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Vaccini. L'appello lanciato da comunità scientifica e associazioni pazienti: “Rafforzare le vaccinazioni nei pazienti oncologici”


Questi i messaggi emersi nell'incontro scientifico-istituzionale che si è tenuto al ministero della Salute, 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici'

11 APR - Tra i principali problemi di salute pubblica in Italia vi sono i decessi provocati dai tumori, pari a poco meno di 500 persone al giorno, con oltre 1.400 diagnosi quotidiane. Ad aggravare questo quadro vi è la poca consapevolezza degli strumenti preventivi a disposizione contro le malattie infettive. Per questo occorre una maggiore sensibilizzazione sulla disponibilità di protezione vaccinale contro infezioni come pneumococco, Herpes zoster (Hz), Rsv (virus respiratorio sinciziale), oltre che contro Covid e influenza. Ai pazienti fragili, più esposti a queste infezioni e a una maggiore gravità della sintomatologia, si deve offrire l'opportunità di ricevere le vaccinazioni in ospedale e sul territorio. Questi i messaggi emersi nell'incontro scientifico-istituzionale che si è tenuto al ministero della Salute, 'La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici', organizzato da Aristea con il contributo non condizionante di Gsk.

L'appello lanciato dalla comunità scientifica e dalle associazioni dei pazienti è stato proprio volto a diffondere consapevolezza e "accesso alle vaccinazioni tanto sul territorio quanto in ospedale", in linea con quanto già prescritto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale che al quinto punto - ricorda una nota - promuove interventi vaccinali nei gruppi di popolazione ad alto rischio per patologia, favorendo un approccio centrato sulle esigenze del paziente. Secondo l'Oms le vaccinazioni prevengono 2-3 milioni di morti l'anno, ma molti decessi sono ancora causati da malattie infettive prevenibili con vaccinazione, soprattutto tra i pazienti immunocompromessi e con comorbosità. Tra questi, i pazienti oncologici rappresentano una delle popolazioni a maggior rischio. "E' necessario avvicinare il più possibile le vaccinazioni ai pazienti fragili - sottolinea Roberta Siliquini, presidente Siti (Società italiana d'igiene, medicina preventiva e sanità pubblica) - Infatti, una malattia infettiva in pazienti immunocompromessi o con malattie croniche come le neoplasie potrebbe aggravare la situazione di base o, in alcuni casi, costringere a interrompere delle cure salvavita. E' altresì necessario che i percorsi vaccinali privilegiati per questi pazienti siano correttamente organizzati, uguali su tutto il territorio nazionale e abbiano una governance sostenuta dai dipartimenti di prevenzione“.

“Una survey su oltre 500 pazienti condotta dall'Aiom Associazione italiana di oncologia medica, ha rivelato che il 20% dei pazienti oncologici non ha mai discusso di vaccinazioni con il proprio specialista di riferimento e solo un paziente su 10 è consapevole della raccomandazione della vaccinazione anti Herpes zoster - evidenzia Giuseppe Tonini, delegato Aiom - Inoltre, l'80% dei pazienti non sa che la protezione vaccinale può migliorare i risultati delle terapie antitumorali. Per questo la nostra società scientifica ha lanciato una nuova campagna informativa, rivolta anche ai caregiver, che promuove la consapevolezza sull'importanza dei vaccini, come quelli contro influenza, pneumococco, Sars-CoV-2, Herpes zoster, virus respiratorio sinciziale. Sono in procinto di essere pubblicate le Linee guida sulle vaccinazioni nei pazienti oncologici. Gli effetti di queste patologie possono essere particolarmente gravi: l'Herpes zoster, ad esempio, nel paziente oncologico può anche ritardare la cura della patologia di base; i soggetti fragili che contraggono l'Rsv sono ad alto rischio di malattie gravi". Le raccomandazioni a sostegno della prevenzione sono ulteriormente avvalorate dai più recenti traguardi conquistati dalla ricerca scientifica, che ha reso disponibili nuovi vaccini per l'Hz e l'Rsv, offrendo così un'opportunità importante per i pazienti oncologici. Il virus respiratorio sinciziale - riporta la nota - è un virus ubiquitario, molto diffusivo, che attacca le alte vie respiratorie e successivamente, diffondendosi nel tratto respiratorio inferiore, può provocare bronchiolite/polmonite. E' uno dei virus più comuni nei bambini ed ora è sempre più riconosciuto come patogeno nella popolazione anziana e immunocompromessa. Nei Paesi industrializzati, negli adulti, provoca oltre 420mila ricoveri ogni anno e 29mila decessi. Finora non sono state disponibili terapie e vaccinazioni, ma è da poco disponibile in Italia il primo vaccino per gli adulti, con straordinaria efficacia - si legge nella nota - nei soggetti con patologie concomitanti: nello studio cardine ha mostrato una riduzione del 94,1% della malattia grave da Rsv e un'efficacia complessiva dell'82,6%. "I soggetti fragili che contraggono l'Rsv sono ad alto rischio di malattia grave a causa del declino dell'immunità correlato all'età e delle condizioni sottostanti - rimarca Roberto Parrella, presidente Simit (Società italiana di malattie infettive e Tropicali) - Se infatti la maggior parte delle persone guarisce entro un paio di settimane, il virus può determinare gravi espressioni di malattia nelle persone vulnerabili, in cui può portare a esiti gravi come polmonite, ospedalizzazione e morte. In generale, chi ha patologie pregresse rischia un aggravamento delle proprie condizioni e va incontro a tassi di ospedalizzazione più elevati. Infatti, negli adulti/anziani Rsv determina un aumento di 3-5 volte dei tassi di ricovero rispetto ai soggetti più giovani. Recenti studi americani rilevano come ogni anno ci siano da 60mila a 120mila ricoveri dovuti all'Rsv, di cui circa 6-8mila decessi". In Europa "vengono stimati almeno 33mila decessi Rsv-correlati nei pazienti ospedalizzati. Da questi dati si evince l'importanza che può rivestire uno strumento preventivo come il vaccino".

