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Allergie e intolleranze alimentari. I consigli del Siaip per evitare diagnosi ‘facili’


12 APR - Allergici o convinti di essere allergici a qualche alimento? L’interrogativo non è di poco conto se gli studi dicono che il 20% della popolazione ritiene di essere affetto da un’allergia o da un’intolleranza alimentare, ma solo in un decimo di questi casi il sospetto viene confermato dopo la diagnosi. In particolare, si stima che le allergie alimentari interessino circa l’8% dei bambini sotto i 3 anni, a fronte di un 3-4 % che vale per gli adulti. “Tra gli alimenti più comuni legati all’allergia alimentare nei primi 2 anni di vita – ha spiegato Roberto Bernardini, presidente della Società italiana di allergologia e Immunologia pediatrica (Siaip) e direttore della Uoc Pediatria presso l’Ospedale San Giuseppe di Empoli - ci sono soprattutto latte vaccino, uovo, grano, soia. Negli anni successivi sono frequenti anche allergie al pesce, crostacei, arachidi e frutta secca (noci, mandorle e nocciole)”. Meno abitualmente molti altri alimenti possono determinare allergie alimentari.  Se ne è parlato ieri nel corso della seconda giornata del 15° Congresso Nazionale Siaip in svolgimento a Napoli.

“Il sospetto di allergia alimentare – ha ricordato Mauro Calvani, responsabile della commissione diagnostica allergologica della Siaip - può essere confermato solo dopo un corretto iter diagnostico. Fondamentale è l’anamnesi, seguita da una breve dieta di eliminazione dell’alimento sospetto e dall’esecuzione dei test cutanei. Se necessario è possibile approfondire la diagnostica con test diagnostici anche molecolari”. Nei casi in cui l’iter diagnostico, seppur corretto, non sia stato sufficiente a confermare il sospetto diagnostico è necessario ricorrere a un test di scatenamento nei confronti dell’alimento sospettato della reazione.

“Negli ultimi anni - ha rimarcato Bernardini - di allergie, e in particolare di quelle alimentari, si è fatto un gran parlare, anche da parte di chi non è titolato non avendo le necessarie competenze scientifiche. A creare confusione - ha proseguito - non sono solo i messaggi fuorvianti, ma anche le diagnosi eseguite secondo criteri discutibili e non scientificamente validati. Vari test presenti in commercio - come quelli di citotossicità, l’Alcat test, l’elettroagopuntura secondo Voll, il DRIA, la provocazioneneutralizzazione sia sublinguale che sottocutaneo, la kinesiologia applicata, la biorisonanza, l’analisi del capello, l’iridologia e altri esami – contribuiscono in modo importante alle proliferazione delle false diagnosi”. Una cosa è rilevare che negli ultimi anni le allergie sono aumentate, ma spesso si tende a classificare i disturbi come collegati al cibo, molto più frequentemente di quanto non lo siano in realtà.

“Certo non mancano le reazioni gravi agli alimenti - ha chiarito Calvani - quelle che ogni anno causano ricorsi al pronto soccorso. Infatti l’allergia alimentare, se pur raramente, può manifestarsi con quadri clinici pericolosi per la vita come lo shock anafilattico. Le reazioni avverse agli alimenti - continua l’esperto - possono essere di due tipi: tossiche o non tossiche: immunomediate-allergiche (IgE mediate o non IgE mediate) o non immunomediate-intolleranze (enzimatiche come il deficit di lattasi intestinale, da additivi). Le allergie alimentari, in particolare, possono essere IgE mediate (ad es. anaflassi, sindrome orale allergica, orticaria) con comparsa dei sintomi entro 2 ore dalla assunzione dell’alimento”. La reazione allergica determinata dagli alimenti è causa di una variegata sintomatologia che può manifestarsi su vari organi ed apparati come la pelle, l’apparato gastrointestinale, l’apparato respiratorio.

“L’aumento delle allergie o delle intolleranze alimentari negli ultimi anni - ha concluso Bernardini - appare in rapporto alle mutate abitudini alimentari e condizioni ambientali (meno infezioni, alimenti sempre meno contaminati da “microbi”, alterazione della flora intestinale). Alle persone che lamentano quadri clinici suggestivi di allergia alimentare consigliamo di rivolgersi al medico curante che le indirizzerà allo specialista o di rivolgersi direttamente allo specialista della materia”.
 

12 aprile 2013
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