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Le Ostetriche devono occuparsi dell’assistenza alle donne abusate

di Antonella Marchi

05 LUG -

Gentile direttore,
ho avuto modo nei giorni scorsi di leggere su Quotidiano Sanità, che si è tenuta una audizione della Federazione Nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) alla Commissione d’inchiesta al Senato su Femminicidio e abusi; ho apprezzato alcuni aspetti del documento ma ritengo che debbano essere chiarite delle questioni a mio avviso determinanti per il rispetto di entrambe le professioni, di Infermiere e di Ostetrica.

Il Profilo Professionale dell’Ostetrica/o è molto chiaro in tema di competenza poiché definisce l’Ostetrica la professionista che si occupa dell’intera vita della donna e ritengo sia dovuto, venga assistita soprattutto in un momento tanto disagiato, da un’ostetrica che si è specializzata nell’accoglienza della vittima femminile di stupro e nella raccolta rigorosa delle fonti di prova poiché è sempre  più incisivo e determinante il ruolo della prova scientifica.

Non basta essere “professionisti formati e preparati” occorre aver chiaro il tipo di intervento da svolgere ed essere rigorosi, è il “rigore” che in questi casi fa la differenza tra la possibilità di risalire a chi ha commesso il reato oppure no.

L’approccio alla scena del crimine è spesso frammentario nella violenza sessuale, in cui talvolta vengono commessi errori nella raccolta delle fonti di prova perché limitatamente preparati o perché mancano gli strumenti necessari per un’assistenza di qualità. 

Noi diamo giustizia alle vittime solo se crediamo in ciò che stiamo facendo e lo facciamo in totale rigore poiché ci occupiamo di tragedie che devastano le persone e pertanto dobbiamo avere la responsabilità di lavorare bene.

Locard ha avuto un’intuizione incredibile circa l’interazione tra le persone e gli ambienti: tutte le tracce fisiche sono prove che non dimenticano e che se studiate attentamente, fanno emergere chi ha commesso il delitto. 

In Italia abbiamo già, all’interno della nostra Società Scientifica -l’Associazione Italiana di Ostetricia-, un gruppo di studio “abusi e violenze” in cui partecipano ostetriche specializzate in tale ambito ed intervengono sulla scena del crimine sessuale, sia esso in ospedale, a domicilio o altrove e sanno come muoversi correttamente sulla scena e sulla persona abusata. 

Dunque non sono d’accordo rispetto a quanto indicato nell’articolo che ho letto, ovvero che sono gli infermieri che agiscono con percentuali elevate di attività in questo ambito rispetto alle altre professioni: se ciò corrisponde al vero, è necessario ri-organizzare diversamente l’assistenza, assicurando alla vittima femminile l’assistenza di una professionista ostetrica competente e disciplinata con quella di uno specialista Ginecologo.

Le Ostetriche devono occuparsi dell’assistenza alle donne abusate e supportare i neonatologi/pediatri circa i bambini abusati, così come delle violenze domestiche e di tutto quanto ruota intorno al mondo femminile, richiamato in modo inequivocabile dal Profilo Professionale che, necessariamente, deve essere aggiornato poiché il mondo professionale si è trasformato.

Gli infermieri possono studiare ed occuparsi degli uomini abusati, di cui esiste un mondo sommerso e degli anziani maltrattati come richiamato nel documento pubblicato.

Colgo l’occasione per informare che a breve usciranno le Raccomandazioni Nazionali dell’Associazione Italiana di Ostetricia, “Raccomandazioni per l’assistenza alla vittima di violenza sessuale e raccolta delle fonti di prova”.

Antonella Marchi

Presidente e Consiglio Direttivo Associazione Italiana di Ostetricia (A.I.O.)



05 luglio 2022
© Riproduzione riservata

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