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Non vedenti. Una ricerca italiana apre nuovi programmi di riabilitazione

di Viola Rita

Le persone affette da cecità congenita non comprendono la relazione spaziale tra due o più suoni provenienti da punti diversi. La scoperta italiana dell’IIT potrebbe consentire di realizzare nuovi programmi di riabilitazione motoria. Questo gruppo di ricerca coordina il progetto europeo ABBI

16 MAR - I non vedenti percepiscono meglio alcune caratteristiche dei singoli suoni, quali direzione, intensità e timbro, ma non sono in grado di distinguere la relazione spaziale tra suoni provenienti da punti diversi. A dimostrarlo i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), del Dipartimento di Robotics Brain and Cognitive Sciences dell'IIT, in collaborazione con l’Istituto David Chiossone di Genova e l’Università di Firenze. La scoperta suggerisce possibili percorsi riabilitativi dell’orientamento spaziale delle persone non vedenti tramite segnali sonori appositamente definiti.
Lo studio, intitolato Impairment of auditory spatial localization in congenitally blind human subjects, è stato pubblicato su Brain, la rivista internazionale dedicata alla neurologia dell’Università di Oxford che ha dedicato al risultato anche la copertina del numero di gennaio 2014.
ll gruppo di ricerca di Gori è coordinatore del progetto europeo ABBI per la progettazione e lo sviluppo di un dispositivo indossabile che permetta di definire e sperimentare un protocollo per la riabilitazione spaziale nel bambino con disabilità visiva a partire da 1 anno di età .
 
Il nostro cervello è in grado di distinguere la provenienza dei suoni all’interno dell’ambiente che ci circonda, oltre che degli stimoli visivi, creando una ‘mappa spaziale’ dei suoni che ci consente di orientarci nello spazio circostante e realizzare i nostri movimenti. I ricercatori hanno dimostrato che in persone con cecità congenita, l’assenza dell’informazione visiva durante i primi anni dello sviluppo altera la capacità del cervello di distinguere la relazione spaziale tra suoni emessi in successione da posizioni diverse.
I ricercatori hanno misurato le percezioni spaziali di persone adulte con cecità congenita all’interno di una stanza in cui venivano emessi suoni in posizioni diverse dello spazio. Alle persone era chiesto di valutare la distanza reciproca di tre suoni provenienti da direzioni diverse dello spazio e in sequenza.
“Nel condurre la nostra ricerca abbiamo ricreato un ambiente naturale, dove le persone non vedenti potevano ascoltare suoni di diverso tipo e provenienti da diverse fonti”, spiega la Dott.ssa Monica Gori, prima autrice dello studio, “Abbiamo scoperto che è proprio la comprensione della relazione spaziale tra i suoni, e non il singolo suono, a rappresentare un punto critico per la percezione spaziale e l’orientamento delle persone non vedenti”.
 
Le misure effettuate hanno mostrato un forte deficit di percezione spaziale, evidenziando l’incapacità del cervello di costruire una mappa dell’ambiente. I risultati sono stati verificati con un gruppo di controllo costituito da persone vedenti che hanno eseguito il compito bendate.
Quali sono le conseguenze nella capacità di orientarsi nello spazio? “L’incapacità del cervello di costruire una mappa spaziale influisce negativamente sulla capacità di orientamento delle persone con disabilità visiva, limitando la loro mobilità e interazione con l’ambiente circostante” commenta il Prof. Giulio Sandini, direttore del dipartimento di Robotics, Brain and Cognitive Sciences di IIT. “Questo risultato è in forte accordo con altri studi che abbiamo condotto negli anni, i quali dimostrano come la calibrazione tra i sensi avvenga durante lo sviluppo, agendo sulla plasticità del cervello. Tali studi ci stanno guidando nello sviluppo di nuove tecnologie per la riabilitazione di persone con disabilità sensoriali”.
Il risultato della ricerca, dunque, apre una nuova prospettiva per mettere a punto programmi di riabilitazione attraverso il suono, diretti al miglioramento della capacità di movimento e di deambulazione di bambini e adulti con disabilità visiva.
 
Viola Rita

16 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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