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Delega lavoro Patto della Salute. Farmacisti ospedalieri: “Siamo al tramonto della dirigenza?”  

di R.di Turi e G.Console

Il Sinafo ritiene inaccettabile la proposta, da più parti avanzata, di aprire l’accesso al sistema sanitario di professionisti privi del requisito della specializzazione.In discussione sia il ruolo dirigenziale sia l’esistenza stessa delle scuole e, in particolare,  quella  nostra di farmacia ospedaliera

06 MAR - Correva l’anno 1992, nasceva l’Aziendalizzazione del SSN e soprattutto nasceva la Dirigenza! Non sappiamo quanti all’epoca (…e a tutt’oggi) abbiano compreso appieno il vantaggio ottenuto in questo passaggio. In tanti, soprattutto ex Primari, hanno dato l’addio, con molta perplessità e qualche nostalgia, alla vecchia organizzazione piramidale e gerarchica. Hanno dovuto confrontarsi con la nuova realtà di un nuovo modello gestionale tutto da esplorare e che, comunque, prevedeva una epocale svolta culturale. E di svolta culturale si trattava poiché l’accezione di Dirigente rende chiari il margine di autonomia professionale e ancor di più l’attribuzione di responsabilità al singolo professionista.
 
Ma andiamo con ordine. Inizialmente la Dirigenza si articolava in due distinti livelli (I e II) che, pur lasciando sufficienti spazi di autonomia professionale per i singoli, manteneva di fatto ferma la differenza di responsabilità col Direttore di Struttura (II livello) che a tutti gli effetti assumeva su di sé il peso maggiore delle responsabilità correlate agli aspetti organizzativi e gestionali. Questo tipo di gerarchia riproduceva di fatto il vecchio modello con un “capo” contornato da una schiera di collaboratori poco indipendenti.
Ben presto però, si giunge alla vera svolta. Il livello dirigenziale diviene unico e ciò che differenzia i singoli operatori sono gli incarichi assegnati ai singoli dirigenti. Accade quindi che le vecchie Divisioni e Servizi, articolati gerarchicamente, si trasformano in vere e proprie équipe.  Il Direttore diviene, di fatto, un Coordinatore incaricato di lavorare per obiettivi, organizzare l’Unità Operativa per aree e linee di attività, stimolare e motivare il gruppo, valutare ed esaltare le attitudini individuali nel rispetto della massima autonomia professionale. In sintesi il suo compito è quello di armonizzare le attività attraverso una programmazione adeguata alle reali esigenze gestionali e ai veri bisogni dell’utenza. Nasce così la necessità di definire e concordare con la direzione strategica il cosiddetto budget. Con questo passaggio si determina la necessità di un confronto tra direzione strategica e unità operative per una valutazione obiettiva della necessità correlate alle linee di attività e volumi prestazionali da garantire nelle diverse strutture. Questa valutazione risulterà prodromica alla definizione, condivisa e programmata, delle risorse strutturali e di personale da assegnare alle singole unità operative.  Un sistema così concepito deve, quindi, fondarsi su organici adeguati costituiti da personale specialista, sanitario e non, assolutamente ben formato ed esperto, in grado di affrontare adeguatamente l’impegno richiestogli dal SSN sin dal momento del primo ingresso in servizio.  L’accesso al SSN, regolamentato dalla normativa concorsuale inserita nei decreti 483/97 e 484/97, tiene infatti conto di tutto questo e ad oggi ha consentito di realizzare in Italia uno dei migliori sistemi sanitari al mondo.    
 
Ma qualcosa, però, sta cambiando…Nell’ambito della discussione sull’ex articolo 22 del Patto della Salute, il Governo, in una prima bozza, aveva previsto che al SSN si potesse accedere direttamente anche senza specializzazione con il solo possesso, quindi, del diploma di laurea e abilitazione ma con un trattamento economico inferiore e senza qualifica dirigenziale. In una bozza successiva, si cassa questa possibilità del doppio canale di accesso (con e senza specializzazione) prevedendo un nuovo iter per le specializzazioni con creazione di reti regionali formative ospedale/università e realizzazione di un nuovo contratto di formazione e lavoro a partire dall’ultimo anno di specializzazione. Inutile sottolineare che verrebbe necessariamente cambiata anche la normativa di accesso alla dirigenza che, come abbiamo ricordato, è regolamentata dai decreti 483/97 e 484/97. Neanche il tempo per metabolizzare questa inversione di tendenza, che il Comitato Regioni – Sanità ripropone il doppio canale d’accesso con inquadramento non dirigenziale e con percorsi di carriera e livelli retributivi determinati dai CCNL. Tutte queste novità riguarderebbero solo i medici. Nessuna menzione per gli altri professionisti attualmente inquadrati nell’area contrattuale III.
 
Dimenticanza o esclusione voluta? Non ci è consentito di sapere. In ogni caso, nella considerazione che ciò che è stato previsto per i per i medici dovrà essere esteso anche alle altre figure (attualmente) dirigenziali non mediche, allora riteniamo di dover dire la nostra su una problematica che è di certo importante per il futuro stesso della nostra professione all’interno del SSN. Si tratta, a nostro parere, di una reformatio in peius alla quale andrebbe incontro la dirigenza se fosse abolito il requisito della specializzazione per l’accesso al servizio sanitario nazionale. Il doppio canale previsto nella bozza ci ha immediatamente rimandato ai tempi in cui si ipotizzava una dirigenza riservata esclusivamente ai responsabili di struttura. Cosa, questa, che non sarebbe da demonizzare in assoluto a patto però che non si creino, all’interno delle dinamiche gestionali e professionali, disparità di trattamento normo- giuridico-economico tra i professionisti.
 
Quello che viene prospettato nelle prime bozze pubblicate, rappresenterebbe, a nostro avviso, un pasticcio non da poco. Che senso ha l’assunzione di professionisti non specializzati da collocare in un limbo normo-giuridico per poi, forse mai, farli traghettare nella dirigenza a seguito di una iscrizione in soprannumero in una scuola di specializzazione? E coloro che sono già specializzati (e non ancora assunti) che speranze di assunzione avrebbero nel momento in cui i posti sarebbero già occupati e saturati dai colleghi originariamente orfani del requisito? Ancora: che interesse avrebbero le aziende a incoraggiare il conseguimento della specializzazione per i loro strutturati collocati nel ruolo non dirigenziale nel momento in cui dovessero, dagli stessi, essere assicurate funzioni e linee di attività ad un “costo” certamente più basso di quello che si produrrebbe laddove gli stessi fossero  traghettati nel  ruolo dirigenziale?
 
Tutte domande retoriche per le quali le risposte sono ampiamente scontate. Se una riarticolazione siffatta fosse approvata, sarebbero a nostro parere, messi  in discussione sia il ruolo dirigenziale sia l’ esistenza stessa delle scuole e, in particolare,  quella  nostra. La scuola di specializzazione in Farmacia Ospedaliera viene considerata da noi farmacisti (e siamo convinti che sia così anche per tutti gli altri professionisti sanitari, medici e non) un riferimento formativo irrinunciabile perché assolutamente professionalizzante. E’ opportuno ricordare che, ad esempio, per i Farmacisti il tirocinio pratico svolto all’interno del corso di specializzazione in Farmacia Ospedaliera prevede circa mille ore di impegno formativo “sul campo”.
 
Questo percorso professionalizzante mette il singolo professionista nella preziosa condizione di conoscere e maturare esperienze in linee di attività di discipline aggiuntive e innovative quali HTA,  farmacoepidemiologia,  farmacoeconomia,  farmacosorveglianza, galenica clinica oncologica e nutrizionale, sperimentazione clinica, gestione di banche dati,  management ecc. Tutte discipline che consentono di realizzare l’irrinunciabile opera di Clinical Governance che tanto giova alla razionalizzazione dell’uso delle risorse disponibili e ancor di più alla sostenibilità del sistema.  
 
Si tratta quindi non solo della vita lavorativa e professionale di tanti giovani colleghi, ma anche di garantire l’ingresso, nelle strutture ospedaliere e territoriali, di professionisti adeguatamente formati in grado di assolvere ab initio a quei compiti di tutela della salute e di salvaguardia dei livelli gestionali previsti dal nostro sistema sanitario.
     
Roberta di Turi
Segretario generale SiNaFO
 
Giangiuseppe Console
Presidente SiNaFO 

06 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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