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Tumore del polmone: scende in campo la genetica


L’impiego di farmaci a target molecolare ha prodotto un cambio di paradigma nel trattamento dei tumori del polmone non a piccole cellule. Poter selezionare il farmaco giusto per il paziente giusto ha già consentito importanti progressi per la qualità di vita dei pazienti.

22 GIU - “L’approccio terapeutico al tumore del polmone ha subito un decisivo progresso negli ultimi anni. Fino agli anni Novanta, il trattamento era stabilito prevalentemente sulla base delle caratteristiche cliniche del paziente: l’età, le condizioni generali, il numero delle eventuali metastasi. In una fase successiva si è cominciato a differenziare il trattamento per grandi gruppi di pazienti, sulla base del tipo istologico dei tumori non a piccole cellule. Oggi finalmente, la scelta terapeutica può tener conto anche delle informazioni sulle caratteristiche genetico-molecolari del tumore. È un passaggio molto importante, perché abbiamo elementi in più per impostare un trattamento sempre più personalizzato”.
Così Filippo de Marinis, direttore dell’unità operativa di Pneumologia Oncologica dell’Ospedale “S. Camillo e Forlanini” di Roma ha descritto l’evoluzione che il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule ha compiuto negli ultimi anni. L’occasione è il 13° Congresso Nazionale GOIM-Gruppo Oncologico Italia Meridionale, che, dopo quattro giorni, si chiude oggi a Bari.
Questa evoluzione è stata resa possibile sia dalla disponibilità di marker specifici per precise mutazioni genetiche, sia da nuovi farmaci come gefitinib che “ha, di fatto, sbloccato la situazione di relativo stallo in cui versava la terapia del tumore polmonare non a piccole cellule”.
L’analisi genetico-molecolare, infatti, - come già avvenuto per altre forme tumorali - consente oggi di determinare in quali pazienti il tumore abbia subito una specifica mutazione, nello specifico quella che rende permanentemente attiva la frazione tirosinkinasica del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). E quest’informazione, che può essere ottenuta con un semplice test di biologia molecolare, consente all’oncologo di sapere se quel paziente risponderà alla terapia con gefitinib, che inibisce proprio la EGFR-tk.
Il risultato è maggiore efficacia del trattamento e ridotti effetti collaterali.
“Una volta identificati - ha aggiunto de Marinis - i pazienti con mutazione attivante della frazione tirosino-kinasica dell’EGFR possono oggi ricevere questo farmaco, direttamente in prima linea, cioè al momento della diagnosi. Ciò consente di aumentare la risposta obiettiva al trattamento, di raddoppiare la sopravvivenza libera da progressione della malattia (PFS), diminuendo in pari tempo la tossicità legata al trattamento e consentendo una palliazione più rapida ed efficace dei sintomi rispetto alla chemioterapia. Quindi, globalmente, l’inibitore della EGFR-tk, nei pazienti con mutazione attivante, induce una migliore qualità della vita relativa al trattamento”, ha dichiarato.
Rendere questo approccio effettivo nella pratica clinica quotidiana, attraverso la valutazione sistematica dello stato mutazionale del EGFR in tutti i pazienti, è quindi oggi l’obiettivo prioritario.
“Il futuro è sfruttare al meglio le opportunità terapeutiche offerte da gefitinib, grazie alla tempestiva e più estesa individuazione dei pazienti che se ne possono giovare”, ha affermato De Marinis. “Oggi, noi possiamo sapere se il tumore presenta le caratteristiche giuste per rispondere alla terapia in circa il 50% dei pazienti, perché la determinazione dello stato mutazionale del recettore EGFR-tk può essere effettuata soltanto a partire da un prelievo bioptico. Quando saremo in grado di compiere questo test direttamente sul plasma del paziente, raddoppieremo il numero di ammalati a cui potremo offrire il trattamento con questo importante farmaco. È comunque estremamente importante già oggi far sì che tutti i pazienti che possono avvalersi del trattamento con gefitinib possano riceverlo subito, in prima linea, senza inutili attese dovute a problemi organizzativi o logistici”, ha concluso. 

22 giugno 2011
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