Cgil: “Finora in sanità sono mancate programmazione e progettualità, bisogna invertire il trend”
23 DIC - “Garantire il diritto alla salute come diritto di cittadinanza costituzionalmente sancito, vuole dire aggredire oggi diverse criticità legate alla politica degli ultimi anni di tagli lineari e di ‘patti per la salute’ che hanno fortemente penalizzato il Ssn e gli stessi operatori senza tralasciare sprechi e diseconomie”, è quanto sottolinea la
Cgil di Napoli Funzione Pubblica in seguito all’approvazione in Regione del documento di Economia e finanza. “Nella nostra Regione – prosegue la nota - significa aggredire la barriera dei costi che ancora il cittadino deve sostenere e la barriera rappresentata dalla effettiva offerta sanitaria dal suo accesso in termini ragionevoli e dalla esigibilità di una prestazione di qualità”.
La riduzione drastica della spesa a partire dal 2007, osserva il sindacato, “ha prodotto nel pubblico una insopportabile contrazione di circa 15.000 unità di personale a causa del blocco del turn over, un precariato diffuso, la chiusura di servizi territoriali e ospedalieri, la soppressione di migliaia di posti letto per acuti, lo smantellamento dei servizi psichiatrici, l'aumento delle barelle, delle liste di attesa e della migrazione extra regionale. A tutto ciò si è aggiunta «l'assenza di una corretta contrattazione decentrata necessaria per sostenere il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei servizi assistenziali. Uno scenario questo destinato a peggiorare a seguito dell'entrata in vigore, lo scorso 25 novembre, della legge161/2015 che ripristina la normativa europea sul giusto orario di lavoro”.
Per la Cgil “la mancanza di programmazione e di una concreta progettualità, che fin'ora ha caratterizzato la politica sanitaria della Regione Campania, sta di fatto trasformando un provvedimento che tutela la salute dei lavoratori e l'appropriatezza delle prestazioni, in un rischio ulteriore per l'assistenza. Infatti mancano all’appello circa 6000 infermieri e altrettante figure del comparto necessarie alla copertura dei turni nel rispetto della direttiva europea e per assicurare i livelli minimi assistenziali”.
Carenza che, si fa notare, “aumenta se si vuole realizzare anche il modello di assistenza integrata ospedale-territorio disegnato col Patto per la salute. A pesare, in particolare, sono le situazioni create dal blocco del turn over, dalla mancanza di aggiornamento degli organici di almeno dieci anni e da un’organizzazione che sconta ancora vecchi modelli ospedalocentrici”.
“Noi continuiamo a sostenere che ogni deroga alla legge in questione – conclude la nota - al di là delle sanzioni economiche previste non è solo a danno dei lavoratori ma anche dei cittadini Siamo convinti che serve uno sforzo organizzativo e economico affinché la salute non sia solo un proclama scandito a orologeria ma un diritto concretamente esigibile nel quotidiano delle persone che per necessità entrano in contatto con quella macchina complessa che è il servizio sanitario pubblico”.
23 dicembre 2015
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