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La Riforma del 118 e la difficoltà a confrontarsi in maniera costruttiva

di Andrea Andreucci

09 LUG - Gentile Direttore,
tutto avremmo fatto, con questo caldo estivo, al di fuori che disturbarla con una risposta a quanto, in una precedente lettera a Lei inviata, viene affermato dal collega, Dottor Cossu, infermiere e membro del Direttivo di SIS118.
 
Purtroppo notiamo ancora una volta una difficoltà di taluni a confrontarsi sui temi in maniera costruttiva, rimanendo piuttosto nella convinzione di detenere la verità assoluta.
 
Venendo ai fatti, intanto, pare sfuggire al collega che la contrarietà al DdL Castellone non è solo del Presidente Romano o di SIIET, dato che questa, da sola, rappresenterebbe solo una parte del sistema di emergenza, ma di un gruppo di società scientifiche e attori del mondo dell’emergenza, tutti con notevole rappresentatività in questa area.
 
Romano nella sua precedente si riferiva all’evidente endorsement di SIS al DdL in questione, ed affermava “fornisce un punto di vista senz’altro rispettabile ma, nel contempo, ben lungi da poter essere ritenuto rappresentativo dell’intero corpo interprofessionale”.
 
Facendo l’analisi logica della frase, questo non significa che di quel parere non si debba tenere conto ma che non sia corretto ritenerlo esaustivo, e soprattutto rappresentativo, di un pensiero comune.
 
Ha ragione, il collega, a dire che SIIET è molto giovane ma questo non lo autorizza, perché sarebbe un grave errore concettuale, a sottovalutare i passi fatti dalla fondazione ad oggi, a livello politico-professionale, scientifico e di rappresentatività.
 
Sarebbe maggiormente utile, forse, che si occupasse, visto che lo riguarda direttamente, della rappresentatività attuale di SIS118 la quale, proprio durante l’ultimo congresso nazionale di Catania, ha subito una enorme spaccatura che ha portato all’abbandono dell’assemblea della maggior parte dei presenti e ad una scissione susseguente che ha condotto, di lì a poco, alla nascita di una nuova realtà.
 
Sarebbe facile, a questo punto, chiedere chi, la Senatrice Castellone, stia ascoltando ed in rappresentanza di chi e di che cosa, visto che buona parte dei Direttori medici del 118 nazionale, insieme a molti infermieri, sono confluiti anche come fondatori in un’altra società.
 
Ritengo che queste diatribe possano interessare solo chi parla, a sproposito, della rappresentatività altrui e che, al contrario, tutte le voci siano degne di eguale rispetto e considerazione.
 
Davvero Cossu non si rende conto che aprire il sistema ad un accesso diretto al 118 da parte dell’utenza porterebbe, oltre che ad un evidentissimo spreco di risorse a causa, ad esempio ma non solo, di una inutile ridondanza di tecnologia, al fallimento del sistema 112?
 
Parla seriamente quando magnifica alcuni sistemi, in particolare del sud Italia, per quello che riguarda la gestione dell’emergenza Covid-19?
 
Si è accorto che quello che ha fatto la differenza vera è stata l’incidenza della malattia nei vari territori, visibilmente minore nel sud, e non, certamente, la migliore risposta di quei sistemi sanitari il cui problema non è certamente la capacità degli operatori quanto la presenza di modelli organizzativi spesso superati? Forse gli sarebbe bastato vedere qualche talk show, senza scomodare dati scientifici, per sentire fior di esperti bollare come una “fortuna”, il fatto che l’epidemia abbia colpito essenzialmente sistemi ben organizzati a livello di emergenza territoriale.
 
Si vuole seriamente sostenere che sistemi come alcuni che ben conosce, e verso i cui modelli il DdL parrebbe voler livellare l’intera Nazione, sarebbero stati capaci di sostenere i 94.416 casi della Lombardia, per prenderne una ad esempio, o i 28.637 dell’Emilia Romagna, per andare su un’altra, quando una regione come la Puglia, sempre per fare un esempio, ha visto 4536 casi in tutto?
E ancora, in cosa consiste la tanto sbandierata modernità del sistema proposto? Forse in modelli dipartimentali spalmati su livello provinciale e poi regionale? A spanna più di 110 direttori di dipartimento, alcuni su province piccolissime, più le strutture regionali. Come già detto dal Presidente di SIIET, roba da prima repubblica.
 
E il ruolo degli infermieri in queste strutture quale sarebbe?
 
Venendo poi al documento intersocietario, il collega ha letto con attenzione quanto vi è riportato riguardo alla formazione, al profilo dei professionisti, al ruolo dell’infermiere? In quel documento troverà tutto quello che non è scritto nel Ddl Castellone.
 
Cossu ha visto quali sono i firmatari e l’intrinseca trasversalità delle professioni coinvolte?
Vogliamo quindi sostenere che il documento appoggiato da SIS118 sia in grado di rappresentare al meglio la gran parte dei professionisti rispetto invece ad un documento redatto e condiviso da un pool di società scientifiche ed enti che riportano una condivisione di intenti inedita nell’emergenza urgenza?
 
Vogliamo continuare a mistificare la realtà dichiarando che chi si coalizza vuole la frammentazione mentre invece chi corre in solitaria mostra, incredibilmente, visioni condivise?
Il Ddl Castellone, così com’è, rappresenta solo una visione, a nostro parere vetusta, lontana ed anacronistica rispetto a quello che il mondo dell’emergenza urgenza già è, per fortuna e con buona pace del collega Cossu, in buona parte di Italia. Quella parte che non vuole tornare indietro.
 
 
Andrea Andreucci
Infermiere SET118 AUSL della Romagna
Vice Presidente SIIET

09 luglio 2020
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