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Diritto al parto anonimo. Per combattere l'abbandono dei neonati. Le ostetriche: "Il ministero faccia una campagna"


Ogni vi ricorrono più di 400 donne, ma questa possibilità che rappresenta una valida opportunità per scongiurare il fenomeno degli abbandoni di neonati è pressoché ignorata dalla popolazione. La Fnco chiede una campagna di informazione per "tutelare la libertà della donna e ridurre a zero il numero dei neonati abbandonati che rischiano la vita”.

05 DIC - Ogni anno in Italia sono circa 400 le donne che decidono di non essere nominate al momento del parto, di ricevere assistenza ospedaliera in totale segretezza. Eppure il diritto ad avere garantito l’anonimato per la puerpera previsto dall'art. 30 del DPR 396/2000 risulta ancora poco conosciuto e quindi adottato dalle donne. La Federazione Nazionale Collegi Ostetriche, come rappresentante della figura professionale che maggiormente si trova ad affrontare casi di richiesta di anonimato da parte delle partorienti, da sempre si impegna, attraverso i propri iscritti, a diffondere le norme che tutelano la libera scelta della donna.

“L’obiettivo della Fnco è di portare a zero il numero dei neonati abbandonati che rischiano la vita, informando tutti gli operatori sanitari e le donne che, in situazioni dolorose dovute, ad esempio, un abbandono, una violenza o estreme condizioni di indigenza, si può responsabilmente scegliere di proteggere la vita della partoriente e quella del nascituro nel più totale anonimato”, sostiene la Federazione.

“Si chiede al Ministro della Salute - aggiunge la Fnco - che vengano messe in atto campagne di informazione e iniziative che possano aiutare la Categoria a diffondere in maniera più capillare possibile informazioni sul diritto al parto anonimo e che vengano sollecitate le strutture ospedaliere ad individuare nell’Ostetrica, cui competete la redazione della dichiarazione di nascita, la figura di riferimento, competente sulla normativa vigente in materia e garante della riservatezza, atta a limitare interventi estemporanei e frammentati. E’ opportuno sottolineare, in tale ambito, due esperienze positive in Italia: il progetto Madre Segreta a Milano, e il Progetto Salvamamme - Salvabebè a Roma, che tra il 2006 e il 2007 hanno elaborato un manuale di comportamento per gli operatori sanitari elencando le procedure e gli strumenti adeguati per la gestione di questi casi”.

La Fnco ritiene che “Un’adeguata informazione sul diritto all’anonimato avrebbe come immediata conseguenza una maggiore tutela della libertà della donna e, al tempo stesso, la salvaguardia della salute, della sicurezza, della vita del bambino”. 

05 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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