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Fnopi: “Combattere il dolore e prendersi cura sono caratteristiche della professione infermieristica”


24 MAG - “La cultura del sollievo è non solo una necessità per soddisfare i bisogni dei pazienti più fragili, ma un dovere morale per noi infermieri. E far sì che essa si propaghi e venga compresa è un compito non solo meritorio dal punto di vista umano, ma professionalmente caratterizzante per chi, come noi infermieri, ha deciso di dedicare la propria vita al prendersi cura”.

A dirlo è Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale (Fnopi), la maggiore Federazione di Ordini professionali,  che rappresenta gli oltre 445mila infermieri che operano in Italia, in occasione della giornata di presentazione oggi, 23 maggio, della XVII Giornata Nazionale del Sollievo, organizzata dalla Conferenza delle Regioni italiane e dal Comitato Gigi Ghirotti Onlus e che si è svolta al Cinsedo di Roma.

“In questo senso – ha spiegato Mangiacavalli - le competenze distintive sono le caratteristiche intrinseche e salienti della nostra professione rispetto alle cure palliative e il lavoro sulle core competence rappresenta un’importantissima guida per chi si occupa di questo settore”.

Secondo la Fnopi la terapia del dolore è ormai inserita nei Livelli essenziali di assistenza, ma deve essere presente sia a livello domiciliare, sia come specializzazione.

La prospettiva infermieristica del lavoro in cure palliative si configura in alcuni punti essenziali, illustrati alla presentazione della Giornata dalla Vicepresidente Fnopi, Ausilia Pulimeno:
  1. Il prendersi cura, che supera il concetto di trattamento e di intervento terapeutico. Ha come base di riferimento il farsi presenza attiva nel promuovere la qualità della vita del malato. Per qualità della vita intendiamo la percezione dell’individuo della propria posizione nella vita nel contesto dei sistemi culturali e dei valori di riferimento nei quali è inserito e in relazione ai propri obiettivi, aspettative, standard e interessi.
  2. La valorizzazione delle risorse della persona assistitae della famiglia oltre che del tessuto sociale in cui sono inseriti.
  3. Il lavoro in una moltitudine di professionistie altri soggetti non professionali che sono coinvolte nel piano di cura.
  4. Il pieno rispetto dell’autonomiae dei valori della persona malata. Considerando che per esprimere la propria autonomia è necessario che la persona abbia a disposizione le informazioni sulla propria situazione e sulle prospettive di cura e di assistenza. Un confronto autentico e sul piano di realtà e le proprie aspettative concorre a ristabilire elementi concreti di assistenza che evitano o diminuiscono delusioni, illusioni e crisi.
  5. La forte integrazione fra professionistie il pieno inserimento dell’assistenza infermieristica nella retedei servizi sanitari e sociali.
  6. L’intensità e la complessitàdelle cure che devono essere in grado di dare risposte pronte ed efficaci al mutare dei bisogni del malato e della sua famiglia.
  7. La continuitàdella cura fino all’ultimo istante.
  8. La qualitàdelle prestazioni erogate come concorrente alla qualità delle cure complessive.




Per gli infermieri le cure palliative rappresentano dal punto di vista professionale anche un modello di implementazione delle competenze infermieristiche, come esempio per articolare i futuri percorsi di carriera e un modello per il mondo sanitario: dare appropriatezza al percorso assistenziale che l’infermiere compie di fronte a questi malati è non solo la manifestazione più evidente del nostro dovere professionale, ma anche di quello morale che abbiamo deciso di fare nostro nel momento stesso in cui abbiamo scelto la professione. 

Le competenze più importanti degli infermieri nelle cure palliative sono:



“Il risultato  - ha detto Pulimeno - deve essere quello di un professionista evoluto e competente, ma anche e soprattutto di una multidisciplinarità di interventi evidente nella Società italiana di Cure Palliative che raccoglie tutti i professionisti del settore e rappresenta un esempio non solo per la questo aspetto multi-professionale, ma per tutta l’assistenza che mette e sa mettere al centro la persona, i suoi bisogni, la sua importanza clinica, ma anche morale, sociale e quella della sua famiglia e di chi vive accanto a lei i momenti più difficili dell’esistenza.

“Noi infermieri – ha commentato Mangiacavalli - sappiamo ascoltare i pazienti, li sappiamo capire e li aiutiamo oltre che dal punto di vista clinico anche da quello narrativo e biografico che in momenti di grave criticità rappresenta una componete essenziale dell’assistenza.  E siamo, vogliamo e chiediamo di essere coinvolti in questa attività come l’espressione del necessario, anzi direi ormai indispensabile, insostituibile e ineludibile lavoro in team, priorità per ogni professionista dedicato ad affrontare accanto ai pazienti il loro dolore, con l’unico obiettivo da raggiungere ben identificato nel benessere del malato che va anche al di là del momento dell’acuzie e dell’emergenza”.

E di questo ne è prova una frase di un malato in una struttura anche di cure palliative raccolta nelle interviste dell’Osservatorio civico Fnopi-Cittadinanzattiva, da cui emerge che secondo quanto dichiarato dagli stessi cittadini, gli infermieri danno sicurezza nella loro assistenza (79,89%), si occupano e prestano attenzione alla presenza di dolore nei pazienti attivandosi e coordinandosi con altri professionisti  (medici) per gestirlo in modo tempestivo (76,34%) e anzi lavorano sempre in modo coordinato e integrato  con medici e altri operatori sanitari (64,59%): “Ero molto preoccupato... la mano che ha sempre tenuto sul mio fianco (l’infermiera. N.d.r.) mi ha dato sicurezza: quando avevo i conati più forti lei la muoveva facendomi capire la sua partecipazione e mi ha dato tanta sicurezza”.

“Questo – conclude Mangiacavalli - è l’infermiere. E quest’opera è la sua guida per poter fare sempre meglio, per essere sempre attivo con la sua professione ad alto livello accanto alla persona”.

24 maggio 2018
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