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Perfusionisti. “Puntare su riordino e evoluzione del percorso formativo universitario”. Intervista al presidente Salvatore Scali

di Giovanni Rodriquez

"Valutiamo positivamente la soluzione del task shifting, come paradigma risolutivo nell’agire in modalità multidisciplinare nei setting ove richieste le competenze di più professionisti, con l’auspicio di superare il problema della sovrapposizione dei ruoli. I Tfcpc potrebbero essere inseriti in quei contesti dove si assiste a una diminuzione crescente di professionisti sanitari indispensabili per soddisfare un crescente bisogno di salute".

28 NOV -

Proseguono le nostre interviste con i 18 presidenti delle rispettive professioni sanitarie che compongono la Fno Tsrm e Pstrp. Il nostro viaggio ci porta oggi a colloquio con Salvatore Scali, Presidente della Commissione di albo nazionale dei Tecnici della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, che in questa intervista a Quotidiano Sanità traccia un quadro della professione mettendo in evidenza alcune criticità da risolvere, a partire dalla necessità di un riordino e un'evoluzione del percorso formativo universitario.

Presidente Scali, chi sono i Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare (TFCPC)?
Sono quei professionisti sanitari che si occupano di garantire un’adeguata perfusione con sangue ossigenato a tutte le strutture del nostro corpo. In poche parole, i sono responsabili della circolazione extracorporea: tecnica trasversale in molteplici applicazioni e specialità.

In particolare, le tecniche di circolazione extracorporea si utilizzano nei sistemi per l’assistenza meccanica al circolo, Mechanical Circulatory Support (MCS), in quelli di assistenza ventricolare, Ventricular Assist Device (VAD) e o nella sostituzione integrale (ortotopica) del cuore nativo, Total Artificial Heart (TAH).


Grazie alle loro conoscenze e competenze si occupano del ricondizionamento e conservazione degli organi. L’obiettivo principale è consentire la valutazione ex situ della loro funzione, al fine di determinarne l’idoneità del trapianto, con il recupero di quelli che sarebbero stati ritenuti inadatti, oltre a migliorare la qualità degli organi stessi prima dell’impianto. Oltre a ciò, la sfera di azione dei TFCPC si estende nei reparti oncologici e sono competenti in area cardiologica, in particolar modo nell’ambito dell’elettrofisiologia, elettrostimolazione, emodinamica ed ecocardiografia.

Cosa fare allora?
L’impiego, anche nel nostro Paese, di TFCPC con competenze in ecocardiografia potrebbe rappresentare una soluzione all’aumento esponenziale della richiesta di esami eco-color-doppler cardiovascolari. I TFCPC sonographer - così vengono definiti - sono altamente specializzati, e possiedono tutti i presupposti teorici e tecnologici che sono alla base della metodica ultrasonografica. È naturale che per avere esami accurati, nei laboratori di ecocardiografia deve essere impiegato personale esperto dedicato, adeguatamente formato e aggiornato; di conseguenza l’attività tecnico-assistenziale del TFCPC nell’esecuzione dell’esame diagnostico cardiovascolare e nella gestione delle apparecchiature utilizzate, gioca un ruolo fondamentale nel rispondere al sempre più crescente bisogno di salute della popolazione, motivo per il quale è necessario il suo inserimento all’interno del percorso diagnostico-terapeutico del cittadino stesso.

Sono inoltre diversi i contesti in cui la gestione del patrimonio ematico della persona assistita può essere preso in considerazione da parte del Tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare.

Quali sono?
Riguardano trattamenti precisi e diversificati, che richiedono un supporto tecnologico specifico da applicare, per esempio per il recupero del sangue intra e post-operatorio, e rappresenta una tecnica per preservare e recuperare il liquido ematico perso durante o dopo un intervento chirurgico per gli individui sottoposti a procedure in elezione o in urgenza. Il decreto del Ministero della salute datato 2 novembre 2015, articolo 25 comma 5, delinea la necessità di definire e attuare, su scala nazionale, programmi specifici per la prevenzione delle trasfusioni evitabili. In particolare si fa riferimento alla preparazione della persona assistita a trattamenti chirurgici programmati, denominati “Patient Blood Management (PBM)”.

Quanti sono gli iscritti all'albo?
Gli iscritti all’albo ai 61 Ordini TSRM e PSTRP sono 1.700.

