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Bartoletti (Fimmg Lazio): “Un aiuto per i cittadini ma anche per il Ssn”. L'intervista


04 GIU - “La missione dei medici è tutelare la salute dei cittadini e quando il servizio pubblico non è in grado di farlo, la sanità privata può rappresentare una valida alternativa per il paziente. Utile anche per snellire la domanda di prestazioni che rischia di soffocare il Ssn fino al collasso”. Così Pier Luigi Bartoletti spiega l’adesione della Fimmg Lazio al progetto Privato Sociale lanciato dalla Fondazione Health Care & Research Onlus in collaborazione con il Rome American Hospital e il Centro Diagnostico Pigafetta.
 
Dottor Bartoletti, perché la Fimmg Lazio ha deciso di sostenere il progetto Privato Sociale della Fondazione HC&R Onlus?
Il progetto Privato Sociale può rappresentare un’importante risposta ai problemi di salute dei cittadini che spesso rinunciano alle prestazioni perché non sono in grado di sostenerne i costi.
 
Le prestazioni private costerebbero meno di quelle del Servizio sanitario nazionale?
È proprio in questo che consiste l’accordo della Fondazione HC&R Onlus con le strutture aderenti al progetto: offrire prestazioni a costi contenuti e inferiori anche a quelli del servizio pubblico. Si tratta di un’iniziativa di grande importanza in una fase di difficoltà economica che affligge una quota sempre maggiore di popolazione, e noi medici di famiglia lo sappiamo bene: sempre più spesso ci capita di prescrivere esami e visite specialistiche che poi non vengono fatte perché troppo costose. Per far fronte al loro disturbo, quei pazienti finiscono per bussare sempre più frequentemente alle porte dei nostri studi medici, e ogni volta in uno stato di salute peggiore. D’altra parte, i medici di medicina generale, pur avendo competenze a 360°, non sono nelle condizioni di risolvere i problemi di salute che richiedono interventi specialistici o chirurgici e strumentali avanzati.
 
Non è possibile contenere i costi del Servizio pubblico?
Non si tratta solo di costi. Come è ben noto, il Ssn vive un periodo di grave difficoltà e non è più in grado di rispondere alla domanda di salute che c’è in Italia per diverse ragioni, che vanno dalla mancata riorganizzazione delle cure del territorio al sottodimensionamento del personale ospedaliero e altro ancora. Le liste d’attesa nella sanità pubblica hanno raggiunto livelli insostenibili e spesso fatali per i pazienti. Senza una risposta alternativa, non solo lo stato di salute degli italiani si aggrava, ma si acuiscono anche i problemi del Ssn, sui cui continua a riversarsi la domanda di salute non soddisfatta come succede con le onde che sbattono e risbattono sulla riva. Solo che man mano che le onde arrivano, la spiaggia si consuma. Se non si trovano risposte alla domanda di salute dei cittadini, il Ssn finirà col collassare. Questo è inevitabile e già evidente in alcuni reparti particolarmente esposti alle richieste di aiuto dei cittadini, come i Pronto Soccorso. Solo che se un tempo erano molte le famiglie che potevano permettersi di evitare l’attesa rivolgendosi al più costoso privato, oggi sono invece in pochi a poterselo permettere. Come detto prima, con il progetto Privato Sociale l’obiettivo è proprio quello di rendere accessibili le prestazioni private anche ai redditi bassi. Ma oltre ai cittadini, anche il Ssn potrà tirare un sospiro di sollievo.
 
Quale sarà il ruolo del medici di famiglia nel progetto Privato Sociale?
In questa prima fase sperimentale, che durerà un anno, il nostro ruolo sarà perlopiù di tipo informativo. Illustreremo ai nostri pazienti le condizioni offerte dal Privato Sociale permettendo loro di usufruirne, se lo vogliono e rispondono ai requisiti previsti. Se i risultati di questo primo anno dovessero essere positivi, si potrà quindi considerare la possibilità di costruire una serie di servizi e di percorsi assistenziali che prevedano la gestione dei pazienti attraverso il lavoro integrato tra queste strutture e i medici di famiglia.
 
Non siete preoccupati di poter essere accusati di favorire la sanità privata danneggiando la fiducia dei cittadini nel servizio pubblico?
La missione dei medici non è né quella di favorire la sanità pubblica né di favorire quella privata. La nostra missione è difendere la salute dei pazienti. Se il servizio pubblico non è in grado di farlo e la sanità privata sì, allora il nostro compito è quello di indirizzare il paziente verso la sanità privata. La salute del paziente, solo quello ci preoccupa. Premesso questo, voglio assicurare che non è assolutamente nelle nostre intenzioni favorire una concorrenza sleale né il progetto nasce a questo scopo. Ricordo, infatti, che è realizzato da una Fondazione senza scopo di lucro. Anche i prezzi che le strutture offriranno ai pazienti sono molto contenuti, di conseguenza neanche da parte loro l’obiettivo sarà il guadagno. E poi, è ora di smetterla di preoccuparsi perché si cerca di fare cose nuove e di risolvere i problemi. Chi vuole criticare, aspetti i risultati.

04 giugno 2014
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