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Medicina convenzionata. Fimmg: “Dopo sette anni la speranza di una riorganizzazione”

di Stefano Zingoni

L’atto d’indirizzo ed ancor più l’apertura del tavolo di trattativa sono date importanti, non solo per i medici convenzionati, che si vedono restituiti quei diritti fondamentali di rappresentanza e di negoziazione troppo a lungo calpestati, ma per i cittadini e per le loro attese di salute principalmente fondate su una riorganizzazione delle cure primarie all’altezza dei tempi.

14 APR - Col definitivo licenziamento, da parte delle regioni, del documento integrativo dell’atto d’indirizzo per la medicina convenzionata deliberato in data 12/02/2014 si perfeziona il travagliato e sfilacciato iter necessario per rimettere allo stesso tavolo parte pubblica regionale e sindacati dei medici convenzionati nel tentativo di tradurre in norme contrattuali, unico strumento credibile di cambiamento, un insieme di ideazioni progettuali di miglioramento assistenziale fiorite in questi lunghi anni di blocco. Senza la negoziazione e la condivisione, infatti, è esperienza consolidata che le norme sono inapplicabili o comunque inapplicate, anche quando sono sensate e non è questo un caso di facile riscontro.
 
Per questo l’atto d’indirizzo ed ancor più l’apertura del tavolo di trattativa sono date importanti, non solo per i medici convenzionati, che si vedono restituiti quei diritti fondamentali di rappresentanza e di negoziazione troppo a lungo calpestati, ma per i cittadini e per le loro attese di salute principalmente fondate su una riorganizzazione delle cure primarie all’altezza dei tempi e dei mutamenti sociali e tecnologici che, nel frattempo, sono evoluti e non sono stati ad aspettare le stagnazioni di politici ed amministratori. La sfida è enorme.
 
In un contesto di risorse limitate, ma che comunque bisognerà trovare, con tutta la ragionevole gradualità, si tratta di reindirizzare le cure mediche sul territorio, tutelando le eccellenze che le hanno salvate in questi anni bui: rapporto personale e di fiducia, capillarità e domiciliarità assistenziale, approccio olistico alla salute della persona, fluidità dei meccanismi di risoluzione dei problemi svincolati dagli inutili gravami del rapporto di lavoro dipendente a favore di quello libero professionale a convenzione e coniugarli con un assetto organizzato nel quale il lavoro in team rappresenti non una spersonalizzazione del paziente, ma un potenziamento ed allargamento dei vantaggi del rapporto di fiducia, garantendo estensione temporale e tecnico/scientifica alle cure, alla prevenzione ed all’accompagnamento nei percorsi di salute.
 
Una sfida per il SSN, per vincere la quale l’appropriatezza di ogni intervento: professionale, organizzativo o amministrativo, che sia, dovrà derivare non da muri o steccati impersonali, quando non errati, ma da un patto assistenziale col cittadino, responsabilizzato al miglioramento possibile, facendo tesoro in questo percorso dell’esperienza consolidata di chi, come i medici di famiglia, ne ha fatto una ragione della propria professione. Una specie di ever green che non cessa di essere costantemente apprezzato dai loro pazienti.
 
Non sono in ballo cose da poco sui tavoli delle convenzioni dei medici territoriali. Si gioca una grande fetta delle possibilità del SSN di sopravvivere come tutela pubblica della salute degli italiani, favorendone la sostenibilità in un ambiente di efficacia ed efficienza, rispettoso della individualità del cittadino, contemperata da un interesse collettivo di cui si conosca non solo l’appellativo, ma anche i contenuti: si di rigore, ma anche d’investimento (salute) e prospettiva (tutele).
 
Con tutta la forza di chi si è speso, senza risparmiarsi, per arrivare a questo sudato inizio, ci sediamo come medici di medicina generale al tavolo negoziale con la forza delle nostre proposte, con la consapevolezza del patrimonio della nostra esperienza e conoscenza, ma anche con l’umiltà e la concreta disponibilità di chi sa che non ci sono esami d’appello per il SSN e di chi ritiene che sia uno strumento di civiltà della nostra nazione tanto importante da non poterlo mercificare sull’altare della logica del profitto dei grandi gruppi privati della Whyte Economy.
 
Stefano Zingoni
Presidente Fimmg

14 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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