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Sifo: no allo spostamento di farmaci ospedalieri nelle farmacie territoriali


Per la Società italiana di farmacia ospedaliera la distribuzione attraverso gli ospedali e le Asl “consentono più risparmi” e “offrono valore aggiunto dell’appropriatezza delle cure, aspetto su cui agire per razionalizzare la spesa e migliorare l’assistenza”.

31 MAR - Evitando il canale delle farmacie private per la distribuzione dei farmaci del Prontuario ospedaliero si otterrebbe un significativo risparmio per il Ssn. Lo sostiene la Sifo, che oggi batte sul tema attraverso una nota nella quale si sottolinea che “il sistema più semplice ed efficace è quello della distribuzione diretta dei medicinali ai pazienti in dimissione e, nel caso di malati cronici, tramite l’Asl e in assistenza domiciliare”. In particolare, l’esclusione del canale delle farmaci private comporterebbe secondo la Sifo un risparmio che “una recente indagine della Guardia di Finanza ha quantificato per il quadriennio 2004-2008 in poco meno di 900 (892) milioni di euro”.
I farmacisti ospedalieri ribadiscono così la loro contrarietà allo spostamento di alcuni farmaci di fascia H nelle farmacie territoriali. “Un controsenso, almeno per due motivi”, affermano. Primo “per i mancati risparmi, dato che la distribuzione diretta tramite le farmacie territoriali costa di più perché vi si aggiungono le spese di distribuzione per i farmacisti privati, oneri che variano in base ad accordi regionali fino ad arrivare al 12% sul prezzo al pubblico compreso di iva”. La seconda ragione consiste, secondo la Sifo, nel fatto che “si tratta di medicinali di uso ospedaliero proprio perché necessitano di una particolare attenzione per aspetti legati al monitoraggio dell’efficacia e degli effetti collaterali, e quindi alla loro sicurezza e appropriatezza di utilizzo, verificabili mediante il continuo controllo dei rispettivi piani terapeutici depositati presso i servizi farmaceutici del sistema sanitario nazionale e il monitoraggio attraverso il Registro dell’Agenzia italiana del farmaco”. I farmacisti delle farmacie territoriali, “non conoscendo il piano terapeutico, non sono in grado di valutare l’appropriatezza prescrittiva che è il parametro più avanzato e complesso sul quale anche gli studi più recenti ci dicono sia necessario agire per diminuire ulteriormente la spesa, in particolare per i farmaci complessi che necessitano di un monitoraggio intensivo come quelli ospedalieri e innovativi”, sostiene Pietro Finocchiaro, segretario nazionale Sifo. Ma “nonostante da anni i farmacisti ospedalieri e delle Asl pongano l’accento sulla distribuzione diretta dei farmaci – aggiunge Laura Fabrizio, presidente Sifo – non molto è stato fatto, se si eccettuano esperienze di distribuzione a domicilio attuate in alcune Asl di Liguria, Umbria e Calabria e altre lodevoli iniziative purtroppo isolate”.
Secondo Francesco De Vita, segretario regionale Sifo Abruzzo, occorrerebbe inoltre considerare che “monitorare i consumi di per sé non ha alcun senso né valore se non si ha la possibilità di incidere sugli stessi. Del resto il mero monitoraggio dei consumi è già banalmente ottenibile giorno per giorno presso i servizi farmaceutici del Ssn, i quali, all’atto della distribuzione controllano i piani terapeutici e le schede di segnalazione, certificano la rispondenza tra prescrizione e terapia, e, contemporaneamente alla dispensazione, validano un controllo di appropriatezza prescrittiva”.

31 marzo 2011
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