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Terni. Via libera alla banca di staminali benedetta dal Vaticano


L'annuncio da parte della Biobanca di Terni: l’Aifa ha concesso l’autorizzazione alla produzione di cellule staminali cerebrali umane utilizzabili per terapie avanzate sull’uomo. La Sla sarà il primo obiettivo terapeutico. 

11 OTT - La notizia risale allo scorso 26 luglio. Ma soltanto venerdì scorso la Biobanca di Terni ha annunciato che l'Aifa aveva concesso (per l'appunto il 26 luglio scorso) l’autorizzazione alla produzione di cellule staminali cerebrali umane utilizzabili per terapie avanzate sull’uomo. Con questo ok la struttura ternana diventa la nona officina autorizzata in Italia alla produzione di cellule a scopo terapeutico (Guarda l’elenco completo delle cell factory autorizzate dall’Aifa). 
Quella della Biobanca ternana, tuttavia, è una storia completamente diversa dalle altre. Innanzitutto per la tipologia di cellule staminali che produrrà. Si tratta infatti delle “cellule staminali del cervello umano”, ha spiegato il direttore scientifico della struttura ternana Angelo Vescovi in un articolo pubblicato sull’Osservatore Romano. E “l'impatto che essi avranno sul modo stesso di fare medicina nell'ambito delle malattie neurodegenerative (e non solo) sono di portata enorme e inaspettata”, ha aggiunto.
Come lo stesso biologo spiegava un paio di anni or sono, “un cervello è un’orchestra e le malattie neurodegenerative non fanno altro che distruggere precisi strumenti. Ciò che intendiamo fare è introdurre cellule staminali che ricostruiscano gli strumenti rotti. Sono stati già effettuati esperimenti sugli animali, anche sui primati, e hanno dato ottimi risultati”.
Ora, con l’autorizzazione dell’Aifa, si potrà cominciare a produrre questi nuovi “farmaci” - le staminali appunto - per verificare se l’ipotesi è corretta e se questa specifica popolazione cellulare abbia le capacità terapeutiche sperate. “Di certezze non ne possiamo dare”, ha chiarito il biologo nell’articolo. “È possibile che i primi tentativi non funzionino. Sorgeranno problemi e ostacoli da sormontare. Ma la speranza è vera e sincera, ed è solo avendo il coraggio di cominciare e sormontare questi ostacoli che la speranza potrà divenire cura”.
Intanto, il primo passo è stato compiuto. Concedendo l’autorizzazione, l’Aifa ha riconosciuto che il laboratorio è “in grado di applicare le norme di buona fabbricazione dettate dalla Comunità Europea relativi alla produzione di cellule umane di grado clinico”, ha spiegato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci, intervenuto insieme al ministro della Salute Ferruccio Fazio e al direttore generale dell’Aifa Guido Rasi alla conferenza stampa in cui è stato dato l’annuncio. Tuttavia non si tratta “solo del riconoscimento di un elevato standard di qualità - gli ha fatto eco Vescovi - ma soprattutto di una tutela per i malati ai quali viene offerta la massima sicurezza nell’applicazione delle terapie”.
“Il traguardo [dell’autorizzazione] - ha proseguito infatti Garaci, che oltre all’Iss presiede anche la Fondazione Cellule staminali di Terni a cui la Biobanca fa capo - è particolarmente importante, poiché è il primo passo concreto verso la sperimentazione di Fase I di un protocollo sulla Sclerosi laterale amiotrofica che sta completando il suo iter di valutazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità”. 
Saranno 10 i pazienti che parteciperanno a questo primo trial che prevede il trapianto delle cellule staminali cerebrali nel midollo spinale del paziente per verificare la loro capacità di far regredire o almeno rallentare la patologia.
Per il futuro si prevede di allargare la sperimentazione ad almeno altre due patologie: il morbo di Tay Sachs, una malattia genetica-metabolica pediatrica e alcune forme gravemente invalidanti di sclerosi multipla. Non solo, la Biobanca si propone anche come “centro di riferimento mondiale al quale si potranno rivolgere tutti quei medici e ricercatori che, pur ritenendo di dover rapidamente procedere con nuove sperimentazione per le malattie neurologiche, non sono in grado di farlo perché non hanno cellule staminali cerebrali di grado clinico a disposizione”, ha spiegato il suo direttore scientifico. 
 
Benedetta ricerca
“Ogni traguardo che otteniamo attraverso realtà come questa per noi è soprattutto la prova che la ricerca di una strada eticamente condivisa per lottare contro le malattie è possibile. […] Non è vero che privilegiare metodi ispirati alla tutela di ogni grado della vita umana ritardi la ricerca scientifica né i suoi frutti”.
Sono le parole con cui monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e promotore della Fondazione Cellule Staminali ha benedetto l’autorizzazione concessa dall’Aifa al laboratorio Cellule staminali di Terni. 
È proprio questa la seconda peculiarità della Biobanca di Terni. “Nacque alcuni anni or sono, grazie all'interessamento convinto di un vescovo, Vincenzo Paglia, per il progetto di un laico, lo scrivente”, prosegue Vescovi sulle colonne del quotidiano del Vaticano. E da allora, l’impronta cattolica non ha abbandonato il progetto. 
La Biobanca è sostenuta dalla Fondazione Cellule Staminali che annovera tra i suoi soci fondatori, oltre all'Istituto Superiore di Sanità, la Fondazione Carit e il Comune di Terni, anche il Vescovato della città umbra. Finanziamenti importanti sono giunti inoltre dall’Associazione Neurothon, una onlus di cui lo stesso monsignor Paglia è presidente.
Tanta attenzione da parte di una fetta del mondo cattolico è dovuta alla seconda peculiarità della Biobanca ternana: è “eticamente” accettabile, dal momento che offre speranze di cura sfruttando una tecnica che non richiede la distruzione di embrioni. 
Perciò risponde pienamente alle caratteristiche necessarie per ricevere i finanziamenti di Neurothon che pone condizione imprescindibile per ottenere finanziamenti, che nei progetti di ricerca non sia previsto “l'utilizzo di cellule staminali embrionali così come il ricorso alla clonazione umana”.
Il riconoscimento dell’Aifa, secondo Vescovi, è la “conferma del fatto che la Chiesa non è in alcun modo contro la scienza e la ricerca se queste sono al servizio dell'uomo e non d'interessi particolari”. 
Ora, però, resta da dimostrare l’efficacia di questa tecnica “etica” sui malati.
 
Antonino Michienzi

11 ottobre 2010
© Riproduzione riservata

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