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State of Health in the EU. Il convegno a Bari: gli interventi


17 GEN - “Servono politiche integrate per le disuguaglianze, non una sola politica sanitaria”.
Così Giovanni Gorgoni, Direttore Generale AReSS Puglia, che ha aperto i lavori dello State of Health in the EU: Italy, in programma oggi presso il Consiglio della Regione Puglia. Un tavolo di esperti europei sulle politiche della salute, rappresentati del Governo ed esperti pugliesi si sono confrontati sugli ultimi dati pubblicati nel Rapporto Europeo sullo Stato di Salute, concentrando l’attenzione sui dati italiani.

“Le malattie sono classiste – ha detto Gorgoni – colpiscono la fetta della popolazione con reddito più basso e con scarsa scolarizzazione. Più il disagio socio-economico è alto e più l’incidenza della patologia aumenta. Dati ci dimostrano che la maggiore alfabetizzazione incide positivamente sulla capacità di accesso ai servizi”. In Puglia, come in Italia e in Europa.
 
“Siamo molto felici di ospitare questo importante convegno – ha affermato Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia – la presenza dell’Europa testimonia l’attenzione a tutte le attività che stiamo portando avanti. I dati ci dicono che il nostro è un sistema sanitario che funziona, nonostante permangano profonde disuguaglianze di cui siamo talmente consapevoli che il nostro programma di governo, Una lunga vita felice, parte dal basso ed è stato costruito con un vero processo di partecipazione del territorio. La nostra attenzione alla prevenzione, alla lotta alle disuguaglianze è massima e per questo ci battiamo anche sui tavoli nazionali dove rivendichiamo accesso maggiore ai fondi”.

Fondi che, lo ha ricordato Sandra Zampa, sottosegretaria al Ministero della Salute, sono stati di recente rivisti: “In controtendenza rispetto al passato – ha detto – sono stati previsti aumenti di 2 miliardi sul fondo sanitario nazionale, 2 miliardi sulla edilizia ospedaliera e abbiamo anche previsto di dotare gli studi medici (pià di 50 mila) e le farmacie (più di 30mila) delle tecnologie minime per rispondere alle esigenze di diagnosi, aggredendo così il problema delle liste di attesa, uno dei problemi più diffusi sul territorio”.

“Siamo intervenuti anche sui Lea (livelli essenziali di assistenza) che da 33 diventano 88 al fine di monitorare in maniera più stringente la capacità delle Regioni di garantire l’accesso ai servizi sanitari – ha aggiunto la sottosegretaria – abbiamo molto da lavorare sugli stili di vita, responsabili dei decessi per oltre il 50 per cento dei casi. I dati di adesione agli screening, per esempio, sono ancora da migliorare in molte regioni italiane. E se parliamo di infanzia i problemi di diffusione delle informazioni e di conoscenza sono ancora più drammatici: gli investimenti in prevenzione sono la nostra risposta”.
Il Rapporto sullo Stato di Salute in Italia è stato presentato da Luca Lorenzoni, esponente OECD (Organization for Economic Co-operation and Development): “l’Italia ha la seconda più alta speranza di vita in Europa – ha detto Lorenzoni – anche se persistono notevoli disparità tra regioni, genere e situazione socio-economica”.

Nel complesso il sistema sanitario italiano risulta efficace, garantisce un buon accesso a prestazioni di elevata qualità a costi relativamente bassi mentre l’investimento statale risulta inferiore alla media europea, tanto che la spesa out of pocket rappresenta una percentuale della spesa sanitaria superiore alla media europea. “Siamo di fronte a un “Paradosso Italia” – ha aggiunto Lorenzoni- la spesa sanitaria è tra le più basse a livello europeo, ma si registrano indicatori di performance e di outcome sanitari tra i più positivi e superiori alla media europea, soprattutto per quanto riguarda l’aspettativa di vita. Quindi la salute non è strettamente correlata solo alla spesa sanitaria, ma anche a fattori ambientali, sociali, economici, genetici e di istruzione”.

