Milano. Oggi mobilitazione degli assistenti odontoiatri davanti alla Regione
L’intento del Sindacato Italiano degli Assistenti di Studio Odontoiatrico (Siaso) è quello di sollecitare la conclusione di un iter legislativo che porti alla realizzazione di un percorso formativo con il conseguente riconoscimento per i circa 100 mila professionisti che in Italia lavorano accanto al dentista.
19 OTT - Oggi alle ore 17 il Sindacato italiano degli assistenti di studio odontoiatrico (Siaso), protesteranno davanti al Palazzo della Regione Lombardia per rivendicare i loro diritti sollecitando la conclusione di un iter legislativo che porti alla realizzazione di un percorso formativo con il conseguente riconoscimento per questa figura professionale. Ad oggi, in Italia, sono circa 100 mila le persone che lavorano negli studi odontoiatrici accanto al dentista accogliendo il paziente, preparando le sale operatorie, assistendo l’odontoiatra nella terapia al paziente, nella sua dimissione e nell’archiviare la documentazione di legge.
Ciò significa che queste persone svolgono, nei confronti del cittadino-paziente, mansioni di grande rilevanza per la loro salute, interagiscono con la qualità della terapia, fornendo assistenza all’odontoiatra e svolgono un ruolo determinante nella prevenzione dell’infezione crociata all’interno degli studi.
Ma chi sono queste A.S.O. (Assistenti di studio odontoiatrico)? Ad oggi non esiste nessun percorso formativo per queste persone che assolvono ruoli importanti, senza avere alcuna specifica preparazione. “È una situazione intollerabile - si legge in un comunicato diramato dalla Siaso - perché non solo comporta dei rischi per il cittadino e per i lavoratori stessi addetti a queste mansioni, ma comporta anche una sudditanza del lavoratore al proprio datore di lavoro degna di una monarchia e non di una Repubblica fondata sul lavoro”.
La manifestazione di domani nasce anche con l’intento di rendere noto all’opinione pubblica il fatto che, sebbene la legge posizioni gli studi odontoiatrici nel settore ad “alto rischio” per i lavoratori, obbligando il datore di lavoro a formare con il numero massimo di ore i propri dipendenti, “nessuno si preoccupa del fatto che questi lavoratori non sono preparati per assolvere i loro compiti”.
“Vogliamo risposte concrete - conclude la nota - e vogliamo che le istituzioni lavorino per il bene della comunità, non per il loro”.
19 ottobre 2012
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