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Cittadinanzattiva: "Su accesso ai farmaci c'è molto da fare". Norma 100 giorni innovativi "ancora senza effetti"

di Giovanni Rodriquez

Per l'associazione accedere ai farmaci oggi è ancora "un percorso ad ostacoli". Quanto all'emendamento al decreto Fare che prevedeva per Aifa un massimo di 100 giorni per l'inserimento nel prontuario dei farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica, "dopo 6 mesi non si sono percepiti risultati". Scaccabarozzi: "Si deve ancora definire quali siano i farmaci innovativi"

14 GEN - I dati delle associazioni di pazienti e delle segnalazioni dei cittadini mostrano che accedere ai farmaci è ancora oggi un percorso ad ostacoli: costi privati, burocrazia, tempi di accesso troppo lunghi in particolare per le terapie innovative, difformità tra territori e scarso coinvolgimento delle associazioni nelle scelte che li riguardano sono le questioni più rilevanti. Questi alcuni dei temi discussi nel corso del confronto promosso da Cittadinanzattiva, con il sostegno non condizionato di Farmindustria, dal titolo “Assistenza farmaceutica: equità, accesso, partecipazione”, in corso questa mattina a Roma.
 
Alcuni esempi. Le realtà del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei Malati Cronici di Cittadinanzattiva (CnAMC) segnalano tempi eccessivamente lunghi per l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’Aifa (50%), costo dei farmaci non rimborsati dal Ssn in fascia C (44%); tempi lunghi per l’inserimento dei farmaci nei Ptor (41%), limitazioni da parte dell’Aziende ospedaliere o dalle Asl per motivi di budget ed i tempi di inserimento dei farmaci nei Prontuari regionali diversi da Regione a Regione (41%). Il 39% delle Associazioni ha inoltre riscontrato l’interruzione o il mancato accesso a terapie perché particolarmente costose. Un altro problema riguarda la discriminazione legata al luogo di residenza: il 26% segnala limitazioni derivanti dalle disposizioni delle delibere regionali rispetto a quanto definito da Aifa.
 
“L’innovazione risulta ancora frenata dalla burocrazia: serve circa un anno perché un farmaco approvato in Europa dall’Ema sia autorizzato e rimborsato in Italia, e ancora non sono noti gli effetti prodotti dall’introduzione di paletti normativi che prevedono il termine di approvazione di 100 giorni (poco più di tre mesi) per quelli di eccezionale rilevanza terapeutica”, ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. ”La burocrazia diventa ancora più complicata quando dal livello nazionale si passa ai Servizi Sanitari Regionali”, ha continuato, “che prevedono procedure e tempi completamente diversi tra loro, duplicando peraltro anche funzioni di competenza nazionale: si passa da un minimo di 200 giorni a oltre 500 per l’inserimento di farmaci nei Ptor”. In tal senso, Cittadinanzattiva ha proposto procedure d'infrazione con sanzioni economiche per quelle Regioni che non provvedano entro i termini stabiliti a rendere disponibili quei farmaci già approvati da Aifa.
Intanto i cittadini mettono mano al portafogli. Le persone affette da patologia cronica e rara spendono mediamente 650 euro annui per farmaci di fascia C e 900 euro per parafarmaci, senza considerare il fatto che nel 2012 il Rapporto Osmed ha rilevato un aumento della spesa dei cittadini per pagare i ticket sui farmaci pari al +5,2% rispetto al 2011.
 
“Mentre i cittadini sono chiamati a partecipare ai costi, la stessa cosa non possiamo dirla per le scelte nelle politiche del farmaco”, ha aottolineato Aceti. “Ad un anno dal convegno Farmaci diritto di parola, promosso dall’Aifa, con il quale si è presentata l’idea del coinvolgimento delle associazioni di cittadini e pazienti nei processi decisionali, registriamo che l’apertura alle associazioni si è limitata all’annuncio - ha proseguito il coordinatore del Tdm -. Questa criticità potrebbe essere superata guardando all’Europa, dove esistono significative esperienze di coinvolgimento e partecipazione civica di successo nell’attività regolatoria dei farmaci (Ema) e nelle scelte in sanità per uso razionale delle risorse, a partire dall’Health Technology Assessement”.
 
