Gravidanza. Ecografia quantitativa prevede il rischio di parto prematuro
L’ecografia quantitativa, che “legge” i dati a radiofrequenza per analizzare le caratteristiche del tessuto, si è dimostrata utile nel prevedere il rischio di parto prematuro sin dalla prima gravidanza. È quanto emerge da uno studio dell’Università dell’Illinois, pubblicato dall’American Journal of Obstetrics & Gynecology Maternal Fetal Medicine.
26 GEN - Attraverso l’analisi dei cambiamenti microstrutturali nella cervice uterina, valutati con un’ecografia quantitativa, un team americano è riuscito a sviluppare un metodo che già alla 23esima settimana di gravidanza riesce a prevedere se una gestante è a rischio di parto prematuro. I risultati dell’indagine, coordinata da un gruppo dell’Università dell’Illinois, sono stati pubblicati dall’American Journal of Obstetrics & Gynecology Maternal Fetal Medicine.
Attualmente, per prevedere il rischio di parto pretermine, i medici si basano esclusivamente sulla anamnesi e sulla storia di un eventuale precedente parto prematuro, per cui non è possibile valutare il rischio alla prima gravidanza.
Lo studioI ricercatori dell’Università dell’Illinois si sono basati sui dati raccolti da 429 donne che hanno partorito senza induzione presso l’ospedale dell’ateneo statunitense. Tutte le donne erano state sottoposte a ecografia quantitativa, i cui risultati sono stati combinati con quelli della storia del parto precedente. In un’ecografia quantitativa i dati a radiofrequenza vengono letti e analizzati per determinare le caratteristiche del tessuto, in questo caso della cervice uterina. Il metodo si è rivelato efficace nel prevedere il rischio di nascite premature già alla prima gravidanza.
“Questo studio potrebbe aprire le porte a ulteriori ricerche sui processi che portano al parto pretermine per essere in grado, in futuro, di prevenire o ritardare un parto prematuro”, conclude William O’Brien, autore senior della ricerca.
Fonte: American Journal of Obstetrics & Gynecology MFM 2023
26 gennaio 2024
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