Liberalizzazione fascia C. Una pagina del Corriere per spiegare le ragioni del no
Un appello ai cittadini, ai giovani farmacisti, ai politici, al Governo e al Presidente della Repubblica. “Si perderà l’efficienza e la continuità del servizio ma anche l’indipendenza del farmacista”. Così il comunicato di Federfarma apparso oggi sul quotidiano.
10 DIC - Una pagina intera del
Corriere della Sera di oggi per spiegare le ragioni del no e provare anche la via dell’appello pubblico per far cambiare idea al Governo sul decreto che liberalizza la vendita dei farmaci in fascia C con obbligo di ricetta.
Ecco il testo dell'appello di Federfarma:
“
Ci rivolgiamo ai cittadini che apprezzano il nostro insostituibile ruolo di consiglieri della loro salute e la nostra incessante presenza 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, con le nostre 17.500 farmacie presenti nelle grandi città e disseminate nei luoghi più sperduti del territorio italiano;
ai giovani farmacisti che si affacciano alla professione credendo di contare su una carriera professionale che li conduca alla titolarità con criteri di merito per servizio;
ai politici che sanno quanto sia importante che la salute dei cittadini non sia abbandonata alle logiche commerciali;
ai responsabili del Governo che dovrebbero rispondere degli impegni assunti in campo europeo anziché alle richieste delle segreterie politiche dei partiti, creando vero sviluppo e veri tagli alle spese ed evitando che, con le riforme delle professioni, forti interessi prevarichino sull’autonomia dei professionisti e smembrino i luoghi controllati e sicuri della salute;
al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione italiana che sancisce espressamente il diritto di tutela della salute del cittadino.
Oggi, portando i farmaci distribuiti con ricetta fuori dalla farmacia, si perde l’efficienza e la continuità del servizio e l’indipendenza dell’attività del farmacista”.
Chiediamo solo di poter presentare la nostra proposta di riforma, per aprire rapidamente più farmacie, per far risparmiare i cittadini e ridurre la spesa del Servizio sanitario nazionale.
Non facciamo scelte che ci portino fuori dall’Europa con norme presenti in alcun Paese al mondo".
10 dicembre 2011
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