L'Herpes zoster - è stato riferito durante l'incontro - ha un'incidenza di circa 8 casi per mille abitanti per anno, ma aumenta con l'età, tanto che a 80 anni si ha il 50% di possibilità in più di incorrere in questa patologia. E in coloro che sono affetti da neoplasie ematologiche, l'incidenza è di 31/mille soggetti-anno. L'Hz è molto pericoloso per i pazienti fragili, perché peggiora spesso il controllo della malattia, ed ancora di più per quelli immunocompromessi, in particolare coloro che sono affetti da patologie oncologiche o oncoematologiche. Il rischio di sviluppare nevralgia post-erpetica, infatti, nei pazienti con tumore ematologico varia tra il 6% e il 40%. Il cancro orale, esofageo, dello stomaco, colorettale, del polmone, del seno, delle ovaie, della prostata, del rene e della vescica sono associati ad un aumento della probabilità di sviluppare l'infezione fra il 10-50%.
"Il virus dell'Herpes zoster è presente in oltre il 90% della popolazione e il riattivarsi è legato all'immunodeficienza legata all'età o alla malattia di base - ricorda Massimo Andreoni, direttore scientifico Simit - Comporta una fastidiosa fase acuta e delle sequele, come la nevralgia post-erpetica, un dolore che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che può persistere anche per mesi. La letteratura scientifica più recente ha evidenziato anche complicanze cardio e cerebro-vascolari. La varietà e la gravità di queste conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la vaccinazione, tanto più che il nuovo vaccino ricombinante adiuvato, a differenza del precedente a virus attenuato, si può somministrare anche nei soggetti immunocompromessi; inoltre ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d'effetto di 10 anni”.

L'incontro scientifico-istituzionale si è aperto con i saluti istituzionali di Francesco Saverio Mennini, capo del Dipartimento della Programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del ministero della Salute. A seguire quattro tavole rotonde. Nella prima, 'L'investimento nella prevenzione come tutela della salute e forma di risparmio pubblico', sono intervenuti tra gli altri i senatori Francesco Zaffini, Presidente X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato; Daniele Manca ed Elisa Pirro (V Commissione Bilancio, Senato); Luciano Ciocchetti (vicepresidente XII Commissione Affari sociali, Camera); Gian Antonio Girelli e Simona Loizzo (XII Commissione Affari sociali, Camera); Nicola Ottaviani, segretario V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera.
Nella sessione che ha messo a confronto i diversi modelli regionali sono intervenuti Guido Bertolaso, assessore alla Sanità, Regione Lombardia; Luca Coletto, assessore alla Salute e politiche sociali, Regione Umbria; Claudio D'Amario, direttore Dipartimento Sanità, Regione Abruzzo; Roberto Ieraci, membro Gruppo di lavoro Strategie vaccinali, Regione Lazio. La tavola rotonda scientifica ha visto la partecipazione del direttore scientifico Simit, Massimo Andreoni; Andrea Mandelli, presidente Fofi; Roberto Parrella, presidente Simit; Alessandro Rossi, presidente Simg; Carlo Signorelli, presidente Nitag; Roberta Siliquini, presidente Siti; Giuseppe Tonini, delegato Aiom. La parte delle associazioni dei pazienti ha coinvolto Adriana Bonifacino, presidente Fondazione IncontraDonna; Stefano Giordani, direttore scientifico Associazione Onconauti; Anna Maria Mancuso, presidente Salute Donna; Marcella Marletta, Comitato esecutivo Favo; Giuseppe Tonini, coordinatore Comitato scientifico nazionale Lilt.

