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Autismo e vaccini. Corte d'Appello: “Nessun nesso dimostrato tra patologia e somministrazione vaccinale”


Accolto il ricorso del Ministero della Salute contro la sentenza del Giudice del lavoro del Tribunale di Salerno che aveva riconosciuto nella somministrazione dei vaccini la causa dell'autismo di cui il piccolo Marco Reverchon era affetto. Accolte le conclusioni del Ctu, per il quale fattori genetici e prenatali giocano un ruolo importante nel determinismo dei disordini autistici. "La relazione tra vaccini ed autismo non è supportata da risultati di studi seri e credibili". LA SENTENZA

30 GIU - "Non vi sono evidenze che dimostrino una correlazione causale tra le vaccinazioni obbligatorie e la sindrome autistica". Questa la conclusione con cui la Corte d'Appello di Salerno ha accolto il ricorso del Ministero della Salute contro la sentenza del Giudice del lavoro del Tribunale di Salerno che aveva riconosciuto, in primo grado, proprio nella somministrazione dei vaccini la causa dell'autismo di cui il piccolo Marco Reverchon era affetto. 
 
I giudici d'appello hanno dunque accolto le conclusioni del Ctu, Michele Lupo, in merito alla inconsistenza delle tesi che sostengono l’esistenza di un presunto nesso causale tra vaccini ed autismo. In altri termini, partendo dal rilievo che non si conoscono le cause dell’autismo, nessuna ipotesi potrebbe essere teoricamente esclusa. Tuttavia, i risultati delle ricerche menzionate nella relazione peritale assegnano sempre di più a fattori genetici e prenatali un ruolo importante nel determinismo dei disordini autistici. Ne consegue che, allo stato, "quanti ammettono la possibilità di un rapporto causale tra vaccini ed autismo non sono in grado di supportare l’asserto con i risultati di studi altrettanto seri e credibili", si legge nella sentenza.
 
Per il Ctu, il criterio cronologico tra la somministrazione dei vaccini e l'insorgenza del disturbo autistico "non è rilevante per la ragione che l’autismo si evidenzia clinicamente nei primi anni di vita e, quindi, proprio nell’età in cui si praticano le vaccinazioni obbligatorie, con la conseguenza che potrebbe esservi una mera coincidenza temporale tra esordio della malattia e calendario vaccinale".
 
Inoltre, l’ipotesi della insorgenza di una encefalopatia post-vaccinica nel bambino "non è documentata né vi è traccia di tale evenienza in anamnesi e, comunque, i rari casi rilevati di encefalite ed encefalomielite post-vaccinica si sono manifestati con quadri clinici acuti accompagnati da eclatanti sintomi neurologici, assenti nella fattispecie".
 
Nella relazione del Ctu viene anche evidenziato come la possibile correlazione tra MMR ed Autismo "è stata esclusa da numerosi studi condotti in vari paesi sicchè la possibilità che i vaccini abbiano causato al Reverchon un danno encefalico risulta in contrasto con le conoscenze scientifiche attuali e con le posizioni degli esperti maggiormente accreditati". 
 
Lupo, inoltre, ha ricordato come i primi riferimenti al dedotto nesso causale si rinvengono in uno studio che si è rivelato "frutto di una mistificazione".
 
Quanto al ruolo svolto dal Thimerosal nella patogenesi delle encefalopatie post-vacciniche comportanti insorgenza di autismo, il Consulente ha evidenziato, senza essere smentito, che gli studi specificamente condotti sulla problematica non hanno confermato la tesi: 
a) lo studio Nelson e Bauman del 2003, in particolare, ha rilevato che: non sono stati registrati aumenti dei casi di autismo presso le popolazioni nelle quali si era verificata una intossicazione da mercurio; nessun rischio di aumento dell’autismo è stato rilevato presso popolazioni esposte a piccole dosi per lunghi periodi in conseguenza di una dieta a base di pesce;
 
b) uno studio effettuato negli anni 2003 e 2004 ha evidenziato che l’incidenza dell’autismo è stata la stessa tra i bambini che avevano assunto Thimerosal e bambini che erano stati vaccinati senza l’uso di questo componente;
 
c) il passaggio dell’etilmercurio contenuto nei vaccini è più difficoltoso rispetto a quello del metilmercurio sicchè, a parità di livelli di assunzione, la concentrazione di etilmercurio a livello cerebrale risulta inferiore.
 
Il Consulente, poi, nel replicare alle osservazioni del CTP, ha evidenziato che, anche laddove venisse pienamente dimostrata una condizione di “iper responder”, l’argomento "resterebbe privo di pregio poiché non è mai stato dimostrato che una tale condizione svolga un ruolo nella patogenesi dell’Autismo".
 
Infine, nella sentenza si sottolinea come  consulenti di parte non siano stati coerenti nella individuazione dei vaccini ritenuti responsabili della patologia dedotta, avendo incluso anche quello antimorbillo che in altra sede era stato escluso.
 
Giovanni Rodriquez

30 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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