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Orario lavoro medici. Consulcesi: “Sono già oltre 5mila i camici bianchi pronti a far ricorso”


Ogni medico potrà chiedere allo Stato, calcola Consulcesi, fino ad 80mila euro esentasse “ed è dovuta perché non viene rispettato il limite delle 48 ore settimanali di lavoro con un riposo di almeno 11 ore tra un turno e l’altro”. In base alle prime stime prime stime, se almeno la metà facesse ricorso, per le casse pubbliche il rischio sarebbe di un esborso di oltre 3 miliardi. 

26 OTT - Sono già oltre 5mila i medici pronti a fare ricorso per il mancato rispetto della direttiva europea 2003/88 sugli orari di lavoro. E’ la cifra fornita da Consulcesi, dopo circa un anno dall’avvio della azioni collettive. L’intenzione è quella di sottoporre la questione al Governo “visto che appare ormai chiaro che, con gli organici attualmente a disposizione, le Regioni, principali interlocutori sull’organizzazione delle strutture sanitarie, non riusciranno a far rispettare orari e riposi di legge”. Ogni medico potrà chiedere allo Stato, calcola Consulcesi, fino ad 80mila euro esentasse “ed è dovuta perché non viene rispettato il limite delle 48 ore settimanali di lavoro con un riposo di almeno 11 ore tra un turno e l’altro. Un problema che riguarda oltre 100mila medici che operano nel comparto pubblico. Secondo le prime stime, se almeno la metà facesse ricorso, per le casse pubbliche il rischio sarebbe di un esborso di oltre 3 miliardi”.

"Medici ed infermieri sono stati considerati lavoratori di serie b – commenta il presidente di Consulcesi Group, Massimo Tortorella – ed i loro diritti non erano uguali a quelli di tutti gli altri. Ci auguriamo che questa Legge faccia finalmente giustizia, fermo restando che le ore lavorate in più in questi anni devono essere comunque pagate. Abbiamo qualche perplessità che dal 25 novembre possa realmente cambiare qualcosa. Il problema dei turni massacranti, come ci confermano i tanti medici che ci hanno contattato, è dovuto sostanzialmente al blocco del turnover e alla mancata stabilizzazione dei precari. Proprio in quest’ultimo caso c’è un decreto legge che non riesce a trovare attuazione per la mancanza di risorse. Noi saremo sempre al loro fianco, sostenendoli nell’attività professionale e tutelandoli in sede legale affinché insieme ai diritti sia riconosciuto anche il risarcimento economico ingiustamente negato”.

26 ottobre 2015
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