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Malasanità in sala parto: la difesa dei ginecologi


Giovanni Monni, presidente dell’Aogoi, e di Giorgio Vittori, presidente della Sigo, intervengono su Quotidiano Sanità per difendere la professionalità dei ginecologi e denunciare le criticità del settore dopo le vicende di malasanità che hanno investito le sale parto nelle settimane scorse. Se si vuole migliorare la qualità dell’evento nascita, affermano, occorre migliorare le condizioni di lavoro nei punti nascita.

16 SET - All’indomani della pubblicazione dell’intervento del direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità, Monica Bettoni, sui recenti casi di malasanità avvenuti nelle sale parto di Italia (vedi articolo correlato a fondo pagina), Quotidiano Sanità ha raccolto i commenti di Giovanni Monni, presidente dell’Aogoi, e di Giorgio Vittori, presidente della Sigo.


Giorgio Vittori, presidente Sigo - Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia
La qualità cresce se c’è il sostegno dell’Azienda

L’assistenza al parto, e quindi i punti nascita, non è patrimonio della ginecologia ma corrisponde a un lavoro di squadra in cui il ginecologo ha il suo ruolo, ma ruoli altrettanto importanti e complementari sono ricoperti dalle ostetriche, i neonatologi e gli anestesisti. È un gioco di squadra.
Negli ospedali pubblici, nel corso degli ultimi 20 anni, si è assistito a una progressiva svalutazione del sostegno economico nei confronti dell’evento nascita. Al punto tale che oggi un parto, per una struttura pubblica, vale circa 4.000 euro in Danimarca e in Italia vale tra i 1500 e i 2.000 euro.
Credo che il processo più importante per garantire la qualità sia quello di investire di più. La qualità dell’assistenza, infatti, dipende dagli obiettivi strategici di un’azienda. Se il punto nascita entra tra gli obiettivi prioritari della direzione generale, allora l’attività sarà sostenuta e monitorata, con effetti positivi sulla qualità dell’assistenza. Ma in assenza di un interesse specifico da parte delle aziende è difficile che il singolo ginecologo, da solo, possa fare la differenza, tenuto conto delle condizioni in cui lavora. La carenza degli organici è un problema reale. Un sondaggio condotto dalla Sigo ha permesso di verificare che nel 30% delle strutture c’è un solo ginecologo di guardia. Nel 30% delle strutture non c’è l’anestesista di guardia per l’assistenza al parto.
Il punto è che occorre definire degli standard di riferimento, anche attraverso il confronto con l’Europa. Allora saremo in grado di controllare meglio l’attività e migliorare la qualità. Ma una volta definiti i parametri e gli obiettivi di efficienza, occorrerà mettere in campo le forze necessarie per raggiungerli. Questo vuol dire più risorse finanziarie per garantire anzitutto la presenza del personale necessario, sia in termini di quantità che di profilo professionale.
Serve una “manutenzione” dei punti nascita. Se c’è adeguatezza di personale, di strumentazione e di formazione, anche un punto nascita con meno di 300 parti all’anno può essere un esempio di efficienza. Il problema è che in Italia non c’è abbastanza sostegno economico a garantire il raggiungimento di livelli di qualità adeguati.
La Sigo porta comunque avanti il suo impegno concentrando le forze in particolare su due obiettivi: la demedicalizzazione del parto fisiologico, e al contempo lo sviluppo di un ginecologo capace di gestire le problematiche che possono sopraggiungere all’evento. Il medico, nel giro di 30 secondi, deve essere in grado di prendere le decisioni giuste per gestire le criticità. Questo oggi avviene, ma spesso in strutture che non sono in grado di sostenere il lavoro del professionista.
Chiediamo la definizione degli standard assistenziali. E chiediamo che il sistema si adegui a questi standard. Solo a quel punto sarà possibile parlare di obiettivi di qualità.
Quanto alla questione pubblico-privato, non esisterebbe se vi fossero parametri ben definiti, obiettivi ben definiti e strategie ben definite. Se un medico privato opera in una struttura pubblica è una scelta della direzione sanitaria. Il problema, anche in questo caso, sussiste solo in assenza di linee chiare.

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Giovanni Monni, presidente Aogoi – Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani
La politica e le istituzioni si impegnino per favorire un percorso nascita sempre più umano e collaborativo


La stragrande maggioranza dei ginecologi sono operatori seri che hanno a cuore la salute della donna, della coppia e del nascituro. Penso che alcuni isolati e rari casi cosiddetti “affaristici” siano “fisiologici” e che pur facendo parte dell’essere umano debbano essere comunque fortemente combattuti.
L’Aogoi (che è l’Associazione comprendente il 93% di ginecologi italiani) ha sempre stigmatizzato ed è sempre intervenuta contro alcuni comportamenti non ortodossi dei nostri associati, ricordando che la gravidanza è uno dei momenti di maggiore felicità ma anche di grande vulnerabilità psico-emotiva delle donne che si fidano ciecamente del loro ginecologo curante.
Non ho né la ricetta, né la possibilità come presidente di una associazione scientifica e sindacale quale è l’Aogoi per intervenire sull’attuale organizzazione delle strutture pubbliche, ma ritengo che sicuramente un maggiore riconoscimento economico al ginecologo che esegue una attività altamente usurante e con molti rischi medico legali - e che coinvolge tre persone, madre padre e nascituro - possa limitare questi episodi “affaristici”.
L’organizzazione delle strutture pubbliche spesso carente, con pochi operatori (carenze di personale), soprattutto nei periodi di ferie estive o di malattia non permette sicuramente di instaurare un ottimale rapporto medico-paziente, anche se penso che tutti noi, comprese le ostetriche, riusciamo quasi sempre a supplire, con grande spirito di abnegazione, alle carenze delle strutture e delle scelte politiche e manageriali.
Sarebbe auspicabile che anche l’Istituto Superiore di Sanità, con la sua grande autorità e prestigio, cercasse di influire sul mondo politico e sulle istituzioni per favorire un percorso sempre più umano e maggiormente collaborativo per il percorso nascita.
L’Aogoi sicuramente è pronta come sempre a favorire tutto ciò che può portare ad un miglioramento della qualità dei servizi e del benessere della salute della donna, della coppia e del nascituro.

 
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16 settembre 2010
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