Rispetto ai fattori di rischio, si registra ancora una volta una percentuale troppo alta di bambini in sovrappeso o obesi mentre il consumo di tabacco resta uno dei principali problemi di salute pubblica. Le principali cause di morte sono le malattie cardiovascolari e aumentano, in relazione con l’aumento dell’età media, le patologie croniche. “Per quanto riguarda, invece, gli indicatori di efficacia del Ssn – continua Lorenzoni – si registrano risultati positivi, superiori rispetto alla media europea, per quanto riguarda la mortalità per infarto del miocardio acuto a 30 giorni, il tasso di ospedalizzazione evitabile, il tasso di mortalità prevenibile e quella trattabile”.

Al tavolo dei relatori anche Isabel De La Mata Barranco, esponente della Commissione Europea: “L’UE ha finanziato tanti progetti che hanno un impatto positivo sulla vita di ogni singolo cittadino. L’obiettivo del Rapporto non è quello di fare classifiche, ma di fornire dati informazioni e far vedere ai diversi Stati cosa gli altri stanno facendo. La relazione di accompagnamento al Rapporto descrive l’impatto di alcuni fattori ullo stato di salute della popolazione europea e in particolare parliamo di copertura vaccinale che rappresenta la prima forma di prevenzione in grado di cambiare la vita di ogni singolo cittadino; la trasformazione digitale che è in grado di garantire un valore aggiunto alla promozione della salute e le capacità degli operatori sanitari che devono rispettare un sistema in continua evoluzione”.

Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha proposto una riflessione sul concetto di salute, intesa come abilità di adattarsi e di autogestirsi rispetto alle sfide sociali, fisiche ed emotive.
“Per migliorare la salute è necessario costruire la comunità in grado di produrre salute – ha detto Brusaferro – fino ad ora abbiamo considerato la salute come un momento, ora dobbiamo imparare a considerarla nell’ambito di una long life anche caratterizzata da malattie croniche con cui convivere per molti anni. L’Istat ha elaborato il rapporto sullo sviluppo sostenibile, mettendo in evidenza gli elementi che incidono in tale direzione, quali il reddito, la salute/benessere, l’istruzione. La popolazione invecchia sempre di più e parallelamente si fanno sempre meno figli, metà della popolazione ha più di 50 annie almeno una patologia cronica. In questo scenario dobbiamo investire in tecnologia, in fiducia nel sistema, nella capacità di coinvolgere tutti hli stakeholder”.

Le sfide del sistema sanitario della Regione Puglia sono state invece delineate da Vito Montanaro, Direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia: “La prossima uscita dal Programma operativo ci permetterà di esseri liberi di sviluppare una politica sanitaria incentrata sul capitale umano, in termini numerici e di skill, del governo della spesa sanitaria, in particolare nel processo di acquisto di farmaci e dispositivi medici. Stiamo costruendo 5 nuovi ospedali e abbiamo ridisegnato le strutture di collegamento tra l’assistenza ospedaliera e quella territoriale”.

Una attenzione sui bambini e sulle scelte che si compiono nei primi mille giorni di vita è stata sostenuta da Caroline Costongs, Direttrice di Eurohelthnet, una associazione che racchiude a livello europeo enti e associazioni che si occupano di salute e a cui aderisce AReSS Puglia: “L’obiettivo è lavorare sulle disuguaglianze, sulle disparità di salute attraverso diverse piattaforme in grado di raccogliere informazioni, dati per i decision maker. La strategia per lo sviluppo sostenibile della Commissione Europea mette al centro il contrasto alle diseguaglianze e disparità. Ci sono risorse sociali a livello europeo per l’integrazione e l’inclusione sociale delle fasce di popolazione più deboli per la riqualificazione ambientale. Ma è necessario un’integrazione di comparti diversi per avere maggiori risorse”.

17 gennaio 2020
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