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Ccnl Dirigenza Medica. Smi: “Finanziamento inadeguato per salvare il Ssn”


“La strada della trattativa per un contratto soddisfacente appare essere veramente in salita. Occorre mobilitarsi per ottenere risultati a favore  dei medici e dei dirigenti del Ssn” ha dichiarato Pina Onotri, Segretario generale del Sindacato medici italiani.

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“Proseguono oggi le trattative per il rinnovo Ccnl Sanità. Nelle due ultime sedute del 17 e 18 luglio sono stati affrontati nodi importanti relativamente alle relazioni sindacali, al confronto aziendale, al ruolo dell'organismo paritetico, ed ancora al contratto di lavoro, periodo di prova, sistema degli incarichi professionali ferie, assenze dei dirigenti a vario titolo e diritti delle donne vittime di violenza. In particolare nella seconda giornata sono stati affrontati i nodi fondamentali che riguardano l’orario di lavoro, guardie e pronta disponibilità, e qui la trattativa ha evidenziato, da parte dell’Aran, indubbie criticità di accoglimento che rendono difficile la chiusura della trattativa”.

Così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (SMI)

“Per uniformare le voci stipendiali di tutte le figure dirigenziali – ha spiegato – è stata proposta e introdotta l'indennità di specificità anche per i Dirigenti Sanitari, determinandone un valore economico di 106,27 euro per 13 mensilità. Per la parte normativa in discussione, come da bozza inviata da Aran, devono essere ancora affrontati i nodi riguardanti la formazione a distanza, che si chiede di poter affrontare anche in modalità asincrona, il servizio fuori sede, il trasferimento, il welfare aziendale ed altri aspetti”.

Ma aggiunge Onotri, per la sopravvivenza di un Ssn in grado di continuare a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e agli operatori che vi lavorano, un impiego stabile, sicuro e professionalmente appagante, risultano però centrali maggiori investimenti: “Si devono assolutamente innalzare il livello delle retribuzioni. Le risorse disponibili per il triennio 2016/2018 non hanno, infatti, permesso di realizzare compiutamente la funzione del Ccnl sia in direzione dell’adeguamento delle retribuzioni al costo della vita sia in direzione della concreta valorizzazione delle professionalità e del rilancio della produttività. Oggi il tasso di rivalutazione degli stipendi viene confermato al 3,78% dal 2021 in poi mentre resta per il 2019 all’1,30% e per il 2020 al 2,01%.”

In totale l’Aran nella sua relazione sul tema delle risorse economiche ha spiegato che le risorse disponibili per il 2019 sono pari a 201 milioni di euro, per il 2020 a 310 milioni e, dal 2021 in poi, per ciascun anno sono di 584 milioni al lordo degli oneri riflessi e delle tasse che restano a carico della dirigenza sanitaria e medica. “Stiamo parlando di un incremento medio di 240 euro al mese per 13 mensilità con la proposta Aran di un aumento percentuale della quota tabellare dal 3,78 al 3,88% in analogia a quanto fatto per il rinnovo delle Funzioni Centrali. Questo per i dirigenti medici e veterinari si traduce in un incremento di 135 euro sul tabellare - ovvero sulla parte fissa dello stipendio - più 42,76 euro indennità specialistica medico veterinaria, più 22,00 euro per il fondo di risultato, 27,46 euro per il fondo incarichi, 16,40 euro per il fondo condizioni lavorative, con un incremento medio complessivo lordo di 243,62 euro al mese per 13 mensilità.

Vanno poi conteggiate ulteriori risorse disponibili dall’1°gennaio 2022 derivanti dalla L.604, Legge bilancio 2022, con un incremento fino a di 14 euro mese per coloro che lavorano nei pronto soccorso; dalla Legge Gelli comma 435 e 435 bis, che prevede un incremento di 35 euro mesa, ed infine risorse INAIL per 20,61 milioni di euro con un incremento di 8,6 euro pro capite. “Ma stiamo purtroppo parlando di incrementi veramente molto lontani da quelli che sarebbero necessari a fermare la grande fuga dei medici dal Sistema Sanitario Pubblico” rimarca il segretario generale.

“È indispensabile capire – ha sottolineato – cosa il Governo intenda fare per invertire la rotta del progressivo definanziamento alla sanità che, per obiettivi di finanza pubblica, rispetto ai livelli programmati, dal 2010 al 2019 ha assegnato al SSN circa 37 miliardi in meno, e quali ulteriori risorse preveda di stanziare per aumenti stipendiali che coprano almeno l’inflazione, misure da mettere in atto nel breve periodo per una defiscalizzazione del salario accessorio. Siamo, inoltre, molto preoccupati che il prossimo contratto 2022-24 non sia stato ancora finanziato.

Per quanto riguarda la parte normativa si sta cercando di innalzare il sistema di tutele e diritti di chi opera in sanità, con particolare attenzione alla flessibilità del lavoro per la donna. Si sta tendando di trovare, inoltre, di definire strumenti contrattuali che affrontino e contrastino le aggressioni e garantiscano adeguati livelli di sicurezza sul lavoro, che diano risposte concrete ed adeguate al problema dei carichi di lavoro sempre più al limite della sostenibilità, anche in relazione all’aumento dell’età media dei professionisti, in un’ottica di maggiore qualità e sicurezza delle cure e di una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ma la strada della trattativa per un contratto soddisfacente appare essere veramente in salita”.



25 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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