"E' importantissimo proteggere le persone fragili, soprattutto i pazienti oncologici, da alcune patologie infettive che possono intercorrere durante la malattia. Per questo abbiamo a disposizione dei vaccini estremamente efficaci e sicuri che possono ridurre in questi pazienti il rischio di ammalarsi durante il trattamento che in alcuni casi dovrebbe anche essere interrotto”, ha detto Roberta Siliquini. "Fondamentale - sottolinea - immunizzare i pazienti oncologici praticamente contro tutte le patologie, soprattutto contro quelle a diffusione respiratoria: influenza, virus respiratorio sinciziale (Rsv), Sars-CoV-2, pneumococco. Ma anche contro l'Herpes zoster, più noto come Fuoco di Sant'Antonio, che ha un vaccino efficace e sicuro contro una patologia che spesso si propone in maniera molto prorompente nei pazienti con basse difese immunitarie. Il ruolo dei clinici - rimarca la presidente Siti - è estremamente importante nel sensibilizzare verso la vaccinazione. I pazienti oncologici hanno un problema prioritario di salute, che non è quello di una possibile malattia infettiva che magari non arriva. Quindi, è fondamentale che i clinici facciano capire che è importante vaccinarsi e che un vaccino non contrasta in alcun modo la terapia che le persone stanno facendo. Gli igienisti sono a disposizione per fornire consulenze e discutere dei singoli pazienti".

I pazienti oncologici "non sempre sono consapevoli dell'importanza della vaccinazione. Molti, pur essendo in condizione di fragilità, non parlano di vaccini con il proprio specialista che deve sempre consigliare tutte le vaccinazioni: antinfluenzale, Herpes zoster, anti-pneumococco e il vaccino contro l'Rsv, il virus sinciziale respiratorio. Questi ultimi due per scongiurare polmoniti importanti, anche mortali nei soggetti fragili", ha aggiunto Giuseppe Tonini, professore ordinario di Oncologia medica e direttore Uoc di Oncologia medica presso il Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma.
"Molti pazienti non affrontano l'argomento con il proprio specialista. Ma sicuramente le nostre associazioni di volontariato, le società scientifiche o la stessa Lega italiana per la lotta ai tumori - ha sottolineato Tonini, che nella Lilt è coordinatore del comitato scientifico - stanno lavorando molto sull'informazione, arma fondamentale per fare capire che il paziente vaccinato è più in sicurezza e ha meno complicanze". E proprio la Lilt, ha concluso l'oncologo, "sta realizzando una campagna promozionale per aiutare chi ha avuto esperienza di tumori: il punto importante è la riabilitazione e cercare di mettere in sicurezza i pazienti e le loro famiglie. Facciamo corsi per caregiver e per tutti coloro che rinunciano al proprio lavoro per stare vicino e assistere un familiare malato".

"Dopo la pandemia da Covid, anche tra i malati di cancro è aumentata l'esitazione verso i vaccini. C'è una stanchezza su questo tema, comprensibile perché la popolazione è stata chiamata ad effettuare una serie di vaccinazioni. Ora è il momento di riprendere il dialogo con le categorie più a rischio. Bisogna lavorare per aumentare nei soggetti fragili conoscenza e coscienza vaccinale, attraverso informazioni in campo medico, specialistico, ma soprattutto nella comunità. E' necessario trasmettere informazioni adeguate riguardo alla possibilità di proteggere, esaltando i vantaggi della vaccinazione rispetto a quelli che possono essere invece gli svantaggi di una popolazione che, se non immunizzata, può avere serie conseguenze", evidenzia Roberto Parrella, direttore Unità operativa complessa Malattie infettive respiratorie Ospedale Cotugno di Napoli, presidente della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali). Soprattutto "gli immunodepressi e gli oncologici", ha sottolineato, sono pazienti "particolarmente a rischio di sviluppare malattie gravi, severe, che oggi possiamo prevenire attraverso degli schemi vaccinali che abbiamo a disposizione contro pneumococco, Herpes zoster", virus respiratorio sinciziale "Rsv, meningococco, senza mai trascurare la classica influenza stagionale o l'anti-Covid".

11 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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