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Tumore della mammella ‘triplo negativo’: buoni risultati con la terapia anti-staminali

di Maria Rita Montebelli

Frutto della ricerca italiana, il reparixin ha dato prova di essere un trattamento sicuro e ben tollerato anche per lunghi periodi, in associazione alla chemioterapia, in uno studio di fase Ib, i cui risultati sono stati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium, in corso negli Stati Uniti.

13 DIC - E’ un’altra buona notizia per il trattamento dei tumori della mammella ‘tripli negativi’, quelli gravati dalla prognosi peggiore, e viene dalla ricerca italiana. Riguarda infatti i risultati di uno studio di fase Ib, condotto  in alcuni centri degli Stati Uniti con reparixin, messo a punto dall’italiana Dompé. Il nuovo farmaco, somministrato in associazione al paclitaxel, uno dei chemioterapici più utilizzati per questa forma tumorale, che rappresenta il 12-17% di tutti i tumori della mammella, è risultato sicuro, ben tollerato e non ha mostrato interferenze farmacologiche con la chemioterapia.
 
Lo studio, coordinato da Anne Schott, professoressa di medicina interna presso l’Università del Michigan, è stato presentato in questi giorni al San Antonio Breast Cancer Symposium, in corso negli Stati Uniti. Il reparixin, che è diretto contro le cellule staminali del cancro,  è stato somministrato a pazienti con tumore della mammella HER-2 negativo in fase metastatica (ma senza localizzazioni cerebrali), che non dovevano aver ricevuto più di tre cicli di chemioterapia in precedenza. Tre i gruppi di trattamento, con tre dosaggi diversi di reparixin (rispettivamente 400 mg o 800 mg o 1200 mg ), associato ad un dosaggio fisso di paclitaxel (80 mg/m2).
 
Il profilo di sicurezza e la tollerabilità dell’associazione reparixin-pacitaxel sono risultati estremamente soddisfacenti e hanno permesso a molte pazienti di proseguire il trattamento con reparixin, che viene somministrato in formulazione orale, per oltre 6 mesi. La presenza di cellule staminali tumorali è risultata ridotta e una significativa percentuale di pazienti ha mostrato risposte cliniche nel trattamento a lungo termine, anche se lo studio non era disegnato per valutare l’efficacia del nuovo farmaco.
 
“I risultati di questo studio – sostiene Anne Schott – sono molto incoraggianti per lo sviluppo futuro di reparixin. Questa molecola infatti ha come bersaglio un recettore (CXCR1/2) espresso dalle cellule staminali tumorali, che hanno la capacità di riprodursi senza essere significativamente colpite dalla chemioterapia standard. E’ dunque molto importante che il reparixin possa essere somministrato, anche per lunghi periodi, in associazione alla chemioterapia, in tutta sicurezza”.
 
Il reparixin, un inibitore orale di CXCR1/2 tiene a bada lo sviluppo delle cellule staminali del tumore della mammella e forse anche di altre neoplasie; inoltre modifica il microambiente che ne permette lo sviluppo. Le cellule staminali rappresentano delle vere e proprie roccaforti del tumore e spesso risultano inattaccabili dalle terapie tradizionali, dando dunque luogo a nuove cellule tumorali pronte ad aumentare la massa della neoplasia e a dare metastasi a distanza.
 
Maria Rita Montebelli

13 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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