Qual è la vostra formazione?
Per diventare Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare è necessario frequentare il Corso di laurea in Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare - (classe di laurea L/SNT3). Acquisita la laurea in TFCPC, è possibile accedere a master di primo livello e alla laurea magistrale. Vorrei sottolineare un elemento importante: il titolo universitario conseguito presso gli atenei Italiani non è riconosciuto nel resto dell’Unione europea, in quanto non esiste omogeneità nei percorsi formativi universitari. Malgrado la riconosciuta competenza dei nostri professionisti a livello internazionale, si registra un impedimento al libero accesso e alle opportunità di impiego del TFCPC in Europa. La FNO TSRM e PSTRP sta lavorando attivamente, a livello internazionale, per risolvere questa situazione anomala.

Rispetto al nostro primo appuntamento del 2021 cosa è cambiato? Sono emerse ulteriori criticità?
Ciò in cui speriamo fortemente è il riordino e l’evoluzione del percorso formativo universitario. Consapevoli della diminuita attrattività delle professioni sanitarie, siamo convinti che l’affermazione di ogni professione sanitaria passi attraverso uno specifico e completo ciclo di studi, che determini con certezza le competenze esclusive.

La comunità dei TFCPC avverte la necessità di approfondire tematiche e conoscenze con un percorso universitario più articolato rispetto alla formazione triennale, che risulta fondamentale per ottenere l’abilitazione necessaria all’esercizio della professione.

Guardiamo con interesse alla crescente evoluzione delle biotecnologie, alle competenze legate alla sanità digitale, intelligenza artificiale e alla formazione internazionale. Questa forte accelerazione non può che richiedere una vera e propria rivoluzione dei regolamenti e degli ordinamenti didattici universitari, riteniamo auspicabile un ciclo di studi tre più due a indirizzo clinico, per la valorizzazione e il riconoscimento di un percorso formativo più strutturato grazie anche al conseguimento dei master post laurea.

Crediamo fortemente nell’importante ruolo dei tutor clinici, pertanto auspichiamo, anche in questo caso, un riordino delle attività didattiche da parte degli organi competenti. Infine, sollecitiamo a gran voce la possibilità di concorrere per le carriere universitarie come attualmente previsto per alcune professioni sanitarie. Siamo consapevoli della necessità di ripensare a un aggiornamento e un'evoluzione del profilo professionale.

Riteniamo che sia utile favorire modelli organizzativi a sostegno della presa in carico della persona, in tutti gli ambiti delle proprie competenze. Tale approccio determina una rilevante ricaduta pratica di quanto previsto dalla normativa, modificando o ampliando legittimamente l’ambito delle responsabilità di ogni singola professione.

Quali le prospettive e le sfide future della professione?
Valutiamo positivamente la soluzione del task shifting, come paradigma risolutivo nell’agire in modalità multidisciplinare nei setting ove richieste le competenze di più professionisti, con l’auspicio di superare il problema della sovrapposizione dei ruoli. Le sfide attuali del settore sanitario richiedono un cambiamento di prospettiva da parte di tutti gli attori coinvolti. Stiamo assistendo a un processo complesso chiamato ‘desertificazione sanitaria’, che implica la continua e crescente incapacità di una determinata popolazione di accedere ai servizi sanitari in modo tempestivo e contestualmente rilevante. Alla base di tale desertificazione vi sono barriere fisiche, sociali e politiche. In tutte queste tre dimensioni emerge la carenza endemica di personale. I TFCPC pur con numeri limitati, ma con competenze di altissimo livello, potrebbero essere inseriti in quei contesti dove si assiste a una diminuzione crescente di professionisti sanitari indispensabili per soddisfare un crescente bisogno di salute.

Questa possibile soluzione - peraltro già sul tavolo dell’area salute della Conferenza Stato-Regioni - potrebbe essere applicata in alcune aree del Paese dove le carenze appaiono più evidenti.

Infine, la nostra comunità professionale sta affrontando una diminuzione della presenza di professionisti in area chirurgica, e pertanto crediamo sia fondamentale valorizzare e incoraggiare coloro che scelgono di dedicarsi ad aree caratterizzate da un’elevata intensità di cura. Inoltre, i Tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare possono svolgere un ruolo cruciale in contesti interdisciplinari per le cure di prossimità. In alcuni contesti dove l'uso delle competenze esclusive è già una realtà, possono garantire un'assistenza qualificata attraverso l'impiego della telemedicina.

La Commissione di albo nazionale dei Tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare ha diffuso alcuni documenti di posizionamento, con l’intento di mettere in luce le molteplici trasversalità professionali proprie del TFCPC , nonchè di consolidare le competenze esclusive di questa figura professionale. Un utilizzo appropriato di tali competenze può contribuire a migliorare la qualità delle cure, assicurando un'assistenza qualificata anche a distanza, per esempio tramite l'impiego della telecardiologia.

Giovanni Rodriquez



28 novembre 2023
© Riproduzione riservata

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