Aceti, poi, parlando degli "sforzi" per garantire un adeguato finanziamento del Ssn e renderlo sostenibile, ha parlato delll’ipotesi che "Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere possano trovarsi nella difficoltà di richiedere indietro le risorse economiche relative all’utilizzo di alcuni farmaci per l’anno 2012-2013. Sarebbe una beffa”. Aceti, in questo caso, fa riferimento ai farmaci per cui esistono accordi negoziali tra Stato e imprese del farmaco, e che prevedono che a fine anno le Asl e le Ao possano richiedere il rimborso di risorse economiche alle industrie farmaceutiche sulla base dei risultati reali in termini di efficacia apportati dall’uso di alcuni farmaci.
 “Il dubbio deriva dall’aver appreso oggi, anche da farmacisti ospedalieri e responsabili regionali del farmaco, che nel passaggio da un sistema informatico all’altro dei registri di monitoraggio dei farmaci si siano verificati dei problemi che hanno comportato la necessità di utilizzare schede cartacee per garantire l’accesso in via transitoria - ha aggiunto Aceti - ma che oggi rappresenterebbero un ostacolo nella quantificazione degli importi che le Asl/Ao devono recuperare dalle aziende farmaceutiche. In pratica, le aziende sanitarie non sarebbero in grado di quantificare il reale importo di quanto andrebbe richiesto. Ricordiamo però che intanto le aziende farmaceutiche hanno accantonato, come previsto dalla legge, un fondo ad hoc. Insomma, si tratta di risorse di fatto inutilizzate. Su questo chiediamo al Ministro della Salute di accertare lo stato dei fatti e nel caso procedere con i necessari provvedimenti e in tempi certi per restituire le risorse economiche alle Aziende sanitarie. La questione non è di poco conto se pensiamo che la mancanza di liquidità potrebbe incidere sui diritti dei cittadini, primo fra tutti l’accesso alle prestazioni”.
 
"Penso che sia importante far ripartire il tavolo sulla farmaceutica: doveva riunirsi sul tema della spesa ospedaliera e ancora non è stato convocato. Mi auguro che riparta prima che si arrivino a definire i ripiani e gli sforamenti". Ad auspicarlo è stato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. "Il governo, con la legge di stabilità - ha precisato Scaccabarozzi - penso abbia fatto il suo, ci aveva promesso stabilità e ha mantenuto la parola data. E non a caso sono usciti i dati Aifa sulla sperimentazione clinica, dai quali si nota che gli studi in Italia sono in aumento. E' un segnale importante, vuol dire che le aziende ci credono ancora e stanno investendo" Quanto all'emendamento Lorenzin al decreto Fare sul termine massimo di 100 giorni per Aifa per l'inserimeto nel prontuario dei farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica, Scaccabarozzi sottolinea che c'è un problema a monte: "Dobbiamo ancora definire cosa si intenda per farmaci innovativi e dunque quali possano rientrare. Auspico che i medicinali considerati innovativi in Francia o Germania possano esserlo anche qui da noi". Questo ha comportato anche uno "scarso utilizzo dei fondi per i farmaci innovativi in Italia", ha denunciato il presidente di Farmindustria, "bisogna poi dire che se il farmaco non viene riconosciuto innovativo, rientra nel tetto di spesa che, se sforato, viene ripianato dalla aziende farmaceutiche".

Proprio sulla spesa farmaceutica, ed in particolare su quella ospedaliera, Scaccabarozzi ha spiegato: "La farmaceutica ha chiuso il 2013 senza tagli, ma con una redditività sotto pressione (-20% rispetto ai Big Ue) e nei prossimi mesi le imprese faranno i conti con i pesanti payback per lo sfondamento del tetto di spesa: con costi per alcune imprese di diverse decine di milioni. In una condizione nella quale la pressione fiscale sulle imprese in Italia è più che doppia rispetto ai nostri Paesi concorrenti".
 
Infine Luigi d'Ambrosio Lettieri, capogruppo FI-Pdl in Commissione Sanità al Senato, parlando della necessità di una revisione del Titolo V, ha lanciato una provocazione: "Non capisco quale beneficio si abbia nel mantenere, nell'ambito della sanità, un comparto faramaceutico che risponda alle logiche regionali. Si restituiscano i principi di assistenza farmaceutica ad un livello di governo centrale. Non è accettabile - ha concluso - che, ad esempio, un cittadino pugliese debba aver accesso ad un farmaco 325 giorni dopo rispetto ad uno lombardo".
 
Giovanni Rodriquez

14 gennaio 2014
© Riproduzione riservata

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