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L’importanza del defibrillatore in ogni luogo di lavoro

di Domenico Della Porta

La necessità di dotare ogni luogo di lavoro di un apparecchio per la defribillazione è confermata da una statistica spietata da cui viene fuori che il 5% degli arresti cardiaci si verifica proprio durante l’occupazione. Questo significa che oltre 70 lavoratori alla settimana, in Italia, sono colpiti da arresto cardiaco mentre si trovano sul posto di lavoro. 

11 GEN - Non si parla dell’uso del defibrillatore semiautomatico e automatico (DAE) sui luoghi di lavoro nel testo del disegno di legge, ormai definitivo, in attesa, in questi giorni, di approvazione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato. Eppure nel provvedimento giunto al traguardo è previsto l’uso di questo apparecchio salvavita presso le sedi delle pubbliche amministrazioni in cui siano impiegati almeno quindici dipendenti e che abbia servizi aperti al pubblico; negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e nei porti, a bordo dei mezzi di trasporto aerei, ferroviari e marittimi e della navigazione interna, che effettuano tratte con una percorrenza continuata, senza possibilità di fermate intermedie, di una durata di almeno due ore e, comunque, presso i gestori di pubblici servizi ivi comprese le società quotate, in relazione ai servizi di pubblico interesse -, nonché di servizi di trasporto extraurbano in concessione.
 
L’importanza dei defibrillatori sui luoghi di lavoro è confermata da una statistica spietata da cui viene fuori che il 5% degli arresti cardiaci si verifica proprio durante l’occupazione. Questo significa che oltre 70 lavoratori alla settimana, in Italia, sono colpiti da arresto cardiaco mentre si trovano sul posto di lavoro.  Occorre considerare il defibrillatore alla stregua di un sistema antincendio o di un estintore, ossia un dispositivo di vitale importanza in presenza di una situazione critica all’interno dell’azienda valutando: Se in azienda ci sono condizioni ambientali operative critiche? Quanti dipendenti hanno un’età superiore a 45 anni? Quali difficoltà potrebbe comportare la perdita di un dipendente con un alto livello di esperienza e professionalità? In che modo potrebbe essere percepita la perdita di un dipendente a causa di un arresto cardiaco, sapendo che con un dispositivo dal costo equivalente a quello di un elettrodomestico si sarebbe potuto salvare?
 
L’INAIL in un’esauriente pubblicazione del 2016, curata da Dipartimento di Medicina del Lavoro, precisa, tra l’altro, “L’esito degli infortuni sul lavoro dipende non soltanto dall’entità del danno, ma anche dalla prontezza ed efficacia dei primi soccorsi che possono fare la differenza tra la vita e la morte, tra recupero rapido o prolungato, tra disabilità temporanea o permanente. Questo vale anche per la morte cardiaca improvvisa, evento che in molti casi si verifica sul posto di lavoro. I fattori lavorativi che contribuiscono ad aggravare le malattie cardiovascolari sono il contatto con alcune sostanze (come il monossido di carbonio e il piombo), l’asfissia da inalazione di gas tossici, le condizioni lavorative stressanti, l’esposizione al caldo o al freddo estremi, lo sforzo fisico eccessivo. Ci sono poi dei fattori di rischio professionali come l’elettrocuzione, che portano alla fibrillazione ventricolare e quindi all’arresto cardiaco. Predisporre delle misure di emergenza nei luoghi di lavoro che prevedano l’utilizzo del DAE in caso di necessità, permette di: > aumentare la sicurezza dei lavoratori: il lavoratore può subire un attacco cardiaco improvviso durante l’orario di lavoro e, nel caso di fibrillazione ventricolare, l’unico intervento utile è la defibrillazione attraverso shock elettrico.
 
Per permettere l’intervento in economia e qualità, sottolinea il documento INAIL, è necessario: > Formare il personale addetto: il percorso didattico specifico può essere facilmente integrato con i corsi di formazione per addetti al Primo Soccorso, obbligatori per legge, nei quali è previsto un modulo specifico per l’emergenza e la rianimazione cardiopolmonare. > Rendere accessibile il DAE: il DAE può essere posizionato in qualsiasi luogo di lavoro, in maniera tale da garantire l’intervento entro 5 minuti.
 
È particolarmente consigliato:
• nelle aree dove sono presenti apparecchi elettrici;
• nei luoghi di lavoro all’aperto, dove possono cadere fulmini o dove si lavora su linee elettriche;
• in zone isolate dove è più difficile far arrivare i soccorsi come impianti di perforazione, cantieri di costruzione, piattaforme marine ecc.;
• in luoghi di transito o permanenza di molte persone. In ogni caso, per garantire un accesso rapido, è necessario che sia chiara a tutti, sia ai lavoratori che ai visitatori, la presenza di un defibrillatore. Esistono a tal fine una segnaletica internazionale e delle teche che è consigliabile utilizzare per rendere visibile e contenere il DAE. Il segnale universale del DAE, riportato nell’immagine sottostante, può essere combinato con frecce che indicano la presenza del più vicino apparecchio.
 
Anche la recente disposizione INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) che prevede una riduzione del premio INAIL per le aziende che adottano il defibrillatore e provvedono alla formazione del personale al BLS-D (Basic Life Support – Defibrillator), conferma l’importanza della presenza del DAE come strumento principale di prevenzione delle morti bianche. 
 
Per Maria Luisa Gnecchi, responsabile Nazionale del Dipartimento Welfare del PD vale la pena puntare ad una revisione delle linee guida in materia di Primo Soccorso nei luoghi di lavoro, attraverso anche un aggiornamento dei protocolli sanitari, con l’introduzione dei DAE ove necessario, adeguando i decreti ministeriali relativi a Primo Soccorso per la gestione delle emergenze in applicazione della normativa di salute e sicurezza sul lavoro D.Lgs. 81/2008.
 
Ci sono molti fattori, infatti,  che possono aumentare la probabilità di essere colpiti da arresto cardiaco improvviso o limitare la fornitura immediata della defibrillazione: una forza lavoro che invecchia, in particolare nelle imprese industriali; siti di lavoro con apparecchiature ad alta tensione; luoghi urbani difficilmente raggiungibili dai soccorritori a causa della presenza di traffico, scale, ascensori, scale mobili o una folla di persone; aree industriali che possono avere i dispositivi di protezione ad accesso limitato o più impianti dislocati sul territorio; sedi di lavoro collocate in zone montane o lontane dai centri abitati e quindi difficilmente raggiungibili dai servizi di emergenza.
 
 
Domenico Della Porta
Delegato nazionale Federsanità ANCI per l’Igiene, la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro

11 gennaio 2020
© Riproduzione riservata

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