Papillomavirus. Bisogna vaccinare anche gli uomini?
Se si parla di prevenzione del cancro alla cervice uterina, vaccinare correttamente la popolazione femminile o immunizzare oltre a questa anche quella maschile sono due soluzioni all’incirca equivalenti. Ma che succede quando si considerano anche patologie rischiose per l’uomo derivanti dall’Hpv?
22 AGO - Da quest’anno, per la prima volta, il vaccino per il papillomavirus (Hpv) è entrato nel piano nazionale di vaccinazioni, diventando gratuito per tutte le bambine di 11 e 12 anni. L’immunizzazione previene dal contagio dell’agente virale, che può essere causa di infezioni genitali femminili e, a lunga distanza, anche del tumore della cervice uterina. Da tempo però si è acceso il dibattito sulla vaccinazione dei bambini anche di sesso maschile, poiché questo diminuirebbe sicuramente la circolazione dei genotipi virali più frequenti nonché dei più rari – ma comunque presenti – problemi che l’Hpv può portare agli uomini. Oggi uno
studio pubblicato su
Viral Immunology, ad opera dell’Università della California del Sud e della Georgetown University, prova a fare il punto della situazione su efficacia e costi della diffusione del vaccino non solo alle donne.
Sia maschi che femmine possono trasmettere e venire infettati dal virus, e sviluppare lesioni o verruche a causa di questo. Tuttavia, da sempre il Papilloma virus è stato motivo di preoccupazione più per la salute delle donne che per quella degli uomini, poiché il collegamento tra Hpv e cancro alla cervice uterina è stato a lungo studiato e verificato da più studi: alcuni ceppi aggressivi del virus (in particolare Hpv16 e Hpv18) sono ritenuti responsabili di oltre il 70% dei casi di tumore al collo dell’utero. Per questo i programmi di educazione, marketing, prevenzione e immunizzazione sono stati nel tempo indirizzati più verso le donne che non verso gli uomini, seppure un numero sempre maggiore di studi abbiano dimostrato che anche questi ultimi possono sviluppare patologie proprio a partire dal virus. In più, sicuramente, entrambi i sessi giocano un ruolo fondamentale nella sua trasmissione, anche se la valutazione costo/efficacia del vaccino risulta migliore per le donne che per gli uomini. Gli studi effettuati fino ad oggi, infatti, dimostrerebbero che i benefici ottenuti grazie alla vaccinazione maschile, non varrebbero gli alti costi della prevenzione sugli uomini.
Tuttavia, secondo gli esperti che hanno analizzato tutti i dati a disposizione,il problema sarebbe proprio in come vengono stimati i costi rispetto all’efficacia del vaccino (di solito calcolata tenendo conto di diverse variabili come l’età al tempo della vaccinazione, la possibilità di esposizione al virus, l’incidenza delle patologie scatenate da esso e i costi per curarle): se l’unica patologia usata come parametro della stima è la prevenzione del cancro alla cervice, come spesso accade negli studi in letteratura, allora effettivamente l’immunizzazione maschile non porta benefici molto maggiori rispetto ad una copertura vaccinale ottimale per le ragazze. “Ma se si considerano tutte le patologie e i disturbi collegati all’Hpv, sospettiamo che la situazione possa ribaltarsi”, scrivono gli scienziati nello studio. “Il problema, adesso, è adeguare i modelli per considerare anche le patologie maschili”.
E nel frattempo, chiaramente, aumentare la copertura vaccinale. “Tutto considerato, al momento dobbiamo comunque investire per vaccinare la popolazione femminile e quella degli omosessuali sessualmente attivi, che sono a grande rischio di sviluppare cancro all’ano o altri problemi, se entrano a contatto con il virus Hpv”, hanno concluso gli autori. “E nel frattempo, per entrambi questi gruppi di persone, va stabilito un piano di screening che possa prevenire le conseguenze peggiori del contagio da Papilloma”.
22 agosto 2012
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