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Cancro della vescica: disponibile in Italia un nuovo chemioterapico


Vinflunina ha dimostrato di essere efficace dove le cure standard hanno fallito. Il cancro della vescica, in Italia, è il quarto tumore per frequenza nei maschi. Colpisce quasi 20 mila persone l’anno uccidendone 5 mila.

08 APR - Colpisce 100 mila persone ogni anno in Europa ed è responsabile di circa 40 mila decessi. In Italia, secondo i dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRT), il cancro della vescica risulta al 4° posto in termini di frequenza fra i maschi, con il 9% del totale delle diagnosi tumorali, mentre nelle donne è all’11° posto con il 2,7%. In termini di mortalità rappresenta il 4,5% del totale dei decessi causati da neoplasie negli uomini e l’1,7% nelle donne. Percentuali che significano 16 mila nuovi casi diagnosticati ogni anno tra i maschi e di circa 3 mila tra le femmine, con una mortalità complessiva di oltre 5 mila persone.
Per queste persone è disponibile ora un nuovo chemioterapico - vinflunina - che ha dimostrato di essere efficace dove le cure standard hanno fallito. “Vinflunina è il primo farmaco che abbia dimostrato reali benefici clinici nelle persone colpite da tumore alla vescica in progressione da una precedente chemioterapia”, ha detto Joquim Bellmunt, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell’ospedale universitario “Hospital del Mar” di Barcellona, coordinatore degli studi clinici europei che hanno portato alla registrazione del nuovo chemioterapico. “È, infatti, l’unico farmaco che abbia sinora mostrato di allungare la vita di questi pazienti”, ha aggiunto.
Il trattamento tempestivo della malattia migliora la prognosi e, a seconda della gravità, esistono diverse terapie raccomandate, tanto è vero che la mortalità da tumore della vescica è in costante riduzione nel corso degli anni.
Purtroppo, il carcinoma della vescica in fase avanzata o metastatico rimane associato a una prognosi infausta. “In caso di malattia localmente avanzata o metastatica è necessario un trattamento chemioterapico e, da diversi anni, lo standard è rappresentato da una combinazione contenente sali di platino. Purtroppo anche con la migliore chemioterapia il controllo della malattia e dei sintomi a essa correlati raramente supera l’ anno e l’uso di altri farmaci chemioterapici non ha dimostrato finora maggiori benefici ”, ha spiegato Enrico Cortesi, Primario del reparto di Oncologia B del Policlinico Umberto I di Roma, in occasione della Conferenza Nazionale AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) sui “Tumori urologici”, che si è aperta oggi a Torino.
Secondo i risultati degli studi, vinflunina in monoterapia prolunga la sopravvivenza dei pazienti di oltre 2,5 mesi, rispetto al trattamento con sola terapia di supporto. Inoltre, il nuovo chemioterapico produce benefici significativi, oltre che sul controllo della malattia, anche sulla conservazione della qualità di vita del paziente.
Il farmaco - che agisce inibendo l’azione dei microtubuli, specifiche strutture coinvolte nei processi di moltiplicazione delle cellule cancerose, “rappresenta una reale opportunità nel trattamento clinico di queste forme di tumore uroteliale particolarmente serie e per le quali a oggi le possibilità terapeutiche erano insufficienti”, ha concluso Cortesi. 

08 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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