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5° Congresso Fadoi Giovani. Al via il 21 marzo a Milano: focus su nutrizione e benessere


Una corretta alimentazione, non solo può prevenire le malattie ma anche consentire di vivere in uno stato di 'ben-essere'. Inoltre, si possono così creare le condizioni per favorire la guarigione o stabilizzazione clinica del paziente polipatologico e in politerapia farmacologica, assistito nei reparti ospedalieri di Medicina Interna.

16 MAR - Il 21 marzo prossimo, presso l'Aula Magna dell'Ospedale Cà Granda Niguarda di Milano, si terrà il 5° Congresso Regionale Fadoi Giovani Lombardia. L'iniziativa Fadoi (Società scientifica di medicina Interna) ha il patrocinio di Expo, Regione Lombardia e della Federazione Regionale dell'Ordine dei Medici ed avrà come tema principale quello della nutrizione. Focus quindi sull'importanza di una corretta alimentazione, non solo per prevenire le malattie e vivere in uno stato di ben-essere, ma anche come strumento per creare le condizioni ideali che favoriscano la guarigione o la stabilizzazione clinica del paziente ricoverato in ospedale, con particolare riferimento al paziente polipatologico e in politerapia farmacologica, curato e assistito nei reparti di Medicina Interna.

Nell'ambito dell'incontro, oltre a quello della nutrizione, saranno trattati argomenti di interesse per i giovani internisti, e nell'ambito della sessione conclusiva ("question time" ) 10 "senior" Fadoi risponderanno a 10 quesiti posti dai giovani internisti su questioni controverse della pratica clinica in Medicina interna.

“Iniziative come quella che si svolgerà sabato a Milano - ha commentato Luigi Magnani, presidente di Fadoi Lombardia e direttore della Medicina Interna dell'Ospedale di Voghera - rappresentano un'importante occasione formativa e di confronto per i nostri giovani internisti, con indubbie ripercussioni sulla qualità dell'assistenza ospedaliera. Nel corso degli ultimi anni, le caratteristiche del paziente che viene ricoverato in area medica sono enormemente cambiate. Oggi ci troviamo di fronte un nuovo tipo di paziente, sconosciuto o quasi fino a non molto tempo fa, la cui prognosi non è condizionata da una singola patologia, ma dall’insieme di più fattori, non solo clinici: severità della malattia, rischio di morte, prognosi ma anche bisogni, carichi assistenziali e difficoltà e controindicazioni all’ effettuazione dei trattamenti. Il paziente che ricoveriamo nei nostri reparti è un paziente nuovo perché complesso, al di là di quanto possa essere rappresentato dalla somma delle singole patologie. Ma la gestione della complessità non può passare attraverso la 'scomposizione' del paziente nelle singole patologie da cui è affetto, ciascuna delle quali da affidare ad uno specialista di riferimento, in quanto questo modello clinico ha già dimostrato in varie esperienze internazionali evidenti limiti, principalmente legate a problemi di coordinamento delle cure e al conseguente aumento dei costi sanitari”.

Il paziente deve essere valutato nel suo insieme - questo il messaggio che vuole dare Fadoi - in base ad una visione globale ed olistica: solo così può essere curato il malato e non la malattia. L’internista non è una sorta di medico generico del paziente ricoverato, ma il vero e proprio “specialista della complessità”, l’unico che per preparazione specialistica universitaria, background, formazione, visione clinica, esperienza può avere il ruolo di “regista” in un processo diagnostico-terapeutico-assistenziale complesso come quello descritto, avvalendosi certo delle competenze degli specialisti d’organo e d’apparato, ma mantenendo per sé la fondamentale funzione di riferimento (così come delineato nel Libro Bianco Regionale), determinando in ultima analisi le scelte cliniche e valutandone anche le ricadute in termini organizzativi, economici e soprattutto di appropriatezza.

“Considerando l’importanza degli argomenti trattati - conclude Magnani - auspichiamo l’apertura di un tavolo tecnico regionale sulla Medicina Interna che preveda il coinvolgimento delle due società scientifiche nazionali di Medicina Interna (Fadoi e Simi) al fine di individuare e rendere operative le soluzioni più idonee per la gestione del paziente complesso polipatologico”. 

16 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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