International Society for Pediatric Innovation “Nella pediatria abbiamo a che fare con ragazzi che ci insegnano come utilizzare le tecnologie, è necessario quindi stare al passo con i tempi e non vivere la tecnologia da vittime. Dobbiamo diventare leader e non farci istruire da terzi sulle cose che devono essere realizzate. Devono essere i medici a decidere quali sono gli strumenti tecnologici più appropriati e utili ai propri ambiti di competenza”.

Le tecnologie avanzate sono da tempo presenti negli studi degli odontoiatri anche perché, come ha sostenuto Carlo Ghirlanda Consigliere Enpam e Presidente Nazionale Andi: “La tecnologia digitale è un pilastro fondamentale della professione, offre grandi opportunità da conoscere sempre meglio”. “Le utilizziamo nella chirurgia, nell’implantologia – ha ricordato Raffaele Iandolo Consigliere Enpam e Presidente Cao Nazionale – abbiamo scanner digitali, possiamo spostare denti attraverso software particolari. Anche sul fronte organizzativo abbiamo a disposizione App che possono implementare l’organizzazione dei singoli studi odontoiatrici rendendo fruibile la cartella clinica per singolo paziente. Certo, tutto questo non è a disposizione di tutti, per questo dobbiamo implementarlo attraverso la formazione. Così come dobbiamo anche incrementare il ruolo degli Ordini nello sviluppare queste competenze. Ma certamente anche il paziente va formato”.

I medici devono essere aperti al cambiamento. “Siamo all’alba di una nuova medicina caratterizzata da un uso diverso dei dati dei pazienti che vengono generati, tradotti, trasferiti, gestiti in maniera diversa dal passato. Ma nessuna tecnologia da sola risolve i problemi, sono i professionisti che imparano ad utilizzarla ai fini della risoluzione dei processi di cura, e la formazione in quest’ottica diventa una conditio sine qua non” ha sottolineato Francesco Gabbrielli, del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Iss. Che però avverte: “I professionisti devono essere proattivi nella proposizione del cambiamento dei processi di lavoro ai quali siamo abituati. Cambiamenti ai quali dobbiamo abituarci” o non si andrà da nessuna parte.

In conclusione la tecnologia aiuta, ma a governarla devono essere sempre e comunque i professionisti. “Parla con i dati e analizza i fatti, questa è la medicina – ha chiosato Roberto Monaco Segretario nazionale della Fnomceo – dobbiamo considerare il medico come una sorta di cuoco che capisce quali ingredienti utilizzare e come utilizzarli. Ragionando riesce a fare il bene del cittadino. Il ruolo del medico è quello di un soggetto pensante cha sa fare e sa costruire la relazione, il medico non della malattia, ma il medico della persona che tutela il diritto alla salute”.


E.M.



14 novembre 2022
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