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Ondate di calore killer: entro fine secolo, ogni anno 700 morti per milione di abitanti  nel sud dell’Europa

di Maria Rita Montebelli

Entro fine secolo saranno 351 milioni i cittadini europei esposti alle conseguenze di eventi climatici estremi e la mortalità annua correlata a questi eventi  aumenterà di 50 volte rispetto all’attuale se non si intraprenderanno misure correttive di policy ambientale, ma anche personali (condizionamento, coibentazione delle case).  Continuando di questo passo, in Europa, due cittadini su 3 saranno esposti ai rischi comportati da eventi climatici. L’allarme in un articolo pubblicato su Lancet Planetary Health

05 AGO - Sembra proprio che le principali testate internazionali si siano messe tutte d’accordo quest’estate per pubblicare articoli apparentemente del genere ‘catastrofico’, ma in realtà basati su dati ineccepibilmente scientifici, relativi al clima e al riscaldamento globale. E si spera che i grandi della terra o chi per loro inidulgano in queste buone letture e ne vengano conseguentemente illuminati.
 
Dopo l’articolo pubblicato qualche giorno fa su Nature, è oggi la volta di Lancet Planetary Health che ospita un’analisi effettuata dallo European Commission Joint Research Centre con finanziamenti della Comunità Europea.
 
Il messaggio, nella sua drammaticità, è molto chiaro: entro la fine di questo secolo, cioè entro il 2100, due europei su tre subiranno le conseguenze di ‘disastri correlati al clima’. Una stima questa fatta partendo dall’assunto che da qui ad allora non dovesse esserci alcuna riduzione delle emissioni ‘serra’ e nessun miglioramento nelle politiche mirate a ridurre l’impatto di eventi climatici estremi (tecnologie mediche, aria condizionata, isolamento termico nelle case).
 
Gli autori dello studio stimano un aumento dei decessi  correlati a disastri climatici in Europa di oltre 50 volte rispetto a quelli attuali; si passerebbe cioè dai 3.000 morti l’anno, registrati tra il 1981 e il 2010 a 152.000 decessi l’anno tra il 2017 e il 2100.
E il numero di europei  esposti ai rischi comportati da questi eventiè destinato a passare dall’attuale 1 su 20 (cioè 25 milioni) a 2 su 3 (cioè 351 milioni) verso fine secolo.
 
Lo studio ha preso in considerazione le conseguenze delle tipologie più dannose di disastri climatici(ondate di calore, ondate di freddo, incendi boschivi, siccità, inondazioni da fiumi e dalle coste, tempeste di vento) relative a 28 nazioni europee, Svizzera, Norvegia e Islanda.
 
 
 
“I cambiamenti climatici sono una delle principali minacce alla salute umana del XXI secolo – esordisce il dottor Giovanni Forzieri, European Commission Joint Research Centre, Italia – e i rischi correlati al clima saranno sempre più importanti.  A meno che non si intervenga con decisione sul riscaldamento globale e si adottino misure appropriate, 350 milioni di cittadini europei saranno esposti ai rischi di eventi climatici estremi  entro la fine di questo secolo”.
 
I ricercatori sono giunti a queste conclusioni analizzando 2.300 eventi disastrosi verificatisi tra il 1981 e il 2010 e partendo da questi hanno calcolato delle proiezioni basate sulla progressione dei cambiamenti climatici, unitamente alla possibilità di aumento demografico e di ondate migratorie.
 
Secondo gli autori, i pericoli principali verranno dalle ondate di calore, che sono il più letale dei disastri correlati al tempo meteorologico, e che rappresenteranno la causa del 99% di tutti i decessi correlati al clima in futuro (su un totale di 151.500 morti l’anno dal 2071 in poi).
Previsto anche un aumento dei decessi per inondazioni costali (da 6 morti l’anno all’inizio del secolo a 233 l’anno entro la fine di questo secolo).
 
Per contro, non si assisterà ad un importante aumento di decessi correlabile agli altri disastri naturali esaminati (incendi boschivi, esondazioni di fiumi, siccità e tempeste di vento), anche se alcune nazioni ne saranno più colpite di altre. Le ondate di freddo poi sono destinate a diminuire come risultato del riscaldamento globale, ma l’effetto di questa riduzione non sarà tale da compensare la mortalità per le altre cause.
 
Il previsto aumento di ondate di calore e siccità si farà sentire soprattutto neiPaesi del sud Europa, dove sarà virtualmente la totalità della popolazione a farne le spese, al costo di 700 decessi per milione di abitanti, l’anno. Per contro, solo un abitante su tre nei Paesi del nord Europa sarà esposto a disastri climatici con un conseguente tasso di mortalità di 3 decessi per milione di abitanti.
 
Alla luce di queste previsioni appare dunque vitale, per il bene delle future generazioni, far rispettare gli accordi sul clima siglati a Parigi nel 2015. Ma serve impegnarsi anche a livello personale: più aria condizionata e isolamento termico nelle case, minor utilizzo delle macchine.
 
“Questo studio – conclude Forzieri - vuole offrire un contributo all’attuale dibattito sulla necessità di intervenire urgentemente sui cambiamenti climatici per minimizzarne le conseguenze. I sostanziali aumenti di rischio prospettati dagli insulti climatici agli esseri umani, causati dal riscaldamento globale, incremento demografico e urbanizzazione, sottolineano la necessità di stringenti politiche a questi indirizzate allo scopo di minimizzare gli effetti futuri delle condizioni climatiche estreme sulle vite umane”.
 
 Maria Rita Montebelli

05 agosto 2017
© Riproduzione riservata

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