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Apre la nuova sede Enpam. Intervista al presidente Oliveti: “Investiremo nella case per gli studenti”

di Eva Antoniotti

L’annuncio in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’ente a Piazza Vittorio a Roma. Cambiano i bisogni e l’avvio della professione è una fase delicata dice Oliveti pensando anche ai giovani studenti delle grandi città dove si pagano affitti molto onerosi. Ma l’attenzione ai giovani si conferma anche nella richiesta di iscrivere all’ente gli studenti in medicina dell’ultimo biennio.

19 DIC - Incontriamo Alberto Oliveti nella nuova sede dell’Enpam (vedi foto a destra), un palazzo nuovissimo nel cuore della zona umbertina di Roma, piazza Vittorio. Una costruzione imponente, realizzata su un’area danneggiata negli anni dell’ultima guerra, che completa il quadrilatero sabaudo della piazza. Una costruzione progettata quasi 10 anni fa e che forse oggi appare troppo sfarzosa rispetto al minimalimo che la crisi ci sta imponendo e forse anche alla riforma che l'Ente ha realizzato.

Presidente Oliveti, le piace la nuova sede?
Non è una questione di gusto estetico. L'importante è che finalmente sia giunto a compimento il progetto di una nuova sede per l’Enpam, nato nel 2005 e rallentato fortemente dal ritrovamento di reperti archeologici nel terreno delle fondamenta. In realtà i lavori non sono ancora del tutto completati, perché non è ancora agibile la Sala Convegni, che è collegata proprio all’area archeologica e che dunque sarà particolarmente interessante. Malgrado questa incompletezza, abbiamo deciso di trasferirci comunque qui, per eliminare appena possibile il costo di una porzione della storica sede di Via Torino che era in affitto e per realizzare la migliore integrazione tra i nostri diversi uffici.

Scorrendo le ultime iniziative dell’Enpam, mi sembra che il cambiamento non sia solo nella sede: interventi per l’alluvione in Sardegna, mutui per l’avvio di attività, rateizzazioni dei contributi per i professionisti in difficoltà a causa della crisi, accesso a fondi UE tramite l’Ente. Sembra che l’Enpam acquisti un nuovo ruolo, e così?
Direi piuttosto che è la nuova declinazione di un ruolo tradizionale, quello dell’assistenza. Enpam è ente di previdenza e assistenza. La previdenza deve essere declinata sulla logica della corrispettività: tanto ti do, tanto riceverò. Possibilmente in un sistema che sia sostenibile nel tempo, che dia una prestazione adeguata, adeguata anche al sacrificio compiuto nel sottrarre soldi al consumo per costruire un castelletto pensionistico; e che sia attrezzata per le generazioni subentranti, in modo che non ci sia una generazione trattata dispari rispetto ad altre trattate pari. Sostenibilità, adeguatezza, equità e solidarietà debbano in previdenza trovare la loro cifra pratica nella parola corrispettività.

E l’assistenza?
L’assistenza, e lo dice la Costituzione della nostra Repubblica fondata sul lavoro, consiste nel dare i mezzi per la sussistenza a chi è inabile al lavoro o, per estensione, a chi è in una fase critica riferita al lavoro. Nell’articolo 38 la Costituzione parla di assistenza, ma la ancora al lavoro. E allora l’assistenza, al di là del rispondere alle richieste individuali degli iscritti in fase critica, deve porsi un problema più ampio, diventando un’assistenza strategica. Diciamo: un assistenza declinata ex ante, rispetto alla tradizionale declinazione ex post e individuale.
Per questo abbiamo da un lato potenziato quanto era più possibile l’assistenza a domanda, ovvero alla criticità individuale, ma allo stesso tempo abbiamo aggiunto questa visione strategica di assistenza al lavoro nelle sue diverse fasi: formazione al lavoro, start up dell’attività, possibili criticità del lavoro, fino alla fase di uscita e post lavorativa.
L’avvio della professione è una fase delicata, che richiede spesso investimenti per aprire uno studio e questo dopo anni in cui la famiglia ha già sostenuto le spese per gli studi: offrire un credito ai giovani professionisti è un modo per sostenere il loro lavoro. Inoltre, possiamo intervenire anche sulla fase della formazione, per esempio destinando una quota di investimenti vicino ai luoghi della formazione.

Vuol dire che pensate di realizzare residenze per studenti in medicina?
Perché no. Nelle grandi città, a Milano o a Roma, si pagano anche 500 euro a posto letto. L’Enpam potrebbe offrire qualcosa che sia accettabilmente redditizio, perché non dobbiamo dimenticare che il nostro scopo è pagare le pensioni, ma che sia anche in funzione di un servizio offerto ai medici di domani. Perché, usando un vecchio adagio, “è tempo di sottrarre grano alla macina, per destinarlo anche alla semina”.

Insomma, è tempo di investimenti?
La storia umana ha fatto un salto in avanti quando si è passati dalla semplice raccolta, con l’immediato consumo, alla possibilità di destinare una parte del raccolto alla semina. Anche noi dobbiamo sviluppare il nostro ruolo di seminatori.

In effetti guardate sempre più ai giovani medici, tanto che avete chiesto che la contribuzione Enpam parta dal quinto anno dell’iscrizione a medicina. È una proposta che conferma?
Occorre una modifica legislativa, ma questo vorrebbe dire che entrerebbero già dal quinto anno nella famiglia professionale e a pieno diritto, perché pagando una quota – sebbene ridotta e che poi potrebbe essere anche scontata in seguito – ci si siede da pagante e non da ospite.  

Un ingresso precoce nel mondo previdenziale della professione…
Ha un valore simbolico, ma anche pratico. E anche per questo apprezzo l’iniziativa dei giovani medici della Sigm che stanno chiedendo che non si creino spezzoni previdenziali nella prima parte dell’attività, facendo in modo che gli specializzandi facciano confluire solo all’Enpam le proprie quote previdenziali.

E per lo start up professionale?
Abbiamo proposte di sostegno al credito per i primi costi per avviare uno studio o per il trasferimento, con il sistema Confidi. L’Europa, inoltre, ci sta segnalando che la figura dei professionisti è strategica nell’Action Plan 2014-2020, identificando negli Enti previdenziali come il nostro un ruolo strategico di sostegno allo sviluppo dell’attività professionale.

I crediti europei per i professionisti sono già una realtà?
Credo che dovremo aspettare i decreti attuativi, ma noi siamo già pronti.

Altri progetti?
Stiamo pensando ad un’estensione delle coperture assicurative, con un progetto Quadrifoglio che tenga insieme previdenza complementare integrativa, assistenza sanitaria integrativa long terme care, rischi professionali e assistenza tradizionale. Ci stiamo lavorando.

Il bilancio di previsione 2014, che avete presentato a fine novembre, non presenta grandi sorprese, ipotizzando un avanzo di bilancio di 953 milioni, in linea con i precedenti. È tutto tranquillo, quindi?
Il bilancio di previsione è un progetto politico corredato di numeri. Il progetto politico che ci diamo è quello di completare la riforma della previdenza, che è il nostro mandato di legislatura in seguito alla richiesta di portare la sostenibilità dell’ente da una prospettiva di 15 anni ad una di 30, insieme alla riforma degli investimenti, per renderli più sicuri e trasparenti, e la riforma della rappresentatività, anche in ragione dei costi.
In più abbiamo creato un Osservatorio sul mondo del lavoro medico, per comprenderne i cambiamenti e le inevitabili ricadute sulla previdenza e l’assistenza, articolato in tre settori: biotecnologie, modelli organizzativi e esigenze formative nel cambiamento.

C’è qualcosa che vi riguarda nella prossima legge di stabilità?
Sembrerebbe di no, ma temiamo sempre il “rischio legislativo”, perché la nostra realtà di ente privato è sempre contraddetta dalle nuove norme.

Eva Antoniotti

19 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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