Quotidiano on line
di informazione sanitaria
19 MAGGIO 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Antiaggreganti. Dopo la PCI riceve prescrizioni inappropriate 1 paziente su 15

di David Doulgas

In un articolo pubblicato da Circulation: Cardiovascular Quality, un gruppo di ricercatori statunitensi ha rilevato che, secondo i dati del registro nazionale del Veteran Affairs, più del 6% dei pazienti che si sottopongono ad intervento coronarico percutaneo (PCI) riceve prescrizioni di farmaci antipiastrinici controindicati durante o dopo la procedura.

13 GIU - (Reuters Health) - Geoffrey D. Barnes e colleghi hanno indagato l’appropriatezza delle terapie anticoagulanti negli interventi coronarici PCI d’urgenza, prendendo in considerazione i dati presenti nel registro nazionale del Veteran Affairs. E sono riusciti a dimostrare che effettivamente gli errori nell’impiego degli aggreganti piastrinici durante e dopo la PCI sono comuni. E questo comporta complicanze gravi come eventi maggiori di sanguinamento. In alcuni casi, per esempio, i pazienti che hanno avuto un precedente ictus potrebbero ricevere una prescrizione di prasugrel, nonostante esista una controindicazione assoluta riportata in etichetta. In altri casi i pazienti con cirrosi ricevono una prescrizione di ticagrelor e in altri ancora i pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale in emodialisi, ricevono eptifibatide.
 
I risultati
Per questa verifica, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi a più di 64.000 pazienti sottoposti a PCI tra il 2007 e il 2013. Di questi, il 17,6% ha avuto una controindicazione ad un farmaco antiaggregante comune e il 6,5% di questi ha effettivamente ricevuto un farmaco controindicato. Dapprima nel complesso si è evidenziato che l’uso di uno qualsiasi dei farmaci controindicati era associato ad un aumento sia del sanguinamento che della mortalità a 30 giorni. Inoltre, dopo aggiustamento dei dati, l’uso di abciximab controindicato nei pazienti con trombocitopenia, è rimasto associato ad aumento significativo del sanguinamento (hazard ratio, 2.23). E questo si è verificato nel caso di pazienti con precedente ictus (HR, 1.93).
 
I ricercatori fanno notare, tuttavia, che l’associazione con la mortalità a 30 giorni non era significativa, dopo aggiustamento dei dati, probabilmente a causa della dimensione del campione di pazienti sottoposti all’uso di farmaci controindicati che ha limitato la capacità dell’inferenza statistica. Infine, i ricercatori sottolineano l’attuale disponibilità di alternative sicure. Per esempio, al momento della dimissione, clopidogrel o ticagrelor possono essere utilizzati al posto di prasugrel come terapia antiaggregante nei pazienti con pregresso ictus.

Fonte: Circ Cardiovasc Qual Outcomes 2016

David Doulgas

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

13 giugno 2016
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy