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Ingegneria clinica. Si chiude il congresso internazionale Icehtmc. L’obiettivo ora è “costruire una casa comune europea degli ingegneri clinici”


Si è concluso oggi il Terzo Convegno Internazionale di Ingegneria Clinica che ha riunito, a Roma, circa 1.500 esperti del settore. “Un successo oltre le nostre aspettative”, ha commentato Lorenzo Leogrande, presidente dell’Aiic. In questa occasione è stato anche firmato il primoagreement che sancisce la creazione della European Federation of Clinical Engineering

 

23 OTT - Con l’arrivederci a Washington 2021, sede prescelta per il prossimo appuntamento, si è concluso a Roma il Convegno Internazionale di Ingegneria Clinica Icehtmc, evento che ha richiamato nella capitale circa 1.500 esperti di tecnologie per la sanità, ingegneria clinica e biomedica. Un evento riuscitissimo per numero di partecipanti, ampiezza delle nazioni rappresentate, qualità dei lavori, delle relazioni e degli approfondimenti.
 
Ingegneria clinica: responsabilità e prospettive della professione. “Gli ingegneri clinici sono essenziali soprattutto per la governance dei dispositivi medici. Ma queste figure professionali non sempre sono presenti nei centri di cura” ha affermato Adriana Velazquez, responsabile Medical devices dell’Oms in uno dei suoi interventi. “Secondo noi sono necessarie per un corretto sviluppo delle tecnologie della salute, per la loro effettiva sicurezza e per la loro corretta manutenzione”. Un messaggio che è stato ripreso dal presidente dell’Aiic, Lorenzo Leogrande, e da Tom Judd, chairman Icehtmc-Ced. Entrambi hanno sottolineato come le “innovazioni e le trasformazioni vertiginose dei sistemi tecnologici a disposizione degli ospedali e dei servizi sanitari stanno finalmente convincendo i policy maker di non poter fare a meno della figura dell’ingegnere clinico, l’unico professionista in grado di affiancarsi ai clinici ed alle direzioni generali fornendo quel supporto tecnico essenziale per chi vuole offrire servizi avanzati, sicuri e di qualità ai cittadini”.
 
Leogrande ha anche posto l’accento sulla “partecipazione di esperti, delegati e colleghi da tutti i Paesi del mondo, dall’Africa all’Australia, dal Sud America alla Cina”. Una dimostrazione del fatto che la professione dell’ingegnere clinico è “intimamente e strutturalmente connessa con lo sviluppo della sanità a prescindere dai modelli e dalle organizzazioni di riferimento”. 
 
Nasce la federazione europea degli ingegneri clinici. Durante l’ultima giornata dell’Icehtmc è stato siglato tra le maggiori associazioni di ingegneria clinica europee un agreement, il primo atto formale per la creazione della European Federation of Clinical Engineering. L’agreement è stato firmato dai rappresentanti delle associazioni di Regno Unito (Ipem), Olanda (Bmtz), Spagna (Seeic), Croazia (Crobemps), Bosnia (Dmbiubih), Francia (Afib), Germania (Fbmt), Grecia (Elevit), Irlanda (Beai) e Italia (Aiic). “La firma di questo accordo è una tappa importante per il network internazionale della nostra professione, un obiettivo su cui abbiamo lavorato da tempo”, commenta Stefano Bergamasco, vicepresidente AIIC e segretario della Clinical Engineering Division (Ced). La nostra intenzione, ha proseguito Bergamasco, è di “costruire una casa comune europea degli ingegneri clinici, affinché possano essere condivise, con continuità, esperienze e progetti che possano servire a tutti i colleghi e ai servizi sanitari, anche in vista dell’entrata in vigore del nuovo Regolamento per i Dispositivi Medici, che diventerà operativo a partire dal maggio 2020”.

23 ottobre